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Lifestyle

Ma se loro vanno in vacanza e io no, sono proprio un fallito?

In conclusione, l’estate mette alla prova la generazione paranoia, spingendo a confrontarsi costantemente con gli altri. Riconoscere questo meccanismo e limitare l’uso dei social media può aiutare a vivere in modo più sereno e appagante, godendosi le proprie vacanze senza cadere nella trappola del confronto.

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    Ce chi le fa e chi non le fa. La vacanza estiva è un momento fondamentale per confrontarsi con gli altri. Siamo tutti curiosi di capire dove andranno in vacanza i nostri amici e anche quelli che amici non sono, come vicini di casa, colleghi. Abbiamo spesso il sospetto che agli altri capitino cose belle e a noi no. Mai, o quasi. E proprio nel confronto continuo su tutto lo scibile nascono le paranoie. Un vero e proprio disturbo psichico che – qualcuno dice per colpa dei social media – coinvolge sempre di più le generazioni più esposte ai commenti e al potere dei like: i Millennial e la Generazione Z.

    La “generazione paranoia” che mette tutto a confronto, pure le vacanze estive

    Fare paragoni con gli altri è un istinto che l’essere umano si porta dietro dalla preistoria. Ma se c’è un momento dell’anno in cui il paragone si trasforma in paranoia è quello delle vacanze estive. Tutti sembrano potersi permettere una vacanza migliore, più lussuosa e più esotica della nostra, lasciando chi resta a casa con un senso di inadeguatezza. Quasi un fallimento. Nei Paesi anglofoni hanno coniato un termine per descrivere questo stato d’animo: “conparanoid“, una combinazione di “confrontation” e “paranoid“.

    Millennial e Gen Z, i più colpiti dalla paranoia del confronto

    L’estate è un periodo critico per i Millennial e la Gen Z, che soffrono maggiormente il confronto con gli altri. È il momento dell’anno in cui si fa il bilancio dei successi personali e professionali, spesso misurati attraverso la capacità di permettersi vacanze da sogno. I social media amplificano questo fenomeno, mostrando costantemente immagini di spiagge paradisiache e destinazioni esotiche, alimentando il senso di inferiorità di chi non può permettersi lo stesso lusso. Tra barche a vela, sculettamenti e aperitivi mentre tramonta il sol la nella playa

    La cultura del successo e la tossicità dei social

    Alla base di questa paranoia c’è la cultura del successo, che spinge a misurare il valore personale attraverso il possesso di beni materiali e la possibilità di fare vacanze costose. I social media giocano un ruolo chiave in questo, normalizzando il confronto continuo e rendendo difficile riconoscere che le vite perfette mostrate online non sono rappresentative della realtà.

    L’impulso primordiale del confronto sociale

    Il confronto sociale è un impulso primordiale, presente anche nel regno animale. Gli esseri umani, tuttavia, hanno portato questo istinto a un livello estremo. Lo stress derivante dal percepirsi come inferiori può causare un aumento del cortisolo e un senso di minaccia, che nei tempi antichi serviva per ritirarsi in sicurezza, ma oggi alimenta ansia e depressione.

    Il ruolo dei social media sulla salute mentale

    Psychology Today consiglia di limitare l’uso dei social media per ridurre la paranoia da confronto. Studi dimostrano che l’abbandono dei social porta a un aumento della soddisfazione di vita e delle emozioni positive. Tuttavia, rompere il ciclo dello scrolling infinito è più facile a dirsi che a farsi, specialmente per chi è abituato a un flusso costante di immagini e informazioni.

    Affrontare l’ansia da confronto

    Il primo passo per affrontare l’ansia da confronto è riconoscere che esiste. Disagio e invidia non sono causati da ciò che fanno gli altri, ma sono meccanismi autonomi del cervello. Imparare a gestire questi sentimenti è essenziale per la propria sicurezza e il proprio benessere.

      Curiosità

      Non si uccidono così anche i cavalli? Nel Medioevo…

      Uno studio svela dettagli inediti sui rituali funerari dei popoli baltici, ma evidenzia anche l’influenza e le capacità dei Vichinghi nella regione. Le imbarcazioni vichinghe, agili e veloci, permisero il trasporto di cavalli lungo tratte considerevoli, dimostrando una rete commerciale e culturale complessa e avanzata per l’epoca.

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        Durante il Medioevo nella zona baltica durante i rituali funerari era usanza, come simbolo di opulenza e connessione con gli spiriti delle divinità vikinghe, sotterrare insieme ai defunti anche i cavalli. Vivi.

        Giovane con manto bianco e di origine nordica

        Questo macabro rituale funerario, infatti, prevedeva la sepoltura viva di cavalli insieme ai defunti. Un gesto che rappresentava un’ultima, solenne dimostrazione di ricchezza. Fino a tempi recenti, si pensava che i cavalli utilizzati per questi sacrifici fossero locali. Ovvero di proprietà del defunto stesso. E invece no. Un recente studio pubblicato su Science Advances e coordinato dagli archeologi dell’Università di Cardiff, ha rivelato che molti di questi animali provenivano da paesi vichinghi, portati via mare.

        Come siamo arrivati a questa scoperta

        Gli archeologi hanno analizzato lo smalto dei denti degli equini rinvenuti in varie sepolture baltiche per studiare le variazioni dell’elemento stronzio, il quale può indicare l’origine geografica degli animali. I risultati hanno mostrato che fino all’800 d.C. i destrieri erano locali. Tuttavia, dall’800 in poi, l’analisi ha indicato che alcuni cavalli provenivano da regioni lontane, come la Finlandia e la Scandinavia centrale. Questo cambiamento coincide con l’era vichinga, quando le abilità nautiche dei Vichinghi permisero il trasporto su lunghe distanze.

        Il motivo del rituale

        Negli ultimi 150 anni, migliaia di sepolture di uomini e cavalli sono state scoperte tra Lettonia, Lituania, Polonia e Russia, risalenti a un periodo compreso tra l’anno zero e il 1200 circa. I cavalli venivano sacrificati giovani, tra i 3 e i 5 anni, e sepolti interi o smembrati accanto ai loro proprietari, spesso guerrieri riccamente adornati. Le modalità di sepoltura variavano. In alcuni casi, i cavalli venivano costretti ad inginocchiarsi sotto pesanti pietre, mentre in altri venivano posizionati in modo da sembrare che stessero galoppando verso il centro della Terra.

        Tutti simboli di potere

        L’analisi del DNA ha dimostrato che non c’era una preferenza per il sesso dei cavalli sacrificati, ma il colore del pelo era significativo. I cavalli bianchi erano particolarmente ricercati, simboli di prestigio e opulenza. Importare cavalli da lontano, nonostante la disponibilità di animali locali, era una dimostrazione delle risorse economiche del defunto e delle sue connessioni sociali estese.

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          Cucina

          Il polpettone: tradizione e gusto a ogni boccone!

          Nato come piatto di recupero per utilizzare gli avanzi di carne e pane, si è evoluto in un simbolo di convivialità e sapore familiare. Ogni regione d’Italia vanta la propria versione, arricchita da ingredienti tipici locali, ma la base resta sempre la carne.

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            Il polpettone offre infinite possibilità di personalizzazione. Può essere farcito con formaggi filanti, uova sode o verdure grigliate per creare strati di sapore e consistenze diverse. Inoltre, si può sperimentare con diverse tipologie di carne o creare versioni vegetariane usando legumi e cereali.

            Polpettone di pollo con piselli e prosciutto
            Ingredienti
            500 g di pollo macinato
            100 g di prosciutto cotto a fettine sfilacciate
            100 g di piselli precotti
            1 uovo
            50 g di pangrattato
            50 g di parmigiano grattugiato
            Un pezzetto di aglio tritato
            2 cucchiai di prezzemolo tritato
            Olio extravergine di oliva q.b.
            Sale e pepe q.b.

            Procedimento

            In una ciotola capiente, unisci il pollo macinato, il prosciutto cotto, i piselli, l’uovo, il pangrattato, il parmigiano, il prezzemolo e l’aglio. Mescola bene con le mani o con un cucchiaio di legno fino a ottenere un composto omogeneo. Aggiusta di sale e pepe.

            Su un foglio di carta da forno, versa l’impasto e modellalo in forma di cilindro, compattandolo bene. Avvolgi il polpettone nella carta da forno, sigillando bene i bordi. Cuoci in forno a 175 gradi per circa 30 minuti. Dopo 30 minuti, apri la carta da forno e spennella il polpettone con un po’ di olio d’oliva. Continua la cottura per altri 20-30 minuti, o fino a quando il polpettone è ben dorato e cotto internamente.

            Una volta cotto, lascia riposare il polpettone per 10 minuti prima di affettarlo. Questo aiuta a mantenere la forma e permette ai succhi di redistribuirsi.

            Taglia il polpettone a fette e servi caldo, accompagnato da contorni a piacere come purè di patate, insalata mista o verdure grigliate.

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              Moda

              Elisabetta Canalis incanta Los Angeles in total black: diva in ecopelle

              Elisabetta Canalis, icona di stile e convinta animalista, conquista la scena a Los Angeles con un abito corsetto in ecopelle che esalta la sua silhouette perfetta. L’abito monospalla, dal costo di 895 euro, è abbinato a pumps nere e occhiali cat-eye, per un look sofisticato e grintoso

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                Elisabetta Canalis continua a dettare legge in fatto di stile, anche sotto il sole californiano di settembre. La showgirl, che vive ormai stabilmente a Los Angeles, ha recentemente sfoggiato un look total black che non è passato inosservato. In barba al cambio di stagione che inizia a farsi sentire in Italia, Elisabetta si gode le temperature ancora alte della California, vestendo un tubino in ecopelle firmato Violante Nessi, giovane designer italiana che ha fondato il suo brand nel 2015.

                L’abito, un midi monospalla dal taglio corsetto, incarna perfettamente la filosofia animalista della Canalis: niente pelle vera, ma solo ecopelle per esaltare una silhouette tonica e asciutta. Questo capo, il Voena Dress, realizzato a mano nell’atelier del brand, rappresenta l’unione ideale tra eleganza e sostenibilità, e viene venduto a 895 euro sul sito del marchio.

                A completare il look dark chic di Elisabetta ci sono un paio di pumps nere con dettagli metallici sulla punta, che aggiungono un tocco aggressivo ma raffinato al suo outfit. Non potevano mancare gli occhiali da sole tartarugati modello cat-eye, firmati Huma Eyewear, un accessorio che strizza l’occhio alle tendenze revival di fine anni Novanta, disponibile al prezzo di 260 euro.

                Elisabetta, che ha trascorso l’estate tra la Sardegna e la Sicilia, è pronta a tornare in Italia non solo in televisione con Tilt-Tieni il tempo, ma anche al cinema con il film Come far litigare mamma e papà, in uscita l’11 settembre. Nel frattempo, continua a incantare con il suo stile inconfondibile, dimostrando ancora una volta che, quando si tratta di moda, sa sempre come fare centro.

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