Cinema
Tragedia in mare, sbranato da uno squalo: muore il famoso attore de “I Pirati dei Caraibi”
Tamayo Perry, noto surfista e attore, è stato vittima di un attacco mortale al largo di Goat Island, Oahu. La comunità di Hollywood e del surf è in lutto.
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In una tragica svolta degli eventi, Tamayo Perry, famoso surfista e attore noto per il suo ruolo in “Pirati dei Caraibi: Oltre i confini del mare”, è morto sbranato da uno squalo domenica 23 giugno. L’incidente è avvenuto al largo di Goat Island, una popolare destinazione per i surfisti situata vicino a Laie, Oahu, Hawaii.
I servizi medici di emergenza di Honolulu hanno confermato che il corpo di Perry è stato ritrovato sulla spiaggia con segni evidenti di morsi di squalo. Perry stava praticando surf, una delle sue grandi passioni, quando l’incidente è avvenuto. I bagnini locali, utilizzando moto d’acqua, sono riusciti a portarlo a riva, ma purtroppo non c’è stato nulla da fare. Le autorità hanno subito innalzato segnali di pericolo per avvertire il pubblico della presenza di squali nella zona, invitando tutti a stare fuori dall’acqua.
La morte di Tamayo Perry ha scosso profondamente la comunità locale e il mondo del surf. Kurt Lager, capo ad interim della sicurezza oceanica, ha rilasciato una dichiarazione in cui esprime il suo cordoglio per la perdita: “Tamayo Perry era un bagnino amato da tutti, molto conosciuto sulla North Shore, e un surfista professionista di fama internazionale. La sua personalità era contagiosa e, per quanto la gente lo amasse, lui amava ancora di più tutti gli altri. Le nostre più sentite condoglianze vanno alla famiglia di Tamayo.”
Anche il sindaco di Honolulu, Rick Blangiardi, ha espresso il suo dolore per la scomparsa, descrivendola come una “tragica perdita”. Ha elogiato Perry come un “leggendario marinaio e un membro rispettato del nostro team per la sicurezza oceanica,” sottolineando l’importanza del suo contributo alla comunità locale. Blangiardi ha inoltre chiesto che i fan rispettino il desiderio di privacy della famiglia di Perry in questo momento difficile.
La famiglia di Tamayo ha richiesto riservatezza mentre piange la perdita del loro caro. La comunità si è stretta attorno a loro, offrendo supporto e condividendo ricordi di Perry come una persona appassionata e generosa, tanto amata per il suo spirito vivace e il suo amore per il mare.
La tragica scomparsa di Tamayo Perry serve anche come monito sulla potenza e l’imprevedibilità della natura. Gli esperti sottolineano l’importanza di rispettare l’habitat marino e prendere precauzioni adeguate quando si esplorano le aree frequentate da predatori marini.
Cinema
Vi raccontiamo come nacquero i Blues Brothers
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Una coppia inconfondibile, a partire dagli occhiali neri, il completo, la cravattina sottile… e poi le movenze: i Blues Brothers appartengono di diritto all’immaginario collettivo degli anni ’80 e oltre.
Nel 1978 il loro escordio in tv
Le origini risalgono alla passione di Dan Aykroyd per il blues e di John Belushi per il punk rock. Due tendenze musicali apparentemente lontane che troveranno in seguito una sintesi. Il 22 aprile 1978, durante una delle tre puntate condotte dal comico Steve Martin dello show più visto della televisione americana, il Saturday Night Live, Dan Aykroyd e John Belushi esordiscono nei panni dei Blues Brothers eseguendo live Hey Bartender, un brano del 1955 di Floyd Dixon.
Un film leggendario
Nascono così due personaggi destinati a diventare un fenomeno della cultura pop e della musica. Due anni dopo il regista John Landis trasforma lo sketch in un film, The Blues Brothers che esce il 20 giugno del 1980, guadagna 115 milioni di dollari (era costato 27,5 milioni, dieci in più del budget iniziale previsto). La pellicola entra a pieno titolo nella storia del cinema e contribuisce a rilanciare un intero genere musicale.
Uno spot per la scena blues e soul
Grazie alle strambe avventure di Jack e Elwood, «in missione per conto di Dio», il pubblico entrerà in contatto con alcune leggende del blues e del soul. Come Aretha Franklin, Cab Calloway, Ray Charles e John Lee Hooker, oltre ai membri della house band della Stax Records che accompagneranno Belushi e Aykroyd in tour negli USA immediatamente dopo l’uscita del film.
Che ci fanno insieme un bluesman bianco e un punk?
Le origini dei Blues Brothers, dicevamo, risalgono alla passione di Aykroyd per il blues. Che frequentava assiduamente il club Le Hibou a Ottawa, meta fissa dei tour di tutti i grandi bluesman americani. Quando lascia la scuola per inseguire il sogno di diventare attore, Aykroyd inizia anche a suonare l’armonica. John Belushi invece viene dal punk rock, cresciuto nei locali underground di Chicago. A New York ha anche suonato la batteria con i Dead Boys nel 1978 (sostituendo il batterista della band, Johnny Blitz, che era stato accoltellato). Sarà proprio Dan Aykroyd a far scoprire a John Belushi il blues («Sei di Chicago, non puoi non conoscere il blues» sembra che gli abbia detto). Sempre Aykroyd prende ispirazione da alcuni dei suoi artisti preferiti: i passi di danza di Jack e Elwood sono quelli di Sam & Dave, cappello e occhiali neri vengono presi in prestito da John Lee Hooker.
Cinema
Inside Out, record di sempre al botteghino
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Sono bastati due soli fine settimana di permanenza nella sale: Inside Out, il film di animazione frutto della co-produzione fra Pixar Animation Studios e Walt Disney Pictures, ha raggiunto quasi i 30 milioni di euro. E sembra che non abbia nessuna intenzione di chiudere qui!
Incasso storico per l’Italia
Si tratta, ad oggi, del film d’animazione con il più alto incasso della storia in Italia. Fra i più attesi dell’anno, ha fatto registrare un incasso record e code davanti ai cinema, con bambini impazienti di gustarselo, magari davanti ad un secchiello di pop corn.
Piace a tutti
Tra l’altro, aspetto tutt’altro che scontato, si tratta di una produzione che concilia il giudizio del pubblico – osannante – con quello della critica. Da sottolineare che un altro blockbuster come C’è ancora domani di Paola Cortellesi ha impiegato 50 giorni per raggiungere questo risultato, alla produzione animata esattamente la metà del tempo!
Il plot
La trama potrebbe apparire un po’ complicata… ma non lo è. All’interno della mente di Riley Andersen, una 11enne del Minnesota, vivono e lavorano cinque emozioni: Gioia, che garantisce la felicità alla ragazza; Disgusto, che si assicura che Riley non venga contaminata fisicamente e socialmente; Paura, che tiene Riley lontana dai pericoli; Rabbia, che impedisce che Riley subisca ingiustizie; Tristezza, il cui scopo inizialmente non è chiaro. Le cinque emozioni dirigono la mente della ragazza all’interno di un quartier generale, agendo su una console piena di comandi. Ogni volta che Riley fa qualcosa, un’emozione agisce e nasce un ricordo, dall’aspetto di una piccola sfera del colore dell’emozione legata ad esso. Il resto… lo scoprirete guardando il film!
Come sono fatte le nostre emozioni
La Pixar cominciò a parlare del film già nel “lontano” 2011: «Dal regista Pete Docter arriva un nuovo film che esplora un mondo che tutti conosciamo, ma che nessuno ha mai visto: la mente umana». Ciascun personaggio che rappresenta un’emozione è stato creato attraverso consulti con psicologi e realizzato con uno specifico aspetto. Gioia ha le sembianze di una stella, Tristezza ricorda una lacrima, Rabbia assomiglia ad un mattone, Paura appare come un nervo e Disgusto fa tornare alla mente un broccolo (uno dei cibi che Riley odia maggiormente).
Il valore educativo di quello che potrebbe sembrare un semplice cartoon
Si tratta di un lavoro con un alto valore educativo, anche se utilizza il linguaggio divertente e colorato dei cartoni animati. In grado di trasmettere l’utilità della tristezza: un sentimento che va accettato e manifestato senza vergogna, in quanto esprimendosi liberamente quando si è tristi si può tornare a essere felici. Il film sta trainando tutto il botteghino, in Italia e anche all’estero. Nella nostra penisola, il valore del box office dell’ultimo weekend è stato di 8.001.877 euro, + 76,7% rispetto al periodo analogo del 2023. All’epoca non c’era la concomitanza degli Europei e l’offerta in sala comprendeva titoli come Indiana Jones e il quadrante del destino ed Elemental.
Cinema
La Marvel ha perso la sua magia? A guardare i risultati si direbbe proprio di sì
La nuova fase del Marvel Cinematic Universe è un flop, tra film e serie TV che non entusiasmano più il pubblico.
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Fino a qualche anno fa, l’uscita di un nuovo film Marvel era un evento mondiale. La “Saga dell’infinito”, composta da 22 film, ha incassato oltre 21 miliardi di dollari. Ma da allora, l’interesse sembra calato. La “Fase 4” introdotta con “Avengers: Endgame” e basata sul multiverso non ha catturato l’immaginazione come sperato. La Marvel ha prodotto 32 film e 22 serie TV dal 2008, ma l’eccessiva complessità delle trame e la sovrapproduzione hanno confuso gli spettatori.
La sovrapproduzione sta danneggiando la Marvel?
Eliana Dockterman di Time ha raccontato le difficoltà nel seguire la trama della seconda stagione di “Loki”, definendo l’esperienza simile a fare “compiti a casa”. La Marvel ha prodotto nove serie TV dal 2021, ma molte, come “Ms Marvel”, “She-Hulk: Attorney at Law” e “Moon Knight”, non hanno entusiasmato il pubblico. “Secret Invasion”, promossa come serie “imperdibile”, è stata un flop, con un punteggio del 7% su Rotten Tomatoes per l’ultimo episodio, il più basso mai attribuito a una serie Marvel.
Il multiverso: un’idea troppo complessa?
Con l’introduzione dei multiversi, le storie sono diventate sempre meno coerenti, rendendo difficile per gli spettatori seguirle tutte. Questo ha portato a una diminuzione dell’interesse e del coinvolgimento del pubblico. La Marvel sembra essersi persa in un labirinto di trame e personaggi, rischiando di alienare i suoi fan storici.
La Marvel può ancora recuperare?
Nonostante i recenti insuccessi, la Marvel ha ancora la possibilità di riconquistare il pubblico. Sarà necessario semplificare le trame e ridurre il numero di uscite per rendere le storie più accessibili e coinvolgenti. Solo il tempo dirà se la Marvel riuscirà a ritrovare la sua magia e a riconquistare il trono della cultura pop.
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