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Musica

Fiordaliso vittima di un furto: l’appello a Estate in Diretta

Fiordaliso è stata ospite a Estate in Diretta dove ha raccontato di essere stata vittima di un furto durante il suo tour a Pontecagnano: tutti gli strumenti dei suoi musicisti sono stati rubati dal furgone.

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    Fiordaliso, ospite di Estate in Diretta, ha raccontato di una terribile esperienza vissuta durante il suo ultimo tour in Italia. La cantante, recentemente tornata alla ribalta dopo la sua partecipazione all’ultima edizione del Grande Fratello, dove ha stretto una forte amicizia con Beatrice Luzzi, ha rivelato di essere stata vittima di un furto: le hanno rubato gli strumenti musicali.

    L’appello disperato di Fiordaliso

    Nunzia De Girolamo, conduttrice del programma, ha chiesto a Fiordaliso di fare un appello e raccontare l’accaduto. La cantante si è lasciata andare a un lungo sfogo in diretta: «Aiutatemi. È successa una cosa davvero brutta. Hanno rubato gli strumenti a tutti i miei musicisti ieri a Pontecagnano. Vi prego, se qualcuno sa qualcosa, ci aiuti. Questi strumenti sono il mezzo di lavoro dei ragazzi, hanno investito molti soldi per acquistarli. Hanno portato via tutto quello che c’era nel furgone. Hanno rubato gli strumenti di lavoro, ed è proprio questo che fa più male».

    Il valore degli strumenti musicali

    Fiordaliso ha sottolineato l’importanza degli strumenti musicali, sia a livello umano che economico: «L’acquisto di questi strumenti ha richiesto un vero e proprio investimento di molto denaro da parte di tutti». La cantante ha quindi invitato chiunque avesse visto qualcosa a parlare e a raccontare cosa hanno visto, nella speranza di poter recuperare gli strumenti rubati.

      Musica

      Thomas Raggi conquista Capri: il chitarrista dei Måneskin incanta l’Anema e Core

      Dopo la tournée mondiale, Thomas Raggi si è concesso una pausa a Capri, dove ha sorpreso tutti con una performance di “Zitti e buoni” alla taverna Anema e Core, rinomato ritrovo delle celebrità.

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        Thomas Raggi, chitarrista dei Måneskin, è tornato a Capri, dove ha fatto tappa alla famosa taverna Anema e Core. Dopo il successo mondiale della tournée con la band, il musicista si è concesso un momento di relax sull’isola, ma non ha resistito alla tentazione di esibirsi in una performance improvvisata.

        Accolto dagli applausi e dall’entusiasmo dei presenti, Raggi ha preso in mano una chitarra elettrica prestata dalla Anema e Core Band e ha suonato “Zitti e buoni”, il brano che ha segnato la svolta nella carriera dei Måneskin, portandoli alla vittoria dell’Eurovision e consacrandoli nell’olimpo della musica internazionale.

        Ma la serata di Raggi non si è conclusa lì: il chitarrista ha continuato a divertirsi con gli amici, ballando e cantando al centro della pista, in un’atmosfera di festa che, come sempre, all’Anema e Core sembra non conoscere fine. Sotto la guida del patron Gianluigi Lembo, il by night caprese si conferma un punto di riferimento per le celebrità. Solo due giorni prima, infatti, l’attore hollywoodiano Jeremy Renner, noto come “Occhio di Falco” nella saga del Marvel Cinematic Universe e due volte candidato all’Oscar, aveva deliziato gli ospiti del locale con la sua interpretazione di “My Way”, il classico intramontabile di Frank Sinatra.

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          Musica

          Complottismo rock: molto più che semplici “bufale”

          Leggende metropolitane, idee balzane, fake news ante litteram: chiamatele come volete… è indubbiamente suggestivo leggerle ma si tratta naturalmente di parti di fantasia.

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            Il mondo del Rock ha fornito ai propri appassionati, nel tempo, non solo musica (spesso grandiosa)… ma anche scenari particolarmente ricchi di sfaccettature fra le più strambe. I massimi esponenti del genere hanno costruito intorno a loro, più o meno involontariamente, leggende misteriose che, in determinati casi, hanno contribuito a lanciare la loro carriera. Ma anche sancendo rovinosi fallimenti.

            Non solo Elvis, Jim Morrison e McCartney

            Per definizione avulso dai canoni inibitori di una società alienante, il rock ha trasposto valori d’indipendenza e di libertà nella sua cultura, segnando un enorme divario con gli altri movimenti artistici. Con presupposti di questa vivacità, è impossibile evitare la nascita e la diffusione a macchia d’olio di vere e proprie correnti complottiste, Quelle che, nel corso degli anni, non hanno fatto altro che alimentare in modo esponenziale e deleterio varie dicerie. Che vorrebbero Elvis e Jim Morrison ancora vivi (ed anagraficamente decrepiti) in qualche parte del mondo sotto mentite spoglie, piuttosto che la morte per incidente d’auto di Paul McCartney nel 1966, poi sostituito da un sosia, che agirebbe in vece sua ancora oggi.

            I Supertramp sapevano in anticipo cosa sarebbe successo alle Twin Towers

            Breakfast In America, splendido album dei Supertramp uscito nel 1979, presenta in copertina, un’immagine che ha alimentato uan teoria particolarmente sinistra. La cover mostra, in primo piano, una foto di New York. Al posto della Statua della Libertà, c’è una cameriera di fast food che regge, invece della fiamma della Libertà, un bicchiere di succo d’arancia. L’immagine vorrebbe rappresentare una foto scattata dalla finestra di un aereo (il mezzo utilizzato per l’attentato), con le Torri Gemelle bene in vista. Il logo della band viene in parte coperto dalle Torri e mostrerebbe, specularmente, la scritta 9/11. Ci sono anche sostenitori dell’idea che il bicchiere di succo, di un arancione molto acceso, rappresenti le fiamme che avvolsero le torri in quel giorno tremendo. Comunque sia… rimane il loro album di maggiore successo commerciale, con più di quattro milioni di copie vendute nei soli Stati Uniti. Ma per i complottisti i membri del gruppo avrebbero previsto l’attentato terroristico dell’11 settembre ben 22 anni prima in quanto appartenenti ad una setta massonica che avrebbe contribuito all’attentato. Una strage pensata per rovesciare una delle più grandi potenze economiche globali e portare a compimento un nuovo ordine mondiale.

            Il Duca Bianco verrebbe dal futuro

            David Bowie sarebbestato un profeta che utilizzava i suoi dischi per mandare una serie di messaggi nascosti all’umanità. Era il 1972 e, il Duca Bianco pubblica The Rise And Fall Of Ziggy Stardust & The Spiders From Mars. Sulla cover del disco, figura un’insegna che sovrasta il capo di Bowie, “K.West”. Secondo il complotto, Bowie avrebbe predetto il successo del Rapper statunitense Kayne West che, sarebbe nato 5 anni dopo. La traccia d’apertura del disco, guarda tu che combinazione, si intitola Five Years! La storia che sottointende al disco racconta che, in un mondo post apocalittico, l’unica speranza per l’umanità sia rappresentata da un salvatore proveniente dallo spazio, l’uomo delle stelle.

            Quei satanassi degli Eagles

            Gruppi fra i più disparati sono stati accusati di professare il culto delle arti oscure e, tra queste, ci sono anche gli Eagles. In particolare, secondo alcune teorie, la copertina del celeberrimo Hotel California, mostrerebbe la dimora del maestro dell’occultismo Aleiester Crowley. Casa nella quale, tra l’altro, ha realmente per anni vissuto il chitarrista dei Led Zeppelin, Jimmy Page, grande appassionato di occultismo.

            Kurt Cobain non si sarebbe suicidato

            Tra i complotti più famosi figura quello del presunto omicidio del Leader dei Nirvana, Kurt Cobain. Il musicista pose fine alla sua esistenza nel 1994, presso la sua abitazione di Seattle. Ma l’inquieto Kurt non avrebbe scelto di togliersi la vita: alla base della sua scomparsa ci sarebbe una congiura architettata dalla moglie Courtney Love che avrebbe offerto 50 mila dollari ad un sicario affinché inscenasse il suicidio del marito.

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              Musica

              “Amadeus? Come uomo è inesistente”: parola di Adriano Aragozzini

              L’ex “patron” sanremese Aragozzini non ha avuto parole tenere nei confronti di Amadeus, direttore delle ultime edizioni di Sanremo. Che cosa penserà del ritorno di Carlo Conti?

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                Fin dalle prime edizioni, il “sale” di Sanremo non sono stati i fiori ma… le polemiche. Senza di esse sarebbe una noia mortale. Adriano Aragozzini, ex patron sanremese dal 1989 al 1993, torna a parlare della kermesse, dopo aver concluso di organizzare (e festeggiare) il matrimonio di sua figlia. Un’unione civile celebrata da Piero Chiambretti (anche lui conduttore sanremese nel 1997, «tra il comico e il commovente». Con Piero l’amicizia è salda, dal 2006 al 2008 partecipò anche come caustico critico televisivo alla trasmissione satirica Markette di Chiambretti, in onda su LA7.

                Attualmente è manager di un tenore

                Tre mogli, tre figlie, ancora tanto da fare e raccontare nonostante i suoi 86 anni, Aragozzini mantiene fede alla tempra che l’ha sempre contraddistinto «Sono manager di un tenore meraviglioso che voglio lanciare, Giuseppe Gambi». Magari potrebbe proporlo giusto a Sanremo…

                Pro Conti, critica Amadeus

                «L’arrivo di Carlo Conti il prossimo anno a Sanremo è un fatto positivo per la musica italiana. Ha stile, classe, categoria. Può fare benissimo e mi dà fiducia. Perché il signor Amadeus, tanto celebrato per questo “miracolo d’ascolti”, ha americanizzato il Festival. Se va a vedere gli ascolti della Rai, nel mio Sanremo del 1989 non c’è stata una serata che Amadeus abbia battuto, ma nessuno lo ha scritto».

                Un fatto personale

                La critica ad “Ama” è precisa e piccata: «Come artista non lo discuto, ma come uomo è inesistente». Alla domanda sul perchè di tale affermazione, lui pronto risponde: «Ho dei messaggi sul telefono che conservo. Riguardano i giorni in cui l’ho cercato per proporre il mio artista, ma Amadeus ha scartato due brani». Ma «lui ha voluto scartare Adriano Aragozzini, non le canzoni». Il contenuto preciso non viene svelato ma «sono un documento che voglio tenere con me e che tirerei fuori semmai rispondesse dopo aver letto le mie parole».

                Conduttori alternativi ne abbiamo?

                Quando il discorso verte sui possibili nuovi volti da mandare all’Ariston, Aragozzini non si contiene: «Alessandro Cattelan? Per carità. Stefano De Martino? Non mi sembra una star. Uno come Pippo Baudo nasce ogni cento anni, un nuovo Baudo non c’è. Mi piace Marco Liorni ma è sempre della generazione di Conti, eccetera. Guardi, se ci sono giovani bravi, io non ne conosco».

                Un record personale del quale va fiero

                Nel 1998 Aragozzini organizza allo stadio Olimpico di Roma, per la prima volta concesso integralmente per un evento musicale con il palco al centro del campo, il concerto di Claudio Baglioni. Lo spettacolo farà il tutto esaurito e stabilirà il record italiano di spettatori paganti in un singolo concerto in uno stadio.

                Riconoscendo un grande abbaglio del passato

                Al quotidiano Libero racconta un paio di episodi che, facendo trasparentemente autocritica, dimostra due suoi errori clamorosi. «Nella vita ho fatto due errori, chiamiamoli figuracce. Uno è questo. Gino Paoli, che mi aveva anche presentato Tenco, di cui fui il primo manager, un giorno mi disse: “Vieni alla Rca, ti presento un artista numero 1 in Italia, vedrai”. Andai. Ci siamo seduti al bar della Tiburtina. Arriva un signore basso, con il basco, vestito malissimo, con l’accento bolognese, aveva la mano sudata. Io all’epoca facevo il giornalista alla Rizzoli. Un giorno mi chiama Gino sempre per Dalla: “Ma io non posso occuparmi di Dalla, non ho tempo”, tagliai corto. Tergiversai. E la cosa tramontò. Dalla ebbe successo dieci anni dopo: feci una figuraccia, ma non grave». Quella più grave fu con Renato Zero, presentatogli da Patty Pravo. «Si siede sul divano verde appena preso piantandoci su gli stivali. “Mi vuoi?”, chiese. “Non ho tempo”, dissi. E se ne andò triste. Dopo poco vendette con il primo album un milione e mezzo di copie…».

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