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Britney Spears, tra pizzi e segreti: in lingerie svela dettagli (molto) intimi delle sue vacanze ai Caraibi

La cantante si racconta tra ricordi nostalgici e confessioni audaci, lasciando i fan a bocca aperta.

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    Britney Spears sa come fare impazzire i fan, e stavolta lo ha fatto sfoggiando una lingerie in pizzo nero e condividendo segreti che lasciano poco all’immaginazione. Sui social, la popstar 42enne si è lasciata andare a confessioni sulla sua vacanza nelle Isole Turks e Caicos, mostrando il suo lato più intimo e vulnerabile. Tra la bellezza paradisiaca di un giardino tropicale e un misterioso “stagno di carpe”, Britney ha rivelato di aver trovato un certo equilibrio spirituale: “Forse ho trovato la mia anima qui”, ha scritto, lasciando intendere che questa fuga esotica non sia solo un viaggio di piacere.

    Ma il vero colpo di scena arriva con i dettagli sulla sua ormai naufragata relazione con l’ex marito, il modello Sam Asghari: “Ogni volta che venivamo qui, litigavamo… Non ho mai dormito nel letto con lui! Ho preso un cuscino e dormivo fuori”, ha confessato la Spears. Una rivelazione che getta una nuova luce sulla turbolenta relazione tra la cantante e Asghari, culminata nella separazione di maggio. Sembra proprio che, persino in vacanza, il “principe azzurro” non abbia fatto centro.

    In un ultimo spunto filosofico, la popstar ha aggiunto di aver passato molto tempo in casa durante questo viaggio “per il caldo incredibile”, ma ha lasciato intendere che non disdegnerà di dormire all’aperto, forse in quel “cortile dei bambini” che tanto la intriga. Insomma, tra segreti e riflessioni, Britney continua a riscrivere il suo diario sui social, tenendo i fan incollati a ogni nuovo capitolo.

      Musica

      Liam Payne, la tragedia dietro le quinte: overdose e isolamento prima della fine

      Liam Payne, devastato da un periodo di isolamento forzato e pressioni del management, ha vissuto mesi di profonda crisi prima di morire. La sua tragica fine ha lasciato fan e colleghi in stato di shock.

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        La notizia della scomparsa di Liam Payne, cantante dei One Direction, continua a sollevare interrogativi e a riempire le cronache con nuovi aggiornamenti. Il 16 ottobre, Payne è morto a seguito di una caduta dal terzo piano di un albergo a Buenos Aires, un evento che ha generato immediatamente speculazioni sul suo stato di salute e sulle possibili cause della tragedia. Secondo quanto riportato dalla rivista “Page Six,” il cantante non avrebbe dovuto essere coinvolto nella serie Netflix “Building the Band” a causa di gravi problemi di salute mentale e fisica che ne avrebbero compromesso l’idoneità al lavoro.

        Il malessere di Payne

        Negli ultimi giorni, sono emerse informazioni dettagliate sul malessere che Payne stava affrontando. Le stesse fonti, vicine al mondo della musica, parlano di un tentativo di rianimazione avvenuto solo un anno fa a causa di un’overdose, episodio che solleva domande sulla scelta di reinserirlo così rapidamente nell’ambiente lavorativo. Alcuni amici e conoscenti del cantante hanno criticato apertamente l’intervento del suo nuovo manager, il quale, dopo averlo spostato a Miami, sembra aver limitato i suoi contatti, isolandolo da amici e colleghi storici. Un isolamento, sostengono in molti, che non ha fatto altro che peggiorare il suo stato emotivo e psicologico.

        Netflix al centro della polemica

        Al centro della polemica, però, c’è anche Netflix: ci si interroga se siano stati adottati tutti i controlli necessari prima di affidare a Payne il ruolo di giudice nello show. Gli amici del cantante mettono in dubbio la decisione di coinvolgerlo in una produzione così impegnativa nonostante i suoi problemi di dipendenza e depressione, difficoltà che lo avrebbero reso vulnerabile. Secondo fonti interne alla produzione, Netflix ha scelto di limitare il suo coinvolgimento a un ruolo marginale, considerandolo non troppo impegnativo; tuttavia, in tanti mettono in discussione la scelta stessa di offrirgli un impiego, specie considerando i rischi legati alla sua fragilità emotiva.

        Mentre le autorità argentine proseguono con le indagini, la causa della morte di Payne non è stata ancora chiarita. L’autopsia, che richiede tempi più lunghi del previsto, potrebbe essere determinante per fare luce sull’accaduto, mentre tra i fan e gli amici del cantante crescono interrogativi e angoscia. Al centro della discussione rimane un quesito pressante: Payne era realmente nelle condizioni per affrontare il lavoro nella serie, o qualcuno ha sottovalutato il suo bisogno d’aiuto?

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          Musica

          A breve il nuovo album di Enrico Ruggeri, “non adatto per Sanremo”

          Nuovo lavoro in arrivo per il cantautore milanese. Dagli anni della contestazione giovanile ai tempi del liceo, fino alla vittoria di due festival di Sanremo. Con una corposa discografia e la voglia, ancora oggi, di mettersi in gioco, anche in tv e come autore di libri.

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            “Il suono di oggi è terribile”: a dirlo non è un nostalgico musicale vecchio stampo ma uno che la musica la frequenta giornalmente, molto spesso a contatto coi giovani: il cantautore Enrico Ruggeri. Che ha da poco annunciato sui social di essere in dirittura d’arrivo con la lavorazione del suo nuovo album di inediti, a due anni da La rivoluzione datato 2022.

            Dialogando costantemente coi fan via Facebook

            “Abbiamo iniziato a registrare a settembre 2022. In totale abbiamo lavorato a 36 canzoni, per poi eliminarne molte in corso d’opera. Hanno partecipato fino ad ora undici musicisti. I primi 20 mesi siamo stati nei miei studi Anyway, poi ci siamo spostati al Boombox Studio di Mauro Tondini (qui nella foto con Sergio Bianchi che stava aggiungendo qualche nota di basso). Non so quantificare le ore passate in studio, a settimane intere si alternavano periodi di riflessione e ascolti durante i tour…”, scrive l’autore de Il mare d’inverno ai fan, sempre molto attivi, della sua pagina Facebook ufficiale.

            Un progetto sviluppato con grandissima cura

            Proseguendo nella cronaca di questo momento particolare che lo separa ancora per poco dal lancio del disco: “Abbiamo ripreso e rifatto pezzi già mixati, per mesi abbiamo aggiunto e tolto parti musicali e vocali: non avendo una scadenza c’era sempre il momento in cui si diceva ‘possiamo rifarla meglio’. Non mi era mai successo nei 39 album precedenti di dedicare tanta cura, tanta dedizione, tante sofferenze a un progetto. La data di uscita precisa è ancora da stabilire (mancano master e copertina) ma so che tira aria di ‘album definitivo'”.

            Non adatto alla kermesse sanremese

            Quancuno gli domanda se ci sia la possibilità di vederlo nuovamente in gara a Sanremo. Lui su questo argomento appare tranchant: “Non credo che il disco sia adatto”. Un motivo in più di interesse, perchè la risposta del cantautore potrebbe far preludere a qualcosa di veramente singolare. Un ritorno all’italian punk degli esordi coi Decibel forse? Oppure un lavoro dai suoni e dalle atmosfere elettroniche? Difficile dirlo… non resta che aspettare ancora un po’.

            I suoi inizi che in pochi conoscono

            Cantautore m anche conduttore radiofonico, conduttore televisivo e scrittore. Tutti sanno che ha vinto due volte il Festival di Sanremo, la prima nel 1987 con la canzone Si può dare di più insieme a Gianni Morandi e Umberto Tozzi, la seconda nel 1993 con Mistero. Ma in pochi conoscono le sue primissime esperienze musicali, prima dell’esordio discografico coi Decibel. Risalgono al 1972 quando, studente quindicenne del liceo classico Giovanni Berchet di Milano durante gli anni della contestazione studentesca, inizia a suonare in cantina con gli amici e fonda il suo primo gruppo, i Josafat.

            Nel 1974, con l’ingresso di Silvio Capeccia nella band, si trasformano in Champagne Molotov. Nel 1977 dalla fusione dei Champagne Molotov con il gruppo Trifoglio, nascono i Decibel, con cui incide nel 1978 il primo album Punk, pubblicato per la Spaghetti Records, che si dimostra un clamoroso insuccesso (poche centinaia di copie vendute). Da qui in poi… è storia.

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              Musica

              Non avevo l’età… e neanche la simpatia degli altri! Lo racconta Gigliola Cinquetti

              Vincitrice a Sanremo da ragazzina, la Cinquetto rievoca oggi i tempi del suo fare musica di allora. Tracciando il suo personaggio che allora veniva etichettato sì di talento ma anche di antipatia.

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                Nell’ormai lontamo 1964 trionfava a Sanremo con Non ho l’età (Per amarti). Due anni dopo arriverà il secondo trionfo due anni con Dio, come ti amo. Una ragazzina perbene trasformatasi in un personaggio che le stava un po’ stretto, col quale dopo 60 anni Gigliola Cinquetti è arrivata alla pacifica convivenza: «Oggi ci siamo ricongiunte, siamo una cosa sola, anche se ai tempi si riunì addirittura la casa discografica con un problema da affrontare: ero antipatica».

                Il disprezzo di Luigi Tenco

                Una volta Luigi Tenco (dandole del lei, altri tempi, altro stile…) le disse: «La odio. Lei rappresenta tutto quello che detesto. È falsa, ipocrita, perbenista». I manager della sua casa discografica di allora le dicevano: «Sforzati di essere simpatica, fai vedere che sei come le altre, allegra e vivace come tutti i giovani…». Ma lei, consapevole che un certo disprezzo non avrebbe intaccato la sua personalità, faceva finta di niente, comprendendo lucidamente l’atmosfera di quegli anni: se ti esponi devi stare al gioco, accettando che gli altri pensino di te qualcosa che non corrisponde alla realtà.

                Presentando il suo libro autobiografico

                La cantante veronese – ma anche attrice e conduttrice tv – è stata ospite al Castello Pasquini di Castiglioncello durante La forza delle idee, una serie d’incontri curati dal giornalista e scrittore Paolo Mieli, dove ha parlato del suo libro, A volte si sogna, edito da Rizzoli.

                L’intervista

                Lei ritiene Non ho l’età (Per amarti) una canzone ancora attuale?

                Eccome. Nel testo c’è un forte significato femminista. È la storia di una ragazza che non accetta di vivere un rapporto che non sia alla pari, con un uomo che vorrebbe essere il suo pigmalione. Niente prevaricazioni o supremazie, già allora immaginavo una relazione che trovasse il suo equilibrio nella parità.


                Ai tempi come si poneva nei confronti del successo che la investì?

                Ero come congelata, per difesa. “Si vive una volta sola”, ripeteva mio padre. Mi suonava come qualcosa di terroristico: se sbagli a giocarti l’ultima carta, ti sei fatto fuori la vita. Che ansia. Adesso osservo, e finalmente respiro. Pasolini diceva che il successo è l’altra faccia della persecuzione. Può esaltare, dare delle soddisfazioni, qualche vanità. Appena l’hai ottenuto, è complesso da gestire. Sei come un bersaglio. Poi per fortuna evapora e rimane altro. Quell’altro, oggi, è dolce. Capisco il privilegio di esser stata popolare e il mio presente è come una ricaduta morbida, un distillato, un nettare di cui mi nutro con grande naturalezza.

                Lei è stata grande amica delle sorelle Bertè, sia di Loredana che di Mimì. Nel libro racconta che una volta Loredana fece da babysitter a suo figlio Giovanni…

                L’avevo messo sul passeggino, stava per uscire a Campo de’ Fiori con Gemma, una ragazza che mi aiutava come baby sitter. Arriva Loredana: “Te lo porto a spasso io!” dice. Tornarono dopo ore, col bambino che dormiva beato, lui che non riposava mai, tutto imbrattato di gelato. E Gemma vestita da pop star, con minigonna e stivaloni. “Guarda come te li ho trasformati, ora sì che sono felici”. Le risposi: “Bene, la prossima volta porta via me allora!”.

                Come giudica le canzoni attuali?

                Io le definisco… tormentoni tormentati! Vorrei meno vittimismo nei testi amorosi e un po’ più di sana gioia spensierata. Sono verbosi, troppe parole. Che a dirla tutta faccio fatica a capire, anche per questo forse non ne colgo in profondità l’essenza. Manca il refrain, quella frase che ti entra dentro e non ti molla il cuore. Che siano le classiche “pulci” che facciamo noi, arrivati a una certa età? Può essere. Forse la verità è un’altra».

                A cosa si riferisce?

                Abbiamo perso quella fame di emozioni che avevamo da giovani. L’animo e la memoria sono ormai piene. Con sincerità le dico che, a noi anziani, il “nuovo musicale” non è che ci coinvolga poi troppo. Non credo un granché a chi se ne dice entusiasta.

                Lei ha sempre rappresentato a suo modo un modello, quello di persona libera, in grado di mettere al primo posto le sue necessità e poi la carriera. Oggi come si sente?

                Una donna in cerca dell’emozione. È un lusso che voglio concedermi. Quella che nasce dai rapporti umani, fatta di storie, calore, persone. Cerco il viaggio, come ho fatto per tutta la vita, spostandomi dalla Francia al Giappone, dalle cascate del Niagara al Cile, sempre con la curiosità di conoscere tradizioni diverse.

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