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Giovani, intelligenza artificiale e recessione cognitiva: perché l’Italia rischia di restare indietro

Mentre AI e algoritmi ridisegnano il mondo del lavoro, cresce la preoccupazione per il declino cognitivo nei Paesi avanzati. L’Italia si scopre fragile: giovani che non crescono mentalmente dopo l’adolescenza e una classe dirigente incapace di valorizzare le nuove energie.

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    mazon, negli Stati Uniti, usa già l’intelligenza artificiale per i primi tre colloqui di lavoro. Ma non è tutto: anche i candidati si fanno aiutare dalla stessa AI per rispondere. Risultato? Due intelligenze artificiali si parlano tramite un essere umano, che forse farà un lavoro che presto sarà svolto da una terza AI. Nel frattempo, Amazon cerca di bloccare chi usa trucchi per sembrare più preparato. Sembra una scena da commedia futuristica, ma è la realtà. E racconta molto di noi.

    A raccontare ancora di più, però, è l’ultimo studio dell’Ocse: tra il 2012 e il 2023 le capacità cognitive degli adulti sono calate nei 31 Paesi più sviluppati, in particolare la comprensione di un testo scritto. In Italia, un terzo della popolazione adulta non riesce a orientarsi in un paragrafo appena articolato. Siamo quartultimi nelle competenze numeriche, penultimi nel problem solving.

    A colpire è l’aumento delle diseguaglianze cognitive: peggiorano soprattutto i meno istruiti, chi viene da famiglie fragili o ha solo un diploma. In Italia la forbice si apre perché mancano vere élite cognitive. I figli di genitori colti non vanno molto meglio degli altri. Il livello generale è basso e si livella verso il basso.

    E mentre in altri Paesi le capacità mentali crescono fino ai 30 anni, in Italia si fermano già nella tarda adolescenza. Dopo, il declino è continuo. Colpa di un sistema che non stimola, non premia il merito, non offre modelli organizzativi solidi. I giovani migliori vanno via, attratti da Paesi dove possono crescere.

    Intanto, i social network diventano la fonte principale di informazione. Ma al posto di educare alla complessità, premiano la distrazione. Notifiche, video brevi, fake news: tutto è pensato per attrarre, non per far capire. L’AI può aiutare, certo, ma se gestita senza visione rischia di spegnere la mente, non di potenziarla.

    Alcuni Paesi reagiscono: l’Australia vieta i social ai minori di 16 anni. In Cina si insegna programmazione già alle elementari. E in Italia? Il dibattito sembra ancora assente. Eppure i dati Ocse sono chiari: la nostra crescita mentale si blocca presto e chi potrebbe invertire la rotta emigra.

    Abbiamo urgente bisogno di investire in educazione, innovazione e attenzione. O rischiamo di diventare una società che sa tutto, ma non capisce più niente.

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