Viaggi
Il treno più lento d’Europa (e perché sempre più persone vogliono salirci)
Dimenticate l’alta velocità: il lusso del futuro si misura in chilometri orari. Sempre più turisti scelgono tratte ferroviarie dimenticate dove il tempo si dilata, i finestrini non sono schermi e ogni stazione è un invito a fermarsi. Il culto del viaggio lento parte dai binari, e conquista anche i più impazienti.

C’è un treno in Svizzera che per percorrere 291 chilometri impiega più di otto ore. Lo chiamano il Glacier Express, ma l’ironia è evidente: express non lo è affatto. In compenso, attraversa 91 tunnel, 291 ponti e alcune delle valli alpine più spettacolari del continente. E oggi, sorprendentemente, è sold out per mesi. Perché se una volta si correva per arrivare prima, oggi il vero privilegio è poter rallentare.
Il turismo ferroviario lento sta vivendo una nuova primavera. Dalle Highlands scozzesi ai Balcani, passando per la Svezia, la Grecia e l’Italia, cresce il numero di viaggiatori che preferiscono una carrozza scricchiolante a un volo low-cost, un finestrino aperto a una notifica sul cellulare. Non si tratta solo di nostalgia. È un modo diverso di viaggiare: più consapevole, più sensoriale, più umano.
In Italia l’esempio più affascinante è forse la Transiberiana d’Italia: 129 chilometri tra Abruzzo e Molise, a una media di 30 km/h. Vagoni d’epoca, sedili in legno, neve d’inverno e pascoli d’estate. Nessun wi-fi, ma la certezza che ogni curva offra qualcosa da guardare. “La cosa più bella è sentire il treno respirare”, racconta un passeggero abituale. “Qui non si ha fretta. Si ascolta il paesaggio”.
Un tempo il treno era simbolo di progresso, oggi diventa rifugio dall’eccesso. Le compagnie lo hanno capito e stanno investendo: la Grecia ha riattivato la tratta Peloponneso-Kalavryta con una locomotiva storica; in Portogallo è tornata la Linha do Douro, lungo i vigneti patrimonio Unesco. E poi c’è la mitica Inlandsbanan svedese, 1300 chilometri da Mora a Gällivare tra renne, fiordi e silenzi infiniti.
Il fascino è anche ambientale: viaggiare in treno riduce l’impatto di carbonio fino al 90% rispetto all’aereo. Ma il vero cambiamento è culturale. “Siamo cresciuti nell’idea che lento sia sinonimo di inefficiente. Ora iniziamo a capire che lento è spesso sinonimo di profondo”, spiega un esperto di turismo sostenibile. “Non si viaggia più solo per arrivare: si viaggia per esserci”.
E così si prenotano tour in vagoni vintage, si scrivono blog su binari dimenticati, si girano documentari interamente girati da un finestrino. Le immagini scorrono piano, ma lasciano un segno. In un mondo che misura tutto in prestazioni, il treno lento è un atto di resistenza poetica. Il tempo si allunga, l’anima respira.
Il prossimo passo? I treni a vapore per viaggi sensoriali, quelli notturni con vagoni-cinema, e forse (perché no) il ritorno del biglietto cartaceo, da conservare come ricordo. In fondo, viaggiare lentamente non è tornare indietro. È scegliere da che parte andare.
INSTAGRAM.COM/LACITYMAG
Viaggi
Alla scoperta dei canyon del Raganello: il cuore selvaggio della Calabria
Nel Parco Nazionale del Pollino, tra Civita e la Sila, si nasconde uno dei segreti meglio custoditi della Calabria: un itinerario ad anello tra le gole del Raganello che unisce natura estrema, storia e avventura. Il periodo perfetto per scoprirlo? Proprio adesso

Se esiste un luogo in Italia dove la natura riesce a farsi selvaggia, solenne e sorprendentemente poetica allo stesso tempo, quello è il canyon del Raganello. Un gioiello incastonato tra le pareti calcaree del Parco Nazionale del Pollino, al confine tra Calabria e Basilicata, che in primavera si trasforma in una tavolozza di colori, profumi e suoni.
Le Gole del Raganello si estendono per oltre 17 chilometri, da San Lorenzo Bellizzi fino a Civita, affacciandosi su uno dei panorami più spettacolari dell’intero Mezzogiorno. Qui l’acqua ha scolpito nei millenni una gola profonda, scavando passaggi tortuosi tra le rocce, creando cascate, pozze cristalline e anfratti che sembrano usciti da un romanzo di avventura.
L’itinerario più suggestivo è quello che parte dal borgo arbereshe di Civita, uno dei “Borghi più belli d’Italia”, noto per le sue case con comignoli antropomorfi e per la sua ospitalità autentica. Da qui, si snoda un sentiero ad anello di circa 4 chilometri, accessibile a escursionisti di media esperienza. Il percorso attraversa boschi, costeggia burroni e regala viste mozzafiato sul canyon sottostante, fino a raggiungere il leggendario Ponte del Diavolo.
Costruito in epoca medievale, sospeso a 30 metri d’altezza, il ponte è protagonista di una leggenda popolare secondo la quale fu edificato dal diavolo in persona in cambio dell’anima del primo che l’avrebbe attraversato. Ma gli abitanti, più furbi del demonio, ci mandarono un cane. Oggi il ponte è uno dei luoghi più fotografati della zona.
La primavera è senza dubbio il periodo migliore per esplorare il Raganello. Le piogge dell’inverno alimentano i torrenti, la vegetazione esplode in un verde brillante e l’aria è pungente ma non gelida. Si consigliano scarpe da trekking, una buona scorta d’acqua e, se possibile, una guida locale, in grado di raccontare anche la storia geologica e culturale di questo angolo straordinario della Calabria.
Il canyon può essere esplorato anche nella sua parte più estrema, con escursioni in forra guidate da speleologi e canyonisti professionisti. Ma per chi preferisce la contemplazione alla scalata, basta affacciarsi da uno dei belvedere sopra Civita per restare senza fiato.
Le Gole del Raganello non sono solo un luogo da visitare: sono un’esperienza da vivere con lentezza. E primavera, con la sua luce dorata e i sentieri fioriti, è il momento ideale per farlo. Un viaggio tra natura, mito e silenzio, in uno dei luoghi più autentici del Sud Italia.
Viaggi
Viaggio nel silenzio: i migliori retreat per chi vuole staccare davvero
Monasteri, agriturismi isolati, rifugi immersi nei boschi: la nuova frontiera del turismo è il ritiro dal mondo. Tra yoga, meditazione e silenzio, per ritrovare se stessi lontano dal caos

Dimenticate le file al check-in, le foto con hashtag, le corse ai musei o i selfie in spiaggia. Oggi la vera tendenza del turismo è il silenzio. Sempre più persone scelgono di trascorrere le ferie lontani da tutto, staccando la spina in luoghi dove il cellulare non prende, il wi-fi non c’è e l’unico rumore è quello del vento tra gli alberi.
Sono i retreat del silenzio, o silent retreat, e in Italia stanno spuntando come funghi. Dai monasteri benedettini dell’Umbria agli agriturismi isolati dell’Appennino, dai rifugi alpini trasformati in centri di meditazione ai centri yoga in Maremma, l’offerta è varia ma l’obiettivo comune: tornare all’essenziale.
Qui si riscopre il valore del tempo lento. Si mangia in silenzio, si cammina a piedi scalzi, si dorme in stanze spartane senza televisione. Alcuni retreat prevedono giornate intere senza parlare. Altri includono sessioni guidate di mindfulness, yoga, alimentazione consapevole.
È un modo per fare detox non solo digitale, ma emotivo e mentale. Perché spesso il rumore più assordante è quello che portiamo dentro.
I benefici sono reali. Riduzione dello stress, miglioramento della concentrazione, più energia e consapevolezza. E al ritorno, il mondo sembra meno aggressivo, i problemi più piccoli, la connessione con se stessi più profonda.
E se il silenzio spaventa, basta iniziare con un weekend. O anche solo una giornata in un centro vicino casa. Il turismo del silenzio non è fuga, ma riconquista. Di spazio, di tempo, di senso.
Viaggi
Ristoranti con vista? Sì, ma sotto il mare: la moda dei locali subacquei
Dalle Maldive alla Norvegia, cresce la tendenza dei ristoranti subacquei: si mangia circondati da pesci tropicali o squali, a metri di profondità. Ma tra lusso, scenografia e sostenibilità, il format divide.

Cena a lume di candela… tra i coralli. Oppure tartare di tonno con vista squali. È l’esperienza offerta dai ristoranti subacquei, sempre più diffusi tra resort di lusso e capitali del turismo. L’idea è semplice: costruire strutture in vetro rinforzato a qualche metro sotto il livello del mare e servire piatti gourmet mentre i clienti ammirano murene e mante. Un sogno per molti, una provocazione per altri.

Tra i più noti c’è Under, in Norvegia: un cubo di cemento semi-affondato nell’Oceano Atlantico, dove si mangia a cinque metri di profondità. Alle Maldive, il Ithaa è stato il primo al mondo a offrire cene tra i pesci tropicali, con coperti limitati e un dress code elegantissimo (ma senza scarpe).

Il fascino è indiscutibile, ma le polemiche non mancano. C’è chi accusa questi locali di sfruttare ambienti delicatissimi per fini commerciali, e chi teme l’impatto ambientale delle strutture. Altri, più pragmaticamente, storcono il naso davanti ai prezzi: una cena per due può superare i 600 euro.

Eppure, la moda cresce. Forse perché il mare ci affascina, forse perché Instagram vuole il suo tributo. O forse perché, almeno lì sotto, lontani da suonerie e stress, si può vivere l’illusione perfetta: quella di essere davvero in un altro mondo.

-
Gossip1 anno fa
Elisabetta Canalis, che Sex bomb! è suo il primo topless del 2024 (GALLERY SENZA CENSURA!)
-
Cronaca Nera8 mesi fa
Bossetti è innocente? Ecco tutti i lati deboli dell’accusa
-
Speciale Olimpiadi 20248 mesi fa
Fact checking su Imane Khelif, la pugile al centro delle polemiche. Davvero è trans?
-
Sex and La City11 mesi fa
Dick Rating: che voto mi dai se te lo posto?
-
Speciale Grande Fratello6 mesi fa
Helena Prestes, chi è la concorrente vip del Grande Fratello? Età, carriera, vita privata e curiosità
-
Speciale Grande Fratello6 mesi fa
Shaila del Grande Fratello: balzi da “Gatta” nei programmi Mediaset
-
Gossip10 mesi fa
È crisi tra Stefano Rosso e Francesca Chillemi? Colpa di Can?
-
Moda e modi8 mesi fa
L’estate senza trucco di Belén Rodriguez