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Tata a domicilio: tra cuore e portafoglio la babysitter si fa strada nelle famiglie italiane

Il profilo delle babysitter in Italia è quello di giovani donne italiane, spesso studentesse, ma c’è un’apertura crescente verso persone più anziane e di origine straniera.

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    Ammettiamolo quasi tutti abbiamo utilizzato almeno una volta come babysitter, la figlia della vicina di casa, la sorella di una amica o la cugina della sorella. Per carità tutte persone conosciute, di fiducia che abbiamo liquidato con qualche decina di euro. Le babysitter sono una risorsa essenziale per milioni di famiglie, quando scuole e asili chiudono, quando abbiamo un bimbo piccolo in casa e siamo costretti a lasciarlo per andare a lavorare. Oppure per una serata di svago una pausa di qualche ora fuori casa. Secondo le ultime rilevazioni Inps, in Italia ci sarebbero quasi 300 mila babysitter, ma solo una su tre (il 36%) lavora con un contratto regolare, come emerge da una ricerca condotta da Nuova Collaborazione e dall’istituto SWG. Le collaborazioni informali e saltuarie risultano ancora prevalenti.

    Solo il 36% è in regola

    La scarsa contrattualizzazione si spiega con la natura personale del rapporto, spesso basato su conoscenze dirette, o con il limitato numero di ore di lavoro richieste. Tuttavia, quando il servizio diventa più continuativo, la percentuale di babysitter assunte con contratto sale al 63%.

    Quali sono le competenze richieste a una babysitter

    Secondo il vicepresidente dell’associazione Nuova Collaborazione nonostante l’importanza di questa figura, il lavoro delle babysitter non è ancora adeguatamente riconosciuto. Le famiglie, dal canto loro, richiedono sempre più competenze specializzate. Come per esempio la capacità di prestare primo soccorso e la conoscenza della lingua inglese, a dimostrazione della crescente professionalizzazione di questo ruolo.

    Costi, orari e lavoro “in nero”

    Il costo medio per una babysitter si aggira tra 250 e 370 euro al mese. La spesa varia a seconda della tipologia di collaborazione. Un contratto regolare comporta un costo medio di 380 euro al mese, mentre per rapporti informali il costo si attesta intorno ai 368 euro. Chi non regolarizza il rapporto tende a pagare circa 50 centesimi in più all’ora, con una retribuzione media “in nero” di 10,22 euro contro i 9,71 euro per chi viene assunto con contratto.

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