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Cinema

Timothée Chalamet e Demi Moore trionfano alla premiazione dei SAG Awards 2025

Una serata di celebrazioni e conferme per il cinema e la televisione, quella che ha visto l’assegnazione degli Screen Actors Guild Awards 2025 a Los Angeles. Premiando le migliori interpretazioni dell’anno nel cinema e nella televisione, in una edizione che ha visto brillare Timothée Chalamet e Demi Moore, vincitori dei premi come miglior attore e attrice protagonista. Tuttavia, a raccogliere i riconoscimenti non sono stati solo i due attori: numerosi premi sono stati assegnati ai migliori non protagonisti, agli ensemble e persino alle squadre di stunt.

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    Due le pellicole sulla bocca di tutti: A Complete Unknown e The Substance. Sono state loro a dominare i premi losangelini. Nel settore cinematografico, il miglior attore protagonista è stato Timothée Chalamet per la sua interpretazione inei panni di Bob Dylan, mentre Demi Moore ha conquistato il premio come miglior attrice protagonista per The Substance.

    Un premio al cast tutto di Conclave

    Tra i non protagonisti, hanno trionfato Kieran Culkin (A Real Pain) e Zoe Saldaña (Emilia Pérez), confermando il grande successo delle loro performance. Il miglior cast corale è stato quello di Conclave, sottolineando l’importanza della chimica tra gli attori per la riuscita di un film.

    Un’anticipazione dei prossimi Oscar?

    Gli SAG Awards rappresentano spesso un preludio agli Oscar, ma quest’anno la competizione sarà articolarmente accesa. Se le vittorie di Culkin e Saldaña potrebbero trasformarsi in premi dell’Academy, il percorso per Chalamet e Moore sarà meno scontato, data la forte concorrenza nella categoria dei protagonisti.

    Serie TV: Trionfano Shōgun e Only Murders in the Building

    Anche il mondo della televisione ha avuto i suoi grandi protagonisti. Colin Farrell è stato premiato per la sua interpretazione in The Penguin, mentre Jessica Gunning ha ricevuto il riconoscimento per Baby Reindeer. Per quanto riguarda le serie drama, i migliori attori sono stati Hiroyuki Sanada e Anna Sawai per Shōgun, mentre nella categoria comedy hanno vinto Martin Short (Only Murders in the Building) e Jean Smart (Hacks). I migliori ensemble sono stati proprio quelli di Shōgun (drama) e Only Murders in the Building (comedy), a dimostrazione del successo di queste due produzioni.

    Stunt e premi speciali: Jane Fonda icona del cinema

    Non solo attori e cast: anche gli stunt hanno avuto il loro momento di gloria. The Fall Guy ha vinto il premio per le migliori acrobazie nel cinema, mentre Shōgun ha trionfato nella stessa categoria per la televisione. Un momento toccante della serata è stato il premio alla carriera per Jane Fonda, che a 87 anni ha ricevuto una standing ovation. Nel suo discorso, ha ribadito l’importanza dell’empatia nella recitazione e nella vita, con una riflessione sul significato di “woke”: “Significa solo che ti importa delle altre persone”.

    2024, annata di grande qualità

    Come ogni anno, i SAG Awards sono considerati un indicatore per gli Oscar, che si terranno il 2 marzo 2025. Mentre alcuni vincitori sembrano ormai lanciati verso l’Academy Award, altri dovranno affrontare una dura competizione. Sarà interessante vedere quali di questi attori riusciranno a portare a casa la prestigiosa statuetta dorata. Nel frattempo, questa edizione dei SAG Awards ha confermato la varietà e la qualità delle performance del 2024, dimostrando ancora una volta che il talento, sia nel cinema che nella televisione, non manca mai di sorprendere.

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      Cinema

      Alvaro Vitali: dal successo di Pierino alla depressione, rinato grazie all’amore

      Alvaro Vitali rappresenta una figura unica nel panorama cinematografico italiano. Dalla collaborazione con Fellini al successo di Pierino, fino alla sua lotta contro la depressione, la sua storia è quella di un artista che ha vissuto tutte le sfaccettature della carriera attoriale. Oggi, grazie all’amore e alla determinazione, continua a essere un simbolo della comicità italiana, amato da generazioni di spettatori.

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        Vitali, icona del cinema italiano, ha lasciato un segno indelebile nel panorama cinematografico, grazie a interpretazioni che hanno fatto la storia della commedia anni ’80. Dopo un’incredibile carriera iniziata sotto l’ala di Federico Fellini, l’attore ha vissuto momenti difficili, segnati dall’assenza di ruoli e dalla conseguente depressione. Ma oggi racconta la sua rinascita grazie all’amore di sua moglie, Stefania Corona.

        L’Incontro con Federico Fellini

        Tutto ebbe inizio per caso. Vitali, allora un giovane elettricista, venne a sapere di un provino per un film di Federico Fellini. “Alvà, cercano un ragazzetto minuto per un film, vieni?”, gli disse un amico. Il provino si tenne a Cinecittà, nello Studio 5. Tra una folla di aspiranti attori, Vitali si distinse per la sua spontaneità. Quando Fellini chiese chi sapesse imitare il verso del merlo, Alvaro si lanciò in un’interpretazione esilarante. Il regista non ebbe dubbi: lo scelse per il film. Da quel momento, la collaborazione tra i due si consolidò con quattro pellicole, culminando in Amarcord.

        Il Passaggio alla Commedia degli Anni ’80

        Dopo l’esperienza con Fellini, Vitali trovò fortuna nel genere comico. Nel 1974, ottenne una piccola parte in La poliziotta di Steno, dove il suo talento comico non passò inosservato. Il produttore Luciano Martino, impressionato dalla sua capacità di far ridere, lo segnalò alla Medusa. Da quel momento, la sua carriera prese il volo.

        La Nascita di Pierino, icona della commedia all’italiana

        Il vero punto di svolta arrivò con il personaggio di Pierino. L’idea nacque quasi per caso: la Medusa cercava un’idea per un nuovo film, e il regista Marino Girolami suggerì di portare sullo schermo le celebri barzellette su Pierino, scegliendo Vitali come protagonista. Quando uscì Pierino contro tutti, nessuno credeva nel successo del film, tanto che rischiò di non essere completato. Ma il pubblico reagì con entusiasmo: le sale si riempirono e il film divenne un cult, dando vita a una saga indimenticabile.

        Il Declino: dieci anni di oblio

        Dopo il successo degli anni ’80, la carriera di Vitali subì una battuta d’arresto. “Ho passato dieci anni fermo, senza ruoli, senza opportunità”, racconta. Il teatro non riusciva a dargli la stessa soddisfazione del cinema, che per lui era una passione viscerale: “Fellini diceva che nelle mie vene non scorre sangue, ma pellicola”. Il dolore per l’esclusione dal mondo dello spettacolo lo portò a chiudersi in sé stesso, rifiutando contatti con amici e colleghi. La depressione prese il sopravvento, rendendo quegli anni particolarmente difficili.

        Devo dire grazie alla mia Stefania

        A salvarlo da quel tunnel buio fu l’amore. L’incontro con Stefania Corona gli restituì la voglia di vivere e di tornare a sorridere. Grazie al suo sostegno, Vitali ha ritrovato la luce e, sebbene il cinema non gli abbia mai garantito una ricchezza economica, oggi si sente un uomo fortunato: “A mia nonna dicevo sempre: ‘Adesso possiamo mangiare l’abbacchio tutti i giorni'”.

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          Cinema

          A giugno esce il docufilm che svela i segreti dell’Albertone nazionale

          Il 28 giugno arriva nei cinema Alberto Sordi secret, il primo docufilm dedicato alla vita privata del grande attore romano. Diretto e sceneggiato dal cugino Igor Righetti, il film ci porta dietro le quinte dell’esistenza di Sordi, tra aneddoti inediti, testimonianze esclusive e una narrazione cinematografica che emozionerà gli spettatori. Scopriamo cosa ci aspetta in questa pellicola unica.

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            Un compleanno speciale: il prossimo 15 giugno Alberto Sordi avrebbe spento 104 candeline. Per celebrare il suo ricordo, il 28 giugno arriverà nelle sale Alberto Sordi secret, il primo docufilm che svela dettagli inediti della sua vita privata. Un omaggio all’”Albertone nazionale” che, nonostante la sua popolarità, è sempre stato estremamente riservato sulla sua sfera personale.

            Dietro le quinte di un mito: il lavoro di Igor Righetti

            Il film è tratto dall’omonimo libro di Igor Righetti, giornalista e cugino dell’attore, che ha voluto raccogliere i ricordi di famiglia per offrire un ritratto autentico di Sordi. Attraverso interviste esclusive e immagini mai viste prima, il docufilm getta nuova luce su un artista che ha segnato la storia del cinema italiano.

            Dove tutto ha avuto inizio: i luoghi di Alberto Sordi

            Il viaggio cinematografico ripercorre alcuni dei luoghi più significativi per Sordi: Roma, con le sue strade e quartieri iconici, il parco archeologico di Ostia Antica, Castiglioncello, Narni, Fabriano e persino la Repubblica di San Marino. Un percorso emozionante che permette di rivivere le tappe più importanti della sua esistenza.

            Testimonianze d’eccezione: amici, parenti e colleghi raccontano

            Il docufilm raccoglie le voci di chi ha conosciuto Sordi da vicino, tra cui il regista Pupi Avati, Rosanna Vaudetti, la nipote di Totò Elena De Curtis e il fotografo Rino Barillari. Un mosaico di racconti che ci restituisce un ritratto inedito dell’attore, lontano dai riflettori e dalle scene.

            Cinema e realtà: la ricostruzione della sua giovinezza

            Oltre alla parte documentaristica, il film include sequenze in bianco e nero che ricostruiscono l’infanzia e l’adolescenza di Sordi negli anni ’20 e ’30. Un cast d’eccezione, tra cui Enzo Salvi, Fioretta Mari, Maurizio Mattioli ed Emanuela Aureli, dà vita a scene che raccontano il giovane Alberto alle prese con il sogno del cinema.

            Un progetto indipendente, senza filtri

            Senza alcun contributo pubblico, il film si distingue per la sua indipendenza e per la volontà di restituire un Sordi autentico, lontano dai cliché. Igor Righetti racconta di aver attinto ai ricordi di famiglia per dipingere un ritratto veritiero e commovente del grande attore.

            Imperdibile per i fan

            Alberto Sordi secret non è solo un film, ma un’esperienza che permette di conoscere il lato più intimo di un uomo che ha fatto la storia del cinema italiano. Tra emozioni, risate e rivelazioni sorprendenti, il docufilm rappresenta un appuntamento imperdibile per tutti gli appassionati dell’iconico Albertone.

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              Cinema

              Siamo tutti un po’ Fantozzi: il mito del ragionier Ugo e l’Italia a tavola

              Un viaggio tra birra gelata, frittatona e tortellini alla panna: il cibo nella saga di Fantozzi come specchio dell’italiano medio.
              A cinquant’anni dall’uscita del primo film della saga di Fantozzi, il personaggio nato dalla penna e dall’interpretazione di Paolo Villaggio continua a rappresentare uno spaccato dell’italiano medio, con tutte le sue contraddizioni, ambizioni e tragicomiche vicissitudini.

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                Tra le scene iconiche che hanno reso celebre il ragioniere più sfortunato d’Italia, quelle legate al cibo sono certamente tra le più memorabili, in grado di esprimere usi e costumi di un’epoca passata ma ancora radicata nell’immaginario collettivo.

                Il cibo fantozziano: simbolo di un’Italia che fu

                Dalla frittatona di cipolle consumata in mutande davanti alla TV con birra ghiacciata e rutto libero ai tortellini annegati nella panna del veglione di Capodanno, il cibo nella saga di Fantozzi racconta con ironia la quotidianità dell’italiano medio tra gli anni ’70 e ’80. Villaggio ha saputo rappresentare in modo grottesco il dualismo tra il cibo casalingo e le esperienze gastronomiche fuori casa, spesso segnate da frustrazione e disastri annunciati.

                L’incubo dell’alta società

                Uno degli episodi più emblematici della saga è la cena nella villa della contessa Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare, ne Il Secondo Tragico Fantozzi (1976). Qui il ragioniere si scontra con le ferree regole del galateo, affrontando un’incomprensibile mise en place e cibi raffinati ma ingestibili, come il famigerato tordo inghiottito intero. Il contrasto tra la goffaggine del protagonista e l’eccessivo formalismo dell’alta società genera una comicità irresistibile e senza tempo.

                Dalla trattoria al ristorante giapponese: disastri annunciati

                Fantozzi è l’eroe della sconfitta anche in ambito gastronomico. Quando finalmente riesce a invitare la signorina Silvani a cena, prima viene malmenato per un parcheggio sbagliato davanti alla trattoria Gigi il Troione, poi si ritrova in un ristorante giapponese dove, complice un tragico equivoco, il cagnolino della donna finisce nel menù. Una comicità oggi irripetibile, che fotografa un’Italia ancora poco avvezza alla cucina etnica e alle sue usanze.

                La dieta come tortura e i piaceri proibiti

                Altro momento indimenticabile è quello della clinica dimagrante del sadico professor Birkermaier, dove Fantozzi è condannato a osservare gli altri abbuffarsi mentre lui deve restare a digiuno. Tra le polpette di Bavaria e il vino della valle del Reno, il paradosso del benessere negato – l’indimenticabile “Tu mangia?!?” – diventa il simbolo della dieta vista come un’ingiustizia sociale più che come una scelta salutista.

                Cibo e truffe: l’arte dell’imbroglio italiano

                Non manca nella saga una critica feroce alle piccole truffe quotidiane legate al cibo. Memorabile è la scena del cestino cena comprato alla stazione nel film Fantozzi contro tutti (1980): per novemila lire, il ragioniere riceve un’ala di pollo secca, posate di plastica e una mela marcia. L’italiano medio, speranzoso e ingenuo, si scontra con la dura realtà della fregatura dietro l’angolo.

                L’eredità gastronomica

                A distanza di cinquant’anni, le scene di Fantozzi legate al cibo restano impresse nella memoria collettiva, ispirando ancora oggi cene tematiche e discussioni sui social. La sua figura continua a rappresentare il ritratto tragicomico di un’Italia che si destreggia tra speranze e delusioni, tra sogni di benessere e la cruda realtà del quotidiano. Perché, in fondo… ammettiamolo: siamo tutti un po’ Ugo Fantozzi. E allora brindiamo a questa sana e consapevole ammissione, naturalmente con una Peroni ghiacciata!

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