Musica
Cos’è la misofonia: scopriamolo con Rose Villain
La cantante si è raccontata a tutto tondo nel programma Hot Ones Italia di Alessandro Cattelan. Dalla recente esperienza a Sanremo 2025 alle emozioni vissute aprendo i concerti dei Coldplay, fino a una rivelazione sulla sua misofonia, la giovane artista ha condiviso dettagli inediti della sua vita personale e professionale. L’intervista ha offerto uno spaccato autentico della Villain, che ha saputo trasformare le sue esperienze in crescita personale e professionale, senza nascondere le difficoltà che ha affrontato lungo il percorso.

All’anagrafe è registrata come Rosa Luini, cantautrice e rapper italiana nata a Milano. Dopo aver studiato musica negli Stati Uniti, si è fatta conoscere con uno stile unico che mescola sonorità hip-hop, elettroniche e alternative. La sua carriera è decollata grazie a brani che hanno conquistato il pubblico italiano e internazionale. Il suo nome d’arte nasce dall’unione tra “Rose”, che richiama il suo vero nome e la bellezza dei fiori, e “Villain”, termine inglese che significa “cattivo” o “antagonista”, rappresentando il suo lato ribelle e anticonformista nella musica.
Un viaggio tra successi e crescita artistica
Ospite del format condotto da Alessandro Cattelan, Rose Villain ha ripercorso alcuni momenti cruciali della sua carriera musicale. Reduce dalla sua seconda partecipazione al Festival di Sanremo 2025, la cantante ha rivelato come il tempo e l’esperienza l’abbiano aiutata a vivere la competizione in maniera più serena: “La prima volta è stata un turbinio di emozioni, tra interviste e telecamere. Ora ho imparato a gestire tutto con più tranquillità”.
Aprendo per le popstar Coldplay
Oltre a Sanremo, un’altra esperienza indimenticabile è stata quella di aprire quattro concerti dei Coldplay allo Stadio Olimpico di Roma. “A vent’anni mi sarebbe sembrato un sogno irraggiungibile, e probabilmente l’adrenalina mi avrebbe giocato brutti scherzi. Ora, invece, riesco a godermi questi momenti con consapevolezza”, ha spiegato l’artista. Salire su un palco davanti a centomila persone le ha dato una certezza: “Ho capito che posso fare gli stadi e che un giorno li farò”.
L’emozione di cantare per il proprio pubblico
Nonostante le grandi esibizioni davanti a un pubblico numeroso, la soddisfazione più grande per Rose Villain è stata un’altra: “Il momento più emozionante della mia carriera è stato cantare davanti a persone che avevano comprato un biglietto solo per me e che conoscevano ogni parola delle mie canzoni. È stata un’emozione unica”.
La sfida della misofonia
Tra le curiosità emerse durante l’intervista, la cantante ha parlato apertamente di una condizione particolare con cui convive: la misofonia. Questo disturbo, caratterizzato da una reazione intensa e negativa a determinati suoni, influisce sulla sua quotidianità: “Non mi fa impazzire andare al cinema. Ho un problema con i rumori prodotti dalle persone: se qualcuno mastica o fa rumori strani, per me è insopportabile”.
Meglio da sola
Proprio per questo, ha spiegato di preferire le visioni solitarie: “Adoro andare al cinema da sola, in questo modo posso godermi il film senza distrazioni”. Un dettaglio che ha sorpreso molti fan, mostrando un lato intimo e personale dell’artista.
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Musica
Buon Compleanno Mina, mito senza tempo: dagli autografi segreti ai duetti mancati, il cuore calabrese della più grande
85 anni e un mito che non conosce confini. La più grande cantante italiana festeggia il compleanno senza mai smettere di sorprendere: tra piccoli gesti privati, legami sinceri con la Calabria e un amore sconfinato per la sua gente.

Quando si parla di Mina, ogni parola sembra superflua. Eppure, ogni volta che si accendono le candeline – oggi sono ben 85 – si rinnova il mistero e la magia di una voce che ha attraversato il tempo e le generazioni senza mai sfiorire. Mina è un monumento, una presenza-assenza che continua a dominare la scena musicale italiana con la forza silenziosa di chi ha scelto di sottrarsi agli occhi, ma non certo al cuore del pubblico. Ed è proprio in questa assenza che si alimenta il mito della Tigre di Cremona, capace ancora di sorprenderci con gesti piccoli e autentici, lontani anni luce dal clamore di certa contemporaneità.
Franco Laratta, direttore di LaC News24, ci guida in un viaggio delicato e affettuoso, svelando i legami inediti e profondi che uniscono Mina alla Calabria. Un ritratto intimo di una diva capace di far battere il cuore degli italiani e di tutti coloro che amano la musica. E che continua a farci sentire la sua voce anche quando sembra restare dietro le quinte.
Nei primissimi anni ‘60 Mina partecipò a un festival a Vibo Valentia. Era una ragazzina ma si fece subito notare per la sua voce inarrivabile e la sua grande capacità di cantare in pubblico.
Ma Mina l’ irraggiungibile, in realtà tiene molto ai contatti con i suoi fans.
Tre anni fa Giulia Barbarossa di Cosenza, studentessa, cresciuta con quella splendida voce, non ci voleva credere. Eppure proprio nel giorno del suo 18esimo compleanno, quasi alla fine della festa, bussa il corriere che consegna una busta indirizzata a Giulia, con una foto autografata: “Buon compleanno Giulia”. Firmato Mina.










Era stato il papà Pino a inviare una mail a Mina e incredibilmente lei fece arrivare la foto autografata all’indirizzo indicato. Gioia e lacrime di commozione. Anche per il papà che un autografo di Mina lo aveva da sempre desiderato per sé: «Ma sono felice che lo abbia ricevuto Giulia. Grazie immensa Mina» .
E se di recente Mina è ‘tornata’ in Calabria per incidere un pezzo di Sergio Cammariere, la splendida Tutto quello che un uomo, nel 1976 chiamò Mino Reitano e gli chiese di scrivere un pezzo per lei. Reitano era considerato ingiustamente un artista minore, un po’ folkloristico, ma a lei non interessavano certi pregiudizi. Lui, quasi incredulo, le donò un pezzo bellissimo, Terre lontane, che Mina inserì nel suo doppio fortunatissimo album, Singolare/Plurale che arrivò a vendere oltre un milione di copie.
Mina aveva in mente un duetto con Mia Martina, artista che amava molto, ma non ci furono le condizioni e poi nemmeno il tempo. Nel 1978, Mia Martini partecipò ad uno degli ultimi memorabili concerti di Mina a ‘Bussola Domani’ dí Viareggio: ‘In vita mia solo tre concerti mi hanno stregata: Ray Charles, Aretha Franklin e Mina.
L’esperienza di ‘Bussola domani’ è stata assolutamente irripetibile. L’ho applaudita a lungo, in piedi sulla poltroncina, fino a spellarmi le mani. Il feeling di Mina è paragonabile solo a quello di alcuni artisti di colore, che io amo particolarmente, e che ho citato. Sorretta da una carica e da un talento micidiali, credo non abbia paragoni nel mondo di noi bianchi”. Mina ebbe a dire della Martini: “Cosa ne penso? Mi piace moltissimo, basta sentirla per imparare sempre qualcosa. La precisione, la purezza, l’uso della voce. La passione no, quella ce l’hai o non ce l’hai. Quella non si impara. Lei ne aveva da vendere”.
Alla notizia della tragica morte di Mia Martini, Mina volle ricordarla incidendo un suo brano: “ho indegnamente fatto un suo pezzo, per la precisione “Almeno tu nell’universo”, ma meglio se sentite la sua versione!’’.
E Mina ha trovato il tempo per rispondere all’appello di un gruppo di amici di Vibo Valentia, che le avevano chiesto un autografo per un settantenne seriamente malato, suo grande ammiratore. Se ne fece interprete Vito Teti, antropologo e docente universitario.«E’ stato il più bel compleanno della mia vita. Non riuscivo a crederci. I miei amici di sempre mi hanno fatto il regalo più bello che potessi ricevere.
Ma un grazie infinito va alla “mia” Mina, la più grande cantante del mondo, ma soprattutto una donna dalla grande sensibilità e dall’ umanità senza pari». A dirla tutta Mina aveva anche provato a chiamare ai numeri telefonici indicati nella mail. Ma nessuno le rispose. Vito Teti commentò: “effettivamente abbiamo ricevuto una chiamata da un numero estero sconosciuto. Pensavamo fosse un call center, non pensavamo certo che fosse Mina!”
di Franco Laratta
Musica
La rinascita di Loredana Errore: “Vorrei partecipare a Sanremo l’anno prossimo”
La cantante ha un obiettivo chiaro per il futuro: partecipare al Festival di Sanremo 2026. Dopo la sua esperienza nel programma Ora o mai più, l’artista siciliana si sente pronta a rimettersi in gioco e a portare la sua voce sul palco dell’Ariston. In un’intervista rilasciata al settimanale Oggi, ha raccontato il suo percorso artistico, il difficile ritorno sulle scene e il profondo legame con la fede, che l’ha sostenuta nei momenti più bui della sua vita.

Loredana Errore è determinata a realizzare un nuovo traguardo nella sua carriera musicale: Sanremo 2026. “Voglio propormi per il Festival e sono fiduciosa”, ha dichiarato la cantante, che ha recentemente partecipato a Ora o mai più, il programma dedicato agli artisti che vogliono rilanciare la propria carriera. “Avrei voluto vincere, è ovvio. Ma alla fine la gara non era così importante, quel programma ci ha dato la possibilità di farci rivedere, di raccontare le nostre storie”, ha spiegato.
Nel 2010 ad Amici
Loredana è stata una delle protagoniste dell’edizione di Amici del 2010, che l’ha vista in finale con Emma Marrone. Quell’anno ha segnato la nascita di alcuni tra i più importanti talenti della scena italiana, tra cui Stefano De Martino, Pierdavide Carone, Enrico Nigiotti ed Elena D’Amario. “È stato un anno straordinario, forse il migliore di tutti”, ricorda con affetto. Tuttavia, la sua carriera ha subito una brusca interruzione a causa di un grave incidente stradale che ha rischiato di compromettere per sempre la sua vita e la sua mobilità.
L’incidente che le ha cambiato la vita: “Ho sempre creduto che sarei tornata a camminare”
Il 4 settembre 2013 è una data che Loredana Errore non dimenticherà mai. “Stavo tornando a casa dopo una serata con amici quando ha iniziato a piovere fortissimo. A causa dell’aquaplaning ho perso il controllo dell’auto, che si è ribaltata”. In quei drammatici momenti, ha trovato forza nella preghiera: “Lì è successo qualcosa di miracoloso: nonostante non sentissi nulla dalla vita in giù, ho avvertito una scossa, come dei calci di cavallo. L’ho interpretata come un segnale che ce l’avrei fatta”.
A rischio paralisi
I medici le dissero che sarebbe rimasta paralizzata, ma lei non ha mai smesso di credere nella sua guarigione. Dopo un intervento al midollo spinale, ha affrontato un lungo e doloroso percorso di riabilitazione. “Ringrazio la vita che mi ha dato la possibilità di vedere sempre al di là delle cose materiali. Ho sempre avuto una grande fede, ma ci sono momenti in cui ti concentri su altro. Il seme c’è sempre stato, dopo l’incidente è stato fondamentale”.
Il difficile ritorno nel mondo della musica
Dopo l’incidente, tornare nel mondo della musica non è stato facile per Loredana. “Non sono nemmeno sicura di esserci rientrata adesso, non prendiamoci in giro”, ammette con sincerità. “Ma quello che mi ha salvato in quei momenti di dolore è stato l’amore per la musica e l’affetto dei miei fan, che non mi hanno mai abbandonato”.
La sua partecipazione a Ora o mai più ha rappresentato un primo passo importante per riconquistare il suo spazio nel panorama musicale italiano. Con la sua determinazione e il sostegno del pubblico, Loredana continua a lottare per il suo sogno: tornare a calcare i palchi più importanti e, magari, realizzare il desiderio di esibirsi a Sanremo nel 2026.
Musica
Ma quanta Italia all’Eurovision: siamo sicuri che non si tratti di un… Sanremo bis?
Scopriamo chi sono gli Shkoda Elektronike, protagonisti a Eurovision 2025: l’altra Italia oltre Gabry Ponte e Espresso Macchiato.
L’Eurovision Song Contest 2025, infatti, vedrà una forte presenza italiana, ben oltre la partecipazione di Gabry Ponte con Tutta l’Italia per San Marino e del talentuoso Lucio Corsi. Tra i nomi che rappresenteranno il nostro Paese, direttamente o indirettamente, spicca un duo che gareggerà per l’Albania: gli Shkodra Elektronike. La formazione, composta dal cantautore e produttore Kolë Laca e dalla cantautrice Beatriçe Gjergji, ha conquistato il biglietto per la kermesse internazionale dopo aver vinto il 63º Festivali i Këngës con il brano Zjerm.

Il prossimo 13 maggio, a Basilea, i due artisti porteranno sul palco una fusione di suoni elettronici e tradizione balcanica, frutto di un background artistico e culturale profondamente legato all’Italia. Ma chi sono davvero gli Shkodra Elektronike e perché possiamo considerarli parte della scena musicale italiana?
Le origini italiane di Kolë Laca e Beatriçe Gjergji
Gli Shkodra Elektronike si sono formati ufficialmente nel 2019, ma la loro storia musicale ha radici ben più profonde, che attraversano l’Italia e l’Albania. Kolë Laca è stato per anni il tastierista della storica band italiana Teatro degli Orrori, al fianco di Pierpaolo Capovilla, e ha fondato il duo elettronico 2Pigeons con Chiara Castello. Laca ha trascorso oltre vent’anni in Italia, periodo durante il quale ha maturato un’identità musicale eclettica e sperimentale. In un’intervista del 2020 a TgCom24, raccontava: “Da ragazzo la consideravo, come sempre accade, una musica vecchia, guardavo ad altro, vuoi paragonare i Depeche Mode con un cantante di musica tradizionale! Quando cresci, invece, ti riavvicini, sei curioso sulle tue origini”.
Il primo contatto online
La connessione con l’Italia riguarda anche Beatriçe Gjergji. Anche lei originaria di Scutari, ha vissuto per anni in Umbria, dove ha lavorato in fabbrica mentre coltivava la sua passione per la musica. Laca e Gjergji si sono conosciuti online, grazie alla comune appartenenza alla diaspora albanese in Italia. Il loro primo incontro è stato casuale: “Lei mi ha contattato quando ancora suonavo con il Teatro degli Orrori. Seguiva la mia musica e poi era di Scutari. Ho voluto approfondire e, sempre sui social, ho scoperto che aveva un gruppo, e cantava davvero bene”, racconta Laca. Da quell’incontro è nata una collaborazione che li ha portati a esibirsi alla Biennale di Venezia nel 2019 e a ottenere riconoscimenti internazionali, come la selezione del loro ultimo album per il premio MOST – Balkan Music Export.
Cos’è il Post Immigrant Pop e come arriva all’Eurovision Song Contest 2025
La loro musica è stata definita Post Immigrant Pop, un genere che mescola le sonorità elettroniche contemporanee con elementi della musica tradizionale albanese e influenze occidentali. Laca e Gjergji spiegano così il concetto: “Post Immigrant Pop significa che siamo cittadini italiani ma anche albanesi, siamo tutte e due le cose e, in realtà, nessuna delle due; Immigrant perché viviamo una commistione tra la nostra cultura originaria e quella che abbiamo scoperto e fatto nostra; Pop perché con l’elettronica parliamo una lingua oggi comprensibile”.
Canteranno il fuoco della resilienza
Il brano Zjerm, con cui gareggeranno a Eurovision, incarna perfettamente questa filosofia musicale. Il titolo significa “fuoco” in albanese ghego e il testo trasmette un messaggio di resilienza, passione e speranza in un futuro migliore. Il pezzo combina ritmi elettronici pulsanti con melodie balcaniche, creando un sound ipnotico che promette di lasciare il segno sul palco europeo.
Il loro percorso verso Eurovision 2025
La loro vittoria al Festivali i Këngës ha rappresentato un importante traguardo. Dopo un primo tentativo nel 2022, nel quale non erano riusciti a imporsi, il 2024 ha segnato la loro consacrazione, permettendo loro di rappresentare l’Albania in uno degli eventi musicali più seguiti al mondo. Questo risultato testimonia la loro crescente popolarità e il riconoscimento della loro identità musicale unica.
Un momento simbolico importante per l’asse italo-albanese
Gli Shkodra Elektronike porteranno in scena un’esibizione altamente suggestiva, dove luci e visual si fonderanno con il ritmo incalzante di Zjerm, esaltando il loro stile unico. La loro presenza a Eurovision 2025 rappresenta non solo un’opportunità per far conoscere la loro musica a un pubblico più ampio, ma anche un momento simbolico per la comunità albanese e italiana, che si riconosce in questo viaggio artistico e culturale.
Tra innovazione e tradizione
Il progetto musicale di Laca e Gjergji dimostra come la musica possa essere un ponte tra culture diverse. La loro capacità di fondere la tradizione albanese con le sonorità elettroniche moderne li ha resi un fenomeno musicale apprezzato sia in Albania che in Italia. Il loro percorso artistico riflette la complessità delle identità post-migranti, offrendo una prospettiva nuova e originale sulla scena musicale europea.
Il 13 maggio, quando saliranno sul palco di Basilea, porteranno con sé non solo una canzone, ma una storia di migrazione, appartenenza e innovazione. Il pubblico europeo sarà pronto ad accoglierli? Una cosa è certa: il Post Immigrant Pop degli Shkodra Elektronike è destinato a lasciare il segno.
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