Cinema
Una vita per il pubblico… ma per Delon funerali in stretta forma privata
Uan cerimonia in stretta forma privata, pochi intimi ammessi e, naturalmente, i suoi tre figli. Questo l’ultimo desiderio del grande attore Alain Delon, che verrà tumulato coi suoi 35 amati cani.
Rispettando le sue ultime volontà, i funerali del grande attiore francese Alain Delon si svolgeranno questo sabato 24 agosto presso Douchy, dove ha vissuto per 50 anni. Delon ha lasciato scritto che non desiderava un tributo nazionale o una cerimonia pubblica in suo onore. Sarà quindi sepolto insieme ai suoi 35 cani in una cappella costruita da lui stesso una ventina di anni fa.
Pochissime le persone ammesse
A celebrare la funzione funebre sarà Monsignor Jean-Michel Di Falco, prevista la presenza dei suoi tre filgi Anthony, Anouchka e Alain-Fabien, più una quarantina di persone. Trascurato dai genitori, il giovane Alain era cresciuto da ribelle sulle strade di Parigi. Quando provò a frequentare i seti cinematografici per lui fu molto semplice, bastando portare in scena se stesso e la sua tormentata bellezza.
Succhiando l’esistenza
Una vita fatta di suceesso planetario, di grandi amori ma anche di sofferenza e di drammi. Delon è stato interprete, prima che di indimenticabili film, di una vita vissuta con grande intensità. Molto prima di diventare attore, quando era solo un ragazzino bello e dannato, ha spremuto l’esistenza in ogni sua forma, non risparmiandosi nulla. E che fosse sul set o meno, non ha mai smesso di farlo. Facendo talvolta del male, a sé e agli altri. Forse è per questo che, per l’ultimo saluto, ha optato per un addio non pubblico, lontano dai riflettori. Per riposare finalmente in pace.
Una poesia che sembra scritta in suo onore
Ripensando alla sua esistenza, viene naturale citare quella poesia inserita nel bellissimo film L’attimo fuggente: “Andai nei boschi perché volevo vivere con saggezza, in profondità, succhiando tutto il midollo della vita, per sbaragliare tutto ciò che non era vita e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto.”