Cinema
Tutto quello che non sapete su Dario Argento

In molti lo definiscono il “Re dell’Horror italiano”. Supremazia a parte, è sicuro che sin dagli esordi nei primi anni ’70, Dario Argento si è subito trasformato nell’immaginario collettivo degli spettatori in una precisa trasposizione della paura sul grande schermo. Un mondo, il suo, fatto di visioni, incubi e aneddoti. Che vi vogliamo svelare.
Un’icona non solo italiana
Autore di horror che oggi sono considerati capolavori, come Profondo Rosso, Inferno e Suspiria… ma anche di thriller come L’uccello dalle piume di cristallo (che segnò il suo esordio come regista), Argento ha conquistato il pubblico italiano e internazionale (oltre che alcuni fan molto famosi, come la scrittrica giapponese Banana Yoshimoto) con i suoi incubi e i tratti distintivi del suo fare cinema.
Il difficile rapporto con gli attori sul set
Su di lui è stato scritto praticamente di tutto e i suoi film sono stati sviscerati scena per scena, alcune pellicole vengono utilizzate come materiale di studio nelle scuole di cinematografia. Il regista ha raccontato in alcune occasioni (tra cui anche nella sua autobiografia, Paura) che con alcuni attori, sul set il rapporto si è rivelato particolarmente difficile. “Con Tony Musante fu un tormento. Era il mio primo film, L’uccello dalle piume di cristallo. Non ci siamo proprio presi, sin dal primo giorno. Una lite continua, su tutto. Alle fine delle riprese voleva menarmi. Sapeva dove abitavo, cominciò a battere i pugni sulla porta. Io e Daria Nicolodi restammo chiusi dentro, zitti, finché non se ne andò“.
Quello con la Marsillach fu un rapporto difficile
Non è andata meglio con Cristina Marsillach, protagonista di Opera, un thriller del 1987 che ebbe una lavorazione sofferta e difficile. Lo ha ammesso anche l’attrice, in una recente intervista, raccontando che durante le riprese Argento le lanciava i corvi vivi addosso e lei gli urlava di fermarsi: “Litigavamo sempre, ma mi sono divertita. Fu stressante, ma divertente“.
Dario e gli animali
Tra Argento e gli animali vi è sempre stato un collegamento molto stretto. Gli animali hanno spesso un ruolo chiave nella soluzione della storia o appaiono in molte scene. Addirittura sono dei co-protagonisti, come lo scimpanzé e gli insetti di Phenomena. Presenze che possono essere vendicative o collaborative, in grado anche di trasformarsi in pericoli mortali. Una particolare curiosità riguarda l’uccello dalle piume di cristallo che dà il titolo al film: l’Hornitus Nevalis di cui si parla nel finale, in realtà non esiste. Quella che appare in scena è una diffusissima gru coronata.
Passione per l’arte
Amante dell’arte figurativa, non a caso utilizzò un quadro come elemento risolutivo in Profondo Rosso. Più volte si è parlato del vero autore di quel particolare dipinto. Ma tra chi sostiene che si tratti di un’opera di Enrico Colombotto Rosso e chi invece sostiene che sia un quadro di un certo Francesco Bartoli di Ceccano (che imitò lo stile di Colombotto Rosso) il dibattito è aperto e il mistero irrisolto. Sempre in Profondo Rosso, una delle prime scene si svolge davanti al Blue Bar, che è la copia esatta del locale ritratto in Nighthawks di Edward Hopper. Un locale che nella realtà non esiste e che venne temporaneamente posto in Piazza C.L.N.a Torino, rimosso poi a fine riprese.
La villa del bambino urlante
Profondo Rosso si identifica anche per le scene ambientata nella Villa del bambino urlante, una bellissima dimora in stile liberty che si trova a Torino. Villa Scott è un edificio storico costruito nel 1902 situato nel quartiere Cavoretto, in zona pre-collinare a Torino. Ai tempi del film era un collegio di suore, mentre oggi è stata acquistata da un gruppo immobiliare di Londra. In occasione delle riprese del film, le suore e le ragazze che vivevano con loro nella villa, furono mandate in vacanza a Rimini… a spese della produzione!
I suoi film creano ossessioni
Numerosi gli stalker che hanno perseguitato il regista, ossessionati dalle sue storie. Fu la brutta esperienza con uno di questi “fan numero uno” a fornire al regista l’ispirazione per Tenebre, uscito nel 1982. Non solo uomini: anche le donne stalker hanno dato qualche preoccupazione al regista: “Sadiche o masochiste, le attiro. Una voleva accoltellarsi e dare la colpa a me perché la respingevo“.
Le mani degli omicidi sono le sue
Uno dei “marchi di fabbrica” del suo cinema sono le sequenze in cui si vedono le mani dell’assassino, spesso coperte da guanti neri. Il regista ha spiegato che le mani che vediamo sullo schermo sono le sue. Argento però non è l’unico ad utilizzare le proprie mani per le scene più cruente dei film: lo hanno fatto James Cameron (in Titanic) e Quentin Tarantino nella scena di Bastardi senza gloria in cui Diane Kruger viene strangolata.
Non solo horror
A teatro ha diretto Lucia di Lammermoor, Salomè e il Macbeth risulta essere anche al centro del suo thriller Opera, ambientato nel mondo della lirica. Nei panni di attore, ha fatto qualche fugace apparizione nei suoi film e in quelli dei suoi colleghi, ma si è visto anche in Tutti pazzi per amore e, con un ruolo da protagonista, nel recente Vortex di Gaspar Noè. Un film che di horror non ha davvero nulla e che racconta la storia di una coppia anziana di coniugi, nel quale la loro lunghissima relazione poco a poco si disgrega mentre cercano di sostenere il figlio tossicodipendente.
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Cinema
Nanni Moretti ricoverato d’urgenza per un infarto, operato al San Camillo
Nanni Moretti è arrivato d’urgenza in ambulanza al San Camillo di Roma nel tardo pomeriggio di oggi. L’intervento chirurgico è stato tempestivo e le sue condizioni, seppur serie, non sarebbero drammatiche. Già a ottobre scorso aveva subito un altro episodio cardiaco.

Il regista e attore romano Nanni Moretti, 71 anni, è stato colpito da un infarto ed è attualmente ricoverato presso l’ospedale San Camillo di Roma. Le sue condizioni, secondo quanto trapelato, sono serie ma non sarebbero definite drammatiche. Trasportato d’urgenza presso la struttura sanitaria nel tardo pomeriggio di oggi, 2 aprile, Moretti è stato trasferito immediatamente in sala operatoria, appena sei minuti dopo il suo arrivo, per essere sottoposto a un intervento chirurgico urgente e salvavita.
Dopo l’operazione, il regista è stato trasferito nel reparto di terapia intensiva cardiologica, dove al momento rimane sotto stretta osservazione medica con prognosi riservata. Non è la prima volta che Moretti affronta problemi cardiaci: soltanto pochi mesi fa, il primo ottobre scorso, aveva subito un altro infarto ed era stato trattato proprio dalla stessa équipe medica del San Camillo.
In quell’occasione, nonostante il malore, Moretti aveva inviato un videomessaggio al pubblico del cinema Vittoria di Napoli, rassicurando tutti sulle proprie condizioni di salute: «Mi dispiace non essere lì con voi, ma sto bene. Starò meglio, tornerò presto». Il regista avrebbe dovuto partecipare alla presentazione del film “Vittoria”, diretto da Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman, prodotto dalla sua casa di produzione, la Sacher Film.
Nonostante la raccomandazione dei medici a prendersi del tempo per recuperare, Moretti era tornato subito al lavoro già dal giorno successivo, presentando lo stesso film nel suo cinema, il Sacher di Roma, dimostrando ancora una volta la sua nota determinazione e passione per il cinema.
In queste ore difficili, tutto il mondo del cinema e i fan del regista sono in attesa di ulteriori aggiornamenti sulla sua salute, sperando di rivederlo presto recuperare completamente.
Cinema
È morto Val Kilmer, addio a un’icona del cinema anni ’90
Dopo una lunga battaglia contro il cancro, l’attore è scomparso a 65 anni a causa di una polmonite. Resterà nella memoria collettiva come Iceman, Batman e Jim Morrison. A riportarlo è il New York Times, citando la figlia Mercedes

Val Kilmer è morto a Los Angeles a 65 anni. La notizia è stata confermata dalla figlia Mercedes Kilmer al New York Times: la causa è stata una polmonite. L’attore, simbolo del cinema americano degli anni Ottanta e Novanta, era sopravvissuto a un cancro alla gola che gli aveva tolto la voce nel 2014, affrontando anni difficili con coraggio e determinazione. L’ultima apparizione sul grande schermo fu nel 2022, nel sequel di Top Gun, Maverick, dove interpretò ancora una volta l’indimenticato Iceman, grazie a un sofisticato sistema di intelligenza artificiale che gli aveva restituito la voce, persa a causa di una tracheotomia.
Nato a Los Angeles il 31 dicembre 1959, Kilmer fu il più giovane studente ammesso alla prestigiosa Juilliard School, a soli 16 anni. Dopo una lunga formazione teatrale, si fece notare sul grande schermo con ruoli da commedia brillante — Top Secret! (1984), Scuola di geni (1985) — ma la svolta arrivò con Top Gun (1986), dove fu il carismatico e glaciale rivale di Maverick. Quel ruolo lo rese una star internazionale.
Negli anni successivi fu Batman in Batman Forever (1995), Doc Holliday nel western Tombstone (1993) e, soprattutto, Jim Morrison nel biopic The Doors di Oliver Stone (1991). Un’interpretazione talmente immersiva da confondere, secondo alcuni membri della band, la voce dell’attore con quella del frontman dei Doors. Stone lo scelse per “l’arroganza implicita” che riteneva necessaria per incarnare il mito fragile di Morrison.
Nel corso degli anni Kilmer affiancò grandi nomi: recitò con Al Pacino e Robert De Niro in Heat – La sfida (1995), con Michael Douglas in Spiriti nelle tenebre (1996), con Denzel Washington in Déjà Vu (2006), e con Robert Downey Jr. in Kiss Kiss Bang Bang (2005). Tra gli anni Novanta e Duemila interpretò anche ruoli più estremi: dal porno-attore John Holmes in Wonderland al cieco di A prima vista, da Mosè nel musical The Ten Commandments fino a un ufficiale delle forze speciali in Spartan di David Mamet, per cui si sottopose ad addestramento militare.
Kilmer aveva vissuto una carriera altalenante, con momenti di gloria assoluta e altri segnati da scelte controcorrente e dal progressivo ritiro dalle scene. Era noto per il carattere difficile e le sue interpretazioni totalizzanti, ma anche per la passione per la poesia e l’arte visiva. Aveva pubblicato un libro di poesie per Michelle Pfeiffer, e nel 2020 le sue memorie, I’m Your Huckleberry, dal titolo della celebre battuta pronunciata in Tombstone.
Nel 2021 aveva commosso Cannes con il documentario Val, in cui si mostrava senza filtri nella sua quotidianità dopo il cancro. Un film intimo e struggente, fatto anche di filmati personali raccolti in decenni di carriera, in cui emergeva la fragilità dell’uomo dietro il mito.
Kilmer lascia due figli, Mercedes e Jack, avuti dall’attrice Joanne Whalley. Negli ultimi anni si era dedicato anche a Kamp Kilmer, uno spazio aperto su Melrose Avenue, a metà tra centro culturale e rifugio per artisti. Un luogo in cui poesia, pittura e cinema si intrecciavano alla ricerca di nuove forme di espressione. Una sorta di testamento culturale che racconta la seconda vita di un artista che non ha mai smesso di cercare la bellezza, anche quando la voce gli era stata portata via.
Cinema
Valerio Mastandrea e il legame con Paola Cortellesi: un’amicizia sincera dopo l’amore
Attore, regista e doppiatore, Valerio Mastrandrea si racconta in una nuova intervista, parlando della sua carriera, della sensibilità crescente che lo porta a commuoversi facilmente e del rapporto speciale con la sua ex Paola Cortellesi. Tra aneddoti divertenti e riflessioni personali, svela anche il retroscena di un episodio controverso avvenuto ai David di Donatello.

Valerio Mastandrea è uno dei volti più amati del cinema italiano. Con un talento poliedrico che spazia dalla recitazione alla regia, ha costruito una carriera solida e apprezzata. Ospite di Stories su Sky Tg24, l’attore si è aperto su aspetti personali e professionali, raccontando aneddoti e momenti significativi della sua vita.
“Oggi piango per ogni cosa”: la sensibilità di Mastandrea
Durante l’intervista, Mastandrea ha confessato di essere diventato molto più sensibile con il passare degli anni:
“Ultimamente piango un po’ per qualsiasi cosa, e penso anche che quell’esperienza del pianto e della commozione sia sempre una porta che si chiude e una porta che si apre, non relativamente alla cosa che ha innescato il pianto, ma proprio per aver cominciato ad aprire il portone.”
Una riflessione profonda che mette in luce il lato più emotivo dell’attore, mostrando come le esperienze della vita possano influenzare la percezione delle emozioni.
Il rapporto con Paola dopo la fine della loro relazione d’amore
Valerio Mastandrea e Paola Cortellesi sono stati una coppia per diversi anni, condividendo non solo la vita privata ma anche una profonda sintonia artistica. Nonostante la fine della loro relazione sentimentale, il legame tra i due è rimasto solido. L’attore ha dichiarato:
“Paola è un atomo impazzito con le sembianze da essere umano. È una persona a cui voglio un bene dell’anima e con cui mi diverto sempre tantissimo.”
Parole che non fanno altro che confermare come la loro amicizia sia ancora oggi fonte di affetto e stima reciproca.
L’ironia su Zerocalcare e il successo di Strappare lungo i bordi
Oltre a parlare di temi più personali, Mastandrea ha anche lanciato una simpatica frecciata a Zerocalcare. L’attore, che ha doppiato l’Armadillo nella serie Strappare lungo i bordi, ha scherzato sul successo ottenuto grazie a questa collaborazione:
“Quello non ce l’ha la coscienza, è evidente. È la persona di cui parlo peggio in pubblico, dato che grazie a lui la gente mi saluta dicendo ‘buon doppiaggio’. Quindi 33 anni di carriera buttati per il grande successo ottenuto da questo impostore, con cui però, purtroppo, mi diverto davvero tanto.”
Un’uscita ironica che dimostra il suo spirito sarcastico e l’affetto per il fumettista romano.
Il caso Paolo Ruffini ai David di Donatello: “Era ironia, non mi capirono”
Tra gli episodi più discussi della carriera di Mastandrea c’è il momento ai David di Donatello 2014, quando sul palco si rese protagonista di uno scambio pungente con Paolo Ruffini. Nel podcast Supernova di Alessandro Cattelan, Mastandrea ha finalmente chiarito l’episodio:
“Sono contento che mi dai la possibilità di spiegare. Avevo lavorato con Paolo nel 2010. Paolo è uno che sta allo scherzo. Io dovevo consegnare un premio. Arrivo dentro e inizio a giocare come gioco io e lui ci sta subito. Non è scemo. Iniziamo a giocare e evidentemente io dico quello che la gente voleva dirgli. La gente in sala si è messa a ridere con una violenza, con una rabbia. Io non mi sono accorto di niente. Il giorno dopo leggo quella roba, proseguita negli anni. Ogni volta che lo incontro, non dico che gli chiedo scusa ma quasi. Noi giocavamo.”
Questa spiegazione mette fine alle polemiche, dimostrando come tutto fosse nato da un semplice gioco tra colleghi.
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