Cinema

Volevo essere Dario Argento, parola di Tim Burton

Grandissima accoglienza sia da parte degli addetti ai lavori che del pubblico per l’anteprima di Beetlejuice Beetlejuice, il nuovo film diretto da Tim Burton, dove recita anche la sua attuale compagna Monica Bellucci. E mentre si dichiara dubbioso su un ulteriore film della saga, non fa fatica a riconoscere il suo debito di riconoscenza nei confronti dei maestri dell’horror italico, Mario Bava e Dario Argento su tutti.

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    Apertura più scoppiettante alla Mostra di Venezia non poteva esserci: lo ‘spiritello porcello’ di Beetlejuice Beetlejuice è tornato, trentasei anni dopo. Il visionario regista Tim Burton – che attualmente sta vivendo una relazione con la nostra Monica Bellucci – apre la rassegna veneziana all’insegna di un ritorno del suo cult più libero ed eccentrico. Peraltro impreziosito, nonostante il tempo trascorso, dagli interpreti originali di allora: su tutti Michael Keaton, di cui stavolta conosceremo l’ex moglie, interpretata dalla Bellucci in versione sposa cadavere, sensuale e pericolosa a partire dall’aspetto, col volto e il corpo tenuto insieme da… graffette! Senza naturalmente dimenticare Winona Ryder e la new entry eccellente: quella Jenna Ortega, che – guarda caso – è arrivata sul tappeto rosso della Mostra nel giorno della settimana a lei più opportuno: mercoledì!

    Tutti a Venezia l’hanno apprezzato

    Nel cast un altro grande attore come Willem Dafoe, fresco di nomina da direttore artistico della Biennale teatro. Un film che ha avuto una calda accoglienza durante la proiezione per la stampa, confermata dall’anteprima mondiale per il pubblico del Palazzo del cinema. Per tutti gli altri Burton fan l’appuntamento è nelle sale la prossima settimana, esattamente il 5 settembre.

    Fantasia e ritmo, le cifre dello stralunato regista

    Il direttore della kermesse veneziana dichiara: “La Mostra è onorata e fiera di ospitare la prima mondiale di un’opera che è una sorprendente altalena di immaginazione creativa e trascinante ritmo allucinatorio”. Come nel film originale, anche qui la componente horror e dark si stempera alla perfezione con quella più leggera e comica (una specie di marchio di fabbrica per Burton), in un film con le sembianza da musical che spazia dai Bee Gees alle hit anni ’90.

    Il nuovo plot

    Ingoiati da uno squalo dopo essere sopravvissuto a un incidente aereo, moglie, figlia e nipote tornano nella vecchia casa in Connecticut. Dove la famosa videoartista vuole trasformare il dolore e il funerale in una pirotecnica installazione d’autore. Nell’attico la giovane ritroverà il modellino della città, ritrovandosi a rievocare, con la ben nota formula della triplice nomina, lo spiritello in bianco e nero. In questo modo il maligno divoratore di scarafaggi, spettinatissimo, sempre in bilico tra il clownesco e il minaccioso si ripaleserà, più in forma che mai.

    Il resto del cast

    A Dafoe tocca il ruolo di una vecchia star di una serie di polizieschi anni Settanta, Hardballer, scomparso sul set durante una pericolosissima scena. C’è anche Justin Theroux, il fidanzato manager di Winona/Lydia, intriso di buonismo e filosofia new age all’acqua di rose. Si tratta dell’ennesimo sberleffo al ‘politicamente corretto’ del regista, che ama inserire nelle sue pellicole questi elementi di personalissima distinzione.

    Una specie di “ritorno a casa”

    Beetlejuice è davvero un personaggio speciale per lui: “Tutti me lo chiedono e per quanto lo ami non ho mai capito il perché tanto successo. È un progetto personale, per me, tornare con Michael e gli altri attori, ha reso tutto speciale. Dopo il primo film erano tante le idee per un sequel, ma nessuna i convinceva. Poi ho capito che la cosa che mi entusiasma davvero è la vita: capire cosa fosse successo alla famiglia Deetz, come sono cambiai i rapporti, tornare a esplorare quei personaggi”.

    Applausi in sala stampa

    Naturalmente per questa nuova produzione il budget a disposizione è stato estremamente più alto, attribuendo al risultato finale una maggiore libertà. Prosegue Burton: “E’ bello ritrovare le vecchie figure dell’aldilà, la sala d’attesa e i numeretti, soprattutto Bob, anima gentile, corpo gigante e testa miniaturizzata, circondato da un ufficio di simili, a vederli in giacca gialla sembrano un’elegante versione dei Minions. Tante le risate e nella scena in cui il centinaio di influencer da 5 milioni di follower cadauno radunati per il matrimonio vengono fatti risucchiare dai loro telefonini: l’applauso alla proiezione dedicata alla stampa ha decisamente qualcosa di liberatorio”.

    Un fan dell’horror italiano di qualità

    .Gli appassionati non si faranno sfuggire alcunipiccoli riferimenti e omaggi all’Italia. Come quando Lydia/Winona racconta alla figlia di aver conosciuto il padre a un festival di cinema dedicato a Mario Bava, e che Operazione paura rappresenta il loro film preferito. Burton non fa fatica ad ammetterlo: “Ho sempre voluto realizzare un film horror in italiano, e penso di averlo fatto. Sono fan delle opere di Mario Bava e di Dario Argento. Non sono un regista italiano di horror ma mi piacerebbe”.

    Potrebbe esserci un terzo film?

    Su questo aspetto Burton si dimostra estremamente diplomatico: “Ci sono voluti trentasei anni per fare il sequel, tra trenta io avrei oltrepassato i cento. E per quanto ci siano grandi progressi nel campo della scienza medica, non credo probabile che succederà”.

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