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Musica

Gaia e la libertà di essere se stessa, sul palco e anche fra le lenzuola

Gaia Gozzi torna sulle scene con il nuovo album Rosa dei Venti, uscito da qualche giorno. Dopo il successo di Sesso e Samba con Tony Effe, la cantautrice italo-brasiliana si ripresenta al pubblico con un progetto che riflette un viaggio interiore e artistico, maturato tra esperienze personali e professionali.

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    La partecipazione a Sanremo 2025 con il brano Chiamo io chiami tu, ad essere sinceri, non ha portato i risultati sperati: Gaia si è classificata ventiseiesima su ventinove e ultima al televoto in finale. Nonostante la delusione, il brano sta trovando nuova vita sui social grazie alla coreografia di Carlos Diaz Gandia, diventata un clamoroso esempio di viralità. “Sanremo di Amadeus sarebbe stato più adatto a me. Questo è stato il Festival della canzone autorale”, ha dichiarato Gaia.

    Un album nato da viaggi e introspezione

    Rosa dei Venti è il frutto di un intenso periodo di riflessione e viaggi tra l’Italia e l’Amazzonia. Il disco contiene 13 tracce e include collaborazioni di rilievo con artisti come Guè, Capo Plaza, Toquinho e Lorenzza. “Mi sono presa il mio tempo per riscoprirmi e accettare ogni parte di me, anche quella più pop”, racconta la cantante.

    La sessualità vissuta con naturalezza

    Gaia affronta con grande serenità il tema della sessualità, dichiarando di non sentire il bisogno di etichette o coming out: “Non mi sono mai definita. Vivo la mia sessualità in modo naturale e senza pressioni”. Una posizione che rispecchia una nuova generazione di artisti sempre più liberi da schemi rigidi.

    Il rapporto con Olly: solo amicizia

    Dopo le speculazioni su una presunta relazione con Olly, Gaia chiarisce che tra loro c’è solo una solida amicizia: “Gli voglio bene, ma non c’è nulla di più”.

    Salute mentale e gestione della pressione

    Nel brano Rosa dei Venti, Gaia canta di “disturbi mentali che tendo a coprire con sorrisi falsi”. Con una crescente attenzione al benessere psicologico, spiega come si protegge dai crolli emotivi: “Cerco il mio equilibrio tra terapia e meditazione. Ho persone attorno a me che sanno ascoltarmi e rispettare i miei spazi”.

    La disparità di genere nell’industria musicale

    Gaia ha spesso parlato della disparità di genere nella musica italiana. Anche se il suo team è composto per il 90% da donne, nel suo album compare solo un’altra artista femminile, Lorenzza: “Purtroppo in Italia ci sono ancora poche figure femminili nella produzione musicale, ma possiamo e dobbiamo fare di più”.

    Il tour e nuovi progetti

    Nonostante gli alti e bassi, Gaia guarda avanti con entusiasmo. Il 7 maggio si esibirà al Fabrique di Milano e promette uno show che rappresenterà al meglio la sua nuova era musicale. Con Rosa dei Venti, Gaia riafferma la sua identità artistica, tra sonorità pop e radici brasiliane, pronta a conquistare ancora una volta il pubblico.

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      Musica

      “Sono solo, ma canto l’amore degli altri”: Achille Lauro sogna la voce di Mina per un suo brano

      Presentato con un concerto a sorpresa sulla scalinata di Trinità dei Monti, il nuovo disco di Achille Lauro è un viaggio tra ricordi, amori sfuggenti e rinascita personale. Comuni Mortali svela l’uomo dietro il personaggio: fragile, consapevole, in cerca di verità e libertà. Lauro oggi è questo: un ragazzo di borgata diventato cantautore globale. Che canta l’amore anche se non lo vive, che vive libero anche se resta in bilico. Comuni Mortali è il suo disco più umano. E forse, proprio per questo, il più potente.

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        Achille Lauro è tornato “figliol prodigo” nella sua Roma per presentare Comuni Mortali, il suo settimo album. Lo ha fatto in grande stile: concerto gratuito a sorpresa sulla scalinata di Piazza di Spagna. Nemmeno la pioggia ha fermato i fan, accorsi in cinquemila. Lauro scende le scale come una star, ma con l’anima a nudo. Baci, abbracci, uno sguardo malinconico rivolto alla città che lo ha visto scappare da una periferia difficile.

        “La noia mi uccideva. Ho trasformato il disagio in musica”

        Dal terrazzo della Casina Valadier, Lauro parla senza filtri: «Sono cresciuto con amici che non riuscivano a immaginare una vita oltre la panchina del quartiere. Io quella panchina l’ho distrutta a calci». La sua ascesa è iniziata così: tra ribellione e voglia di redenzione. «All’inizio esageravo, oggi ho trovato equilibrio. Posso piacere a tutti, ma resto me stesso».

        Un album di dediche e assenze

        Lauro definisce il disco “una raccolta di dediche musicali”. C’è una canzone per sua madre, Cristina, che lei non ha ancora ascoltato. C’è Amor, ballata malinconica tra i vicoli notturni di Roma. E poi c’è il vuoto dell’amore: «Sono stato innamorato per anni, ma lo vivo in modo strano. Ora sono solo. In questo disco canto l’amore degli altri, amplessi rubati, legami spezzati». Nessuna autobiografia esplicita, ma tracce di un cuore che ha vissuto.

        Dai fischi a Sanremo al sogno di dirigerlo

        Lauro non dimentica chi lo chiamava “pagliaccio in tutina” durante Sanremo 2021. «Facevo arte, non show. Ma il tempo ha dato ragione a ciò che ero». Oggi sogna di dirigere il Festival: «Prima o poi, diventerò direttore artistico. Non importa quando». E intanto Incoscienti Giovani, uno dei brani in gara nel 2024, è tra i più amati dell’anno.

        “In America sono felice: non mi riconosce nessuno”

        Da Roma a Milano, da Los Angeles a New York: Lauro ha girato il mondo. «Negli USA sto da Dio: nessuno mi ferma per strada, faccio la fila al supermercato come tutti. È liberatorio». Proprio da lì scrive con più facilità, lontano dalle aspettative e dai riflettori.

        Il futuro? Un film, forse. E un pezzo per Mina

        Il cinema lo corteggia: «Un produttore importante mi ha proposto qualcosa. Ma vorrei stare dietro la cinepresa, non davanti». Intanto ha inviato una canzone a Mina: «Non so se la canterà, ma anche solo averci provato è stato magico».

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          Musica

          La musica come speranza: Cristicchi suona una chitarra fatta col legno dei barconi dei migranti

          Il cantautore emoziona Napoli suonando una chitarra realizzata con il legno dei tristemente noti barconi. Durante l’evento “Dialoghi con i giovani per il Giubileo”, il cantautore ha raccontato la sua storia e il potere dell’arte nel trasformare il dolore in speranza. Ecco cosa è successo nella serata speciale alla basilica di San Pietro ad Aram.

          un concerto simbolico nella basilica di san pietro ad aram

          Nel cuore di Napoli, nella basilica di San Pietro ad Aram, Simone Cristicchi ha regalato al pubblico un’esibizione carica di significato. L’evento, parte del ciclo “Dialoghi con i giovani per il Giubileo”, è stato organizzato dall’arcivescovo don Mimmo Battaglia per offrire ai ragazzi momenti di riflessione e confronto.

          la chitarra dai barconi: un messaggio di trasformazione

          Cristicchi ha suonato una chitarra speciale, costruita con il legno delle imbarcazioni dei migranti. Lo strumento è frutto del progetto “Metamorfosi”, promosso dalla fondazione “Casa dello spirito e delle arti”, che coinvolge i detenuti del carcere di Secondigliano in un percorso di riscatto attraverso la liuteria. Un simbolo potente di dolore trasformato in arte e speranza.

          la voce di cristicchi e amara emoziona il pubblico

          Accompagnato dalla compagna di vita e artista Amara, Cristicchi ha intonato “Che sia benedetta”, brano scritto proprio da Amara e portato al successo da Fiorella Mannoia a Sanremo. La canzone, con il suo messaggio di resilienza, ha toccato il cuore delle centinaia di giovani presenti.

          don mimmo battaglia e la lettera di una giovane in difficoltà

          Durante l’evento, l’arcivescovo di Napoli ha letto la lettera di una ragazza che gli aveva scritto in cerca di aiuto per affrontare le difficoltà della sua età. Prendendo spunto da queste parole, don Mimmo ha chiesto a Cristicchi quale fosse, secondo lui, la cura al dolore.

          l’arte come salvezza: la testimonianza di cristicchi

          Cristicchi ha condiviso un momento personale e toccante della sua vita. “La mia storia inizia a dieci anni, quando è morto mio padre, che aveva solo 40 anni. Dentro di me cresceva la voglia di vendetta, mi sentivo auto-emarginato dalla società. Poi ho iniziato a disegnare e a creare un ‘mondo perfetto’ sui fogli bianchi. L’arte mi ha salvato la vita. Se non avessi disegnato in maniera compulsiva, sarei rimasto intrappolato in quel dolore”.

          il dialogo con i giovani: domande e riflessioni

          La serata si è conclusa con un dialogo aperto tra Cristicchi e i ragazzi presenti. Le domande hanno toccato temi profondi, dall’importanza dell’espressione artistica alla ricerca del senso della vita. Un incontro intenso, che ha lasciato un segno nel cuore di chi ha partecipato.

          conclusione: quando la musica diventa strumento di speranza

          L’esibizione di Simone Cristicchi a Napoli non è stata solo un concerto, ma un vero e proprio messaggio di trasformazione. Attraverso la sua chitarra speciale e le sue parole, ha dimostrato che l’arte può essere un ponte tra il dolore e la speranza, offrendo a tutti una possibilità di riscatto.

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            Nel cuore di Napoli, nella basilica di San Pietro ad Aram, Simone Cristicchi ha regalato al pubblico un’esibizione carica di significato. L’evento, facente parte del ciclo Dialoghi con i giovani per il Giubileo, è stato organizzato dall’arcivescovo don Mimmo Battaglia per offrire ai ragazzi momenti di riflessione e confronto.

            Un potente messaggio di trasformazione

            Cristicchi ha suonato una chitarra speciale, costruita con il legno delle imbarcazioni dei migranti. Lo strumento è frutto del progetto Metamorfosi, promosso dalla fondazione Casa dello spirito e delle arti, che coinvolge i detenuti del carcere di Secondigliano in un percorso di riscatto attraverso la liuteria. Un simbolo potente di dolore trasformato in arte e speranza.

            Le voci di Cristicchi e Amara emozionano il pubblico

            Accompagnato dalla compagna di vita e artista Amara, Cristicchi ha intonato Che sia benedetta, brano scritto proprio da Amara e portato al successo da Fiorella Mannoia a Sanremo. La canzone, con il suo messaggio di resilienza, ha toccato il cuore delle centinaia di giovani presenti.

            Don mimmo battaglia e la lettera di una giovane in difficoltà

            Durante l’evento, l’arcivescovo di Napoli ha letto la lettera di una ragazza che gli aveva scritto in cerca di aiuto per affrontare le difficoltà della sua età. Prendendo spunto da queste parole, don Mimmo ha chiesto a Cristicchi quale fosse, secondo lui, la cura al dolore.

            L’arte come salvezza: la testimonianza del cantauotore

            Cristicchi ha condiviso un momento personale e toccante della sua vita. “La mia storia inizia a dieci anni, quando è morto mio padre, che aveva solo 40 anni. Dentro di me cresceva la voglia di vendetta, mi sentivo auto-emarginato dalla società. Poi ho iniziato a disegnare e a creare un ‘mondo perfetto’ sui fogli bianchi. L’arte mi ha salvato la vita. Se non avessi disegnato in maniera compulsiva, sarei rimasto intrappolato in quel dolore”.

            Domande e riflessioni con i giovani

            La serata si è conclusa con un dialogo aperto tra Cristicchi e i ragazzi presenti. Le domande hanno toccato temi profondi, dall’importanza dell’espressione artistica alla ricerca del senso della vita. Un incontro intenso, che ha lasciato un segno nel cuore di chi ha partecipato. Una esibizione che non è stata solo un concerto, ma un vero e proprio messaggio di trasformazione. Attraverso la sua chitarra speciale e le sue parole, ha dimostrato che l’arte può essere un ponte tra il dolore e la speranza, offrendo a tutti una possibilità di riscatto

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              Anche Topo Gigio da Sanremo all’Eurovision? Ema Stokholma accende il televoto dei polemici

              L’Eurovision 2025 si avvicina, ma una polemica tutta italiana sta infiammando il web: sarà davvero Topo Gigio a leggere i voti dell’Italia in diretta europea? Ema Stokholma non ci sta e affida il suo disappunto ai social. Ecco cosa è successo e perché il pupazzetto più tenero della TV italiana sta dividendo il Paese come neanche il Festival di Sanremo.

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                Mentre l’Europa conta i giorni che la separano dall’Eurovision Song Contest 2025, in Italia si litiga… su un pupazzo. Secondo un’indiscrezione riportata da Il Resto del Carlino, potrebbe essere Topo Gigio a leggere i voti italiani nella serata finale del contest.

                A Ema il sorcetto proprio non va giù

                Un’idea sicuramente originale, nostalgica, tenera — o almeno così l’aveva pensata chi l’ha proposta. Ma qualcuno ha subito storto il naso, anzi: ha lanciato una vera e propria frecciatina social. Si tratta di Ema Stokholma, speaker di Rai Radio 2, già portavoce italiana nel 2019, che ha espresso tutta la sua perplessità sulla questione. Ema Stokholma: “Topo chi? In Europa non lo conosce nessuno!” La voce di Radio 2 non ha usato mezzi termini: “Spero di no, dai. In Europa nessuno sa chi è e non mi sembra giusto togliere questa opportunità a un talent. Io sono francese e da piccola non lo avevo mai visto”.

                Sì agli umani, no ai pupazzi

                Il suo punto è chiaro: un contesto internazionale come l’Eurovision dovrebbe essere una vetrina per talenti umani, magari giovani emergenti, non per personaggi della TV vintage italiana. E, diciamolo, la visibilità di Topo Gigio al di fuori dei nostri confini è a dir poco… limitata.

                Ma c’è un legame artistico (e affettivo): Lucio Corsi docet

                La candidatura di Topo Gigio non è campata per aria. Il pupazzo è infatti apparso sul palco di Sanremo 2025 accanto a Lucio Corsi durante la serata delle cover, in un duetto che ha lasciato il pubblico a metà tra l’incanto e la confusione. Per Corsi, Gigio non è solo un giocattolo parlante, ma un vero e proprio simbolo artistico: malinconico, dolce, retrò. La loro complicità ha commosso, ma l’idea di riportare quel momento sul palco dell’Eurovision ora solleva più dubbi che entusiasmo.

                Ratto divisivo

                La verità è che Topo Gigio divide: c’è chi lo ama, chi lo considera un pezzo di storia della TV italiana, e chi pensa che rappresenti un’Italia troppo datata per un evento giovane e cosmopolita come l’Eurovision. Ema Stokholma, con la sua uscita, ha semplicemente dato voce a un sentimento condiviso da molti, soprattutto tra i fan del contest abituati a scelte più moderne e internazionali. Eppure, proprio per questo, l’idea continua a far discutere: sarà marketing, sarà nostalgia, sarà follia?

                Ora parola alla Rai (e magari a Topo Gigio stesso)

                Al momento, nessuna conferma ufficiale è arrivata dalla Rai. Ma intanto, il dibattito impazza sui social e sulle testate, in un’Italia che — ancora una volta — riesce a rendere virale anche una polemica su un pupazzo con le orecchie grandi. Una cosa è certa: se davvero sarà Topo Gigio a leggere i voti italiani, ci sarà da preparare popcorn, tweet e meme. Perché tra talenti, cartoon e radiofonici delusi, questo Eurovision si preannuncia più italiano che mai.

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