Cinema
Fenomeno blockbuster per A Minecratf Movie: quando il videogioco diventa un film
Perchè al cinema piace così tanto Minecraft? Gran parte del merito è attribuibile al cast, costituito da attori molto amati dal pubblico… ma anche da una precisa strategia di marketing.

Il termine blockbuster nasce durante la II Guerra Mondiale, indicando un ordigno in grado di distruggere un intero isolato (block). Negli anni ’70, il termine è stato adottato dall’industria cinematografica per descrivere film di enorme successo commerciale, capaci di “fare esplodere” gli incassi al botteghino. Il primo esempio moderno è Lo squalo (1975) di Spielberg, seguito da Star Wars (1977). Oggi identifica un film con grandi investimenti, effetti speciali spettacolari e ampia distribuzione, pensato per attrarre il pubblico di massa.
A Minecraft Movie, diretto da Jared Hess, può sicuramente fregiardi di questo ambito titolo. Ha debuttato nelle sale il 4 aprile 2025, ottenendo un successo straordinario al botteghino. Durante il weekend di apertura, il film ha incassato 162,8 milioni di dollari negli Stati Uniti e 150,7 milioni a livello internazionale, per un totale globale di 313,7 milioni di dollari. Questo risultato ha superato le aspettative dello studio, stabilendo un nuovo record per un film basato su un videogioco, superando The Super Mario Bros. Movie del 2023 .
Una scena diventata virale
Un elemento particolarmente apprezzato dal pubblico è stata la scena del “chicken jockey”, in cui il personaggio di Jason Momoa affronta uno zombie a cavallo di un pollo. Questa sequenza ha generato reazioni entusiastiche nelle sale e ha scatenato una tendenza virale sui social media, in particolare su TikTok.
Perchè piace così tanto
Il successo del film è attribuibile a diverse strategie di marketing efficaci, tra cui collaborazioni con brand iconici come McDonald’s e Oreo, che hanno contribuito ad aumentare la visibilità del film e ad attrarre un pubblico più ampio . Inoltre, l’ambientazione fedele al videogioco e la presenza di attori amati dal pubblico hanno reso il film particolarmente attraente per i fan di lunga data e per i nuovi spettatori.
Davvero un bel business
Nonostante alcune recensioni miste da parte della critica, con un punteggio del 48% sul sito Rotten Tomatoes, il film ha ottenuto un’accoglienza calorosa dal pubblico, con un punteggio dell’86% . Questo dimostra come l’esperienza collettiva e l’entusiasmo dei fan possano avere un impatto significativo sul successo di un film. Con un budget di produzione di 150 milioni di dollari, “A Minecraft Movie” ha già ampiamente superato i costi, posizionandosi come uno dei film più redditizi dell’anno.
Videogiochi su grande schermo: un’idea vincente
Attualmente, è il quarto film con il maggior incasso del 2025, con un totale mondiale di 336,1 milioni di dollari. Questo successo evidenzia il crescente interesse di Hollywood verso le trasposizioni cinematografiche di videogiochi, che stanno diventando una fonte sempre più importante di proprietà intellettuali di successo. Un fenomeno culturale che ha saputo conquistare il pubblico grazie a una combinazione di fedeltà al materiale originale, interpretazioni carismatiche e strategie di marketing mirate. Il suo impatto sul box office e sulla cultura popolare suggerisce che le trasposizioni di videogiochi potrebbero continuare a dominare il panorama cinematografico nei prossimi anni.
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Cinema
Anche la favola di Biancaneve si trasforma tristemente in una guerra fra opposte fazioni
Il remake di questo classico Disney doveva essere uno degli eventi cinematografici più attesi, ma l’anteprima del remake live-action di Biancaneve, diretto da Marc Webb, si è rivelata un’occasione blindata e priva di giornalisti. Il motivo? Le continue controversie che accompagnano il film da anni, accentuate dalle dichiarazioni delle due protagoniste, Rachel Zegler e Gal Gadot, e dal contesto politico che ha acceso il dibattito.

Non ci sono più – purtroppo – le fiabe di una volta. Fin dall’annuncio del casting, il film in questione ha sollevato discussioni. La scelta di Rachel Zegler, attrice di origini colombiane, per interpretare Biancaneve ha suscitato critiche sui social, dove molti utenti si sono chiesti perché fosse stata scelta un’attrice con una carnagione diversa da quella della classica principessa Disney del 1937.
A rafforzare il dibattito è stata la stessa Zegler, che ha definito la fiaba “datata” e ha criticato la figura del Principe Azzurro, affermando che nel remake Biancaneve non sarà salvata da un uomo e non sognerà il vero amore, ma diventerà “la leader che sa di poter essere”. Una reinterpretazione che ha diviso il pubblico, con i sostenitori del politically correct da una parte e i fan più tradizionalisti dall’altra.
Le tensioni politiche tra Rachel Zegler e Gal Gadot
Oltre alle questioni legate alla trama, il film è stato investito da tensioni politiche. Rachel Zegler, apertamente pro-palestinese, ha più volte condiviso sui social messaggi a sostegno della causa palestinese, mentre Gal Gadot, israeliana, ha espresso posizioni contrarie, specialmente dopo il 7 ottobre, condannando l’antisemitismo e supportando Israele.
Sulla rete… altro che favola
Sebbene alla première le due attrici siano apparse sorridenti e cordiali, i loro scontri virtuali hanno contribuito a rendere Biancaneve un caso mediatico globale. La situazione si è ulteriormente inasprita dopo le elezioni presidenziali statunitensi del 2024, quando Zegler ha pubblicato un post su Instagram affermando di sperare che “gli elettori di Trump e Trump stesso non conoscano mai la pace”. Un commento che ha suscitato forti reazioni, portandola in seguito a scusarsi.
Il caso dei sette nani e l’ombra della cultura woke
Come se non bastasse, la Disney ha deciso di adottare un “approccio diverso” ai sette nani, sostituendoli con creature fatate generate in computer grafica. La scelta, motivata dalla volontà di evitare stereotipi, ha però suscitato la protesta di attori affetti da nanismo, che hanno denunciato l’opportunità lavorativa negata. L’intera produzione è diventata così un esempio lampante di come la cultura woke e il politically correct possano trasformare un semplice film per famiglie in un campo di battaglia ideologico.
Una pellicola tra innovazione e controversie
Biancaneve arriverà nelle sale italiane tra poche settimane, ma il clamore che lo circonda potrebbe influenzarne il successo al botteghino. Tra innovazione e fedeltà alla tradizione, tra scelte politiche e narrative, il film dimostra quanto oggi sia complesso reinterpretare le fiabe senza generare polemiche. Una cosa è certa: questa Biancaneve non sarà solamente il remake di una celebre favola… ma un simbolo del nostro tempo dannato.
Cinema
Alvaro Vitali: dal successo di Pierino alla depressione, rinato grazie all’amore
Alvaro Vitali rappresenta una figura unica nel panorama cinematografico italiano. Dalla collaborazione con Fellini al successo di Pierino, fino alla sua lotta contro la depressione, la sua storia è quella di un artista che ha vissuto tutte le sfaccettature della carriera attoriale. Oggi, grazie all’amore e alla determinazione, continua a essere un simbolo della comicità italiana, amato da generazioni di spettatori.

Vitali, icona del cinema italiano, ha lasciato un segno indelebile nel panorama cinematografico, grazie a interpretazioni che hanno fatto la storia della commedia anni ’80. Dopo un’incredibile carriera iniziata sotto l’ala di Federico Fellini, l’attore ha vissuto momenti difficili, segnati dall’assenza di ruoli e dalla conseguente depressione. Ma oggi racconta la sua rinascita grazie all’amore di sua moglie, Stefania Corona.
L’Incontro con Federico Fellini
Tutto ebbe inizio per caso. Vitali, allora un giovane elettricista, venne a sapere di un provino per un film di Federico Fellini. “Alvà, cercano un ragazzetto minuto per un film, vieni?”, gli disse un amico. Il provino si tenne a Cinecittà, nello Studio 5. Tra una folla di aspiranti attori, Vitali si distinse per la sua spontaneità. Quando Fellini chiese chi sapesse imitare il verso del merlo, Alvaro si lanciò in un’interpretazione esilarante. Il regista non ebbe dubbi: lo scelse per il film. Da quel momento, la collaborazione tra i due si consolidò con quattro pellicole, culminando in Amarcord.
Il Passaggio alla Commedia degli Anni ’80
Dopo l’esperienza con Fellini, Vitali trovò fortuna nel genere comico. Nel 1974, ottenne una piccola parte in La poliziotta di Steno, dove il suo talento comico non passò inosservato. Il produttore Luciano Martino, impressionato dalla sua capacità di far ridere, lo segnalò alla Medusa. Da quel momento, la sua carriera prese il volo.
La Nascita di Pierino, icona della commedia all’italiana
Il vero punto di svolta arrivò con il personaggio di Pierino. L’idea nacque quasi per caso: la Medusa cercava un’idea per un nuovo film, e il regista Marino Girolami suggerì di portare sullo schermo le celebri barzellette su Pierino, scegliendo Vitali come protagonista. Quando uscì Pierino contro tutti, nessuno credeva nel successo del film, tanto che rischiò di non essere completato. Ma il pubblico reagì con entusiasmo: le sale si riempirono e il film divenne un cult, dando vita a una saga indimenticabile.
Il Declino: dieci anni di oblio
Dopo il successo degli anni ’80, la carriera di Vitali subì una battuta d’arresto. “Ho passato dieci anni fermo, senza ruoli, senza opportunità”, racconta. Il teatro non riusciva a dargli la stessa soddisfazione del cinema, che per lui era una passione viscerale: “Fellini diceva che nelle mie vene non scorre sangue, ma pellicola”. Il dolore per l’esclusione dal mondo dello spettacolo lo portò a chiudersi in sé stesso, rifiutando contatti con amici e colleghi. La depressione prese il sopravvento, rendendo quegli anni particolarmente difficili.
Devo dire grazie alla mia Stefania
A salvarlo da quel tunnel buio fu l’amore. L’incontro con Stefania Corona gli restituì la voglia di vivere e di tornare a sorridere. Grazie al suo sostegno, Vitali ha ritrovato la luce e, sebbene il cinema non gli abbia mai garantito una ricchezza economica, oggi si sente un uomo fortunato: “A mia nonna dicevo sempre: ‘Adesso possiamo mangiare l’abbacchio tutti i giorni'”.
Cinema
A giugno esce il docufilm che svela i segreti dell’Albertone nazionale
Il 28 giugno arriva nei cinema Alberto Sordi secret, il primo docufilm dedicato alla vita privata del grande attore romano. Diretto e sceneggiato dal cugino Igor Righetti, il film ci porta dietro le quinte dell’esistenza di Sordi, tra aneddoti inediti, testimonianze esclusive e una narrazione cinematografica che emozionerà gli spettatori. Scopriamo cosa ci aspetta in questa pellicola unica.

Un compleanno speciale: il prossimo 15 giugno Alberto Sordi avrebbe spento 104 candeline. Per celebrare il suo ricordo, il 28 giugno arriverà nelle sale Alberto Sordi secret, il primo docufilm che svela dettagli inediti della sua vita privata. Un omaggio all’”Albertone nazionale” che, nonostante la sua popolarità, è sempre stato estremamente riservato sulla sua sfera personale.
Dietro le quinte di un mito: il lavoro di Igor Righetti
Il film è tratto dall’omonimo libro di Igor Righetti, giornalista e cugino dell’attore, che ha voluto raccogliere i ricordi di famiglia per offrire un ritratto autentico di Sordi. Attraverso interviste esclusive e immagini mai viste prima, il docufilm getta nuova luce su un artista che ha segnato la storia del cinema italiano.
Dove tutto ha avuto inizio: i luoghi di Alberto Sordi
Il viaggio cinematografico ripercorre alcuni dei luoghi più significativi per Sordi: Roma, con le sue strade e quartieri iconici, il parco archeologico di Ostia Antica, Castiglioncello, Narni, Fabriano e persino la Repubblica di San Marino. Un percorso emozionante che permette di rivivere le tappe più importanti della sua esistenza.
Testimonianze d’eccezione: amici, parenti e colleghi raccontano
Il docufilm raccoglie le voci di chi ha conosciuto Sordi da vicino, tra cui il regista Pupi Avati, Rosanna Vaudetti, la nipote di Totò Elena De Curtis e il fotografo Rino Barillari. Un mosaico di racconti che ci restituisce un ritratto inedito dell’attore, lontano dai riflettori e dalle scene.
Cinema e realtà: la ricostruzione della sua giovinezza
Oltre alla parte documentaristica, il film include sequenze in bianco e nero che ricostruiscono l’infanzia e l’adolescenza di Sordi negli anni ’20 e ’30. Un cast d’eccezione, tra cui Enzo Salvi, Fioretta Mari, Maurizio Mattioli ed Emanuela Aureli, dà vita a scene che raccontano il giovane Alberto alle prese con il sogno del cinema.
Un progetto indipendente, senza filtri
Senza alcun contributo pubblico, il film si distingue per la sua indipendenza e per la volontà di restituire un Sordi autentico, lontano dai cliché. Igor Righetti racconta di aver attinto ai ricordi di famiglia per dipingere un ritratto veritiero e commovente del grande attore.
Imperdibile per i fan
Alberto Sordi secret non è solo un film, ma un’esperienza che permette di conoscere il lato più intimo di un uomo che ha fatto la storia del cinema italiano. Tra emozioni, risate e rivelazioni sorprendenti, il docufilm rappresenta un appuntamento imperdibile per tutti gli appassionati dell’iconico Albertone.
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