Musica
La svolta intimista di Rosa Chemical: chi l’avrebbe mai detto?

Manuel Franco Rocati è stato uno dei personaggi più estrosi, nel bene e nel male, di Sanremo 2023. Tutti si ricordano sia il bacio e la strusciata a Fedez costata a entrambi un denuncia per atti osceni in luogo pubblico (successivamente la procura stabilirà che non si trattava di reato), sia con una canzone, Made in Italy, piena zeppa di allusioni sessuali che ha fatto indignare alcuni politici. Al punto da discuterne anche in Parlamento, come se in questo Paese non ci fossero altri problemi…
Senza preoccuparsi troppo del pubblico
Un anno di silenzio discografico ci ha consegnato lo scorso febbraio la ballad dark Blackout. Ora esce un altro pezzo, 3some, a metà tra il Rosa Chemical trasgressivo degli inizi e quello più pagato del seguito, in collaborazione con VillaBanks, cercando di «essere quello che volevo e non quello che si sarebbe aspettato il pubblico». Per i non addetti ai lavori… sessuali, va chiarito che il threesome è un tipo particolare di sesso di gruppo, al quale partecipano tre persone. E, tanto per dimostrare che la sua verve hot non è cambiata… alla domanda su come lui virerebbe la politica in modo più sensuale, la sua risposta è «Un threesome con Giorgia Meloni e Martina Smeraldi». Giorgia la conosciamo tutti, Martina Smeraldi è una pornostar lanciata da Rocco Siffredi. E chi sennò?!?
Un album buttato nel cestino
Ma perchè un anno di pausa? Lui risponde in maniera precisa e, se ben guardiamo, molto coerente: «Un’esposizione mediatica così forte mi ha portato ad avere tantissime attenzioni da un pubblico diverso. Sono cambiati i fan, si è alzata l’età media degli ascoltatori, si sono mischiati adulti e bambini, mentre io arrivavo da un pubblico tra i 20 e i 26 anni. Così mi sono ritrovato in confusione e con un disco già pronto che alla fine ho cestinato. Non lo sentivo mio, ma fatto per il pubblico e non per la necessità di esprimere qualcosa. È quello che sto cercando di fare da un anno a questa parte, sia riprendendo qualche pezzo vecchio, sia scrivendo musica nuova».
Animale notturno
Classe ’98, cresciuto in un paesotto del Torinese, Rosa Chemical si definisce una persona molto solitaria, chiusa in sé stessa, il classico “animale notturno”, tutto il contrario di quello che la gente aveva visto agli esordi, sotto le luci dei riflettori. Abbastanza critico nei confronti del settore musicale italiano («questa non è vera meritocrazia, la possiamo chiamare numerocrazia»), abbastanza consapevole della difficiltà di tornare alle mille attenzioni godute in quel Sanremo. All’epoca usciva dall’anonimato con un personaggio forte, una via di mezzo tra Renato Zero e Achille Lauro, del quale peraltro dice «Da quando l’ho conosciuto sono contento che mi accostino a lui perché ha tutto quello che deve avere un artista».
Dopo la bolla sanremese, non è sempre facile
D’altronde Sanremo è una bolla. Sono dieci giorni che valgono un anno. Bello ed emozionante, soprattutto per chi quell’esperienza non l’ha mai provata prima, catapultato sul palco dell’Ariston e nelle case di milioni di italiani. Poi tutto finisce… e non è detto che ricominci con la medesima intensità. Anzi… Anche se oggi il ragazzo, classe 1998, si trova di fronte a una svolta della sua carriera che sembra affrontare con consapevolezza, ironia e la consueta voglia di provocare e di “spaccare”.
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Musica
Yari Carrisi: «Ylenia sembrava mi chiedesse scusa». Il ricordo toccante a Verissimo
Ospite a Verissimo, Yari Carrisi rompe il silenzio sulla sorella Ylenia, scomparsa nel 1994. Dalla passione per i viaggi condivisa fino a un’esperienza intensa che ha vissuto durante le ricerche: «Mentre ascoltavo una canzone, ho sentito come se mi stesse parlando. Sembrava volesse chiedermi scusa».

«Ho pensato per anni che fosse semplicemente in giro per il mondo. Poi, col tempo, ho iniziato ad arrendermi». Con queste parole Yari Carrisi – figlio di Al Bano e Romina Power – ha ricordato la sorella Ylenia a Verissimo, nel corso dell’intervista andata in onda sabato 5 aprile. Un racconto intimo, carico di emozione, che per la prima volta ha rivelato quanto quella scomparsa mai chiarita abbia lasciato un segno indelebile nella sua vita e in quella dell’intera famiglia.
Ylenia Carrisi è scomparsa a New Orleans nel gennaio del 1994. Da allora, la sua figura è rimasta sospesa nel mistero, tra piste mai confermate, segnalazioni frammentarie e nessuna certezza. Ma per Yari, il legame con lei non si è mai interrotto. «Mi ha trasmesso la passione per il viaggio e per la scoperta. Abbiamo fatto dei viaggi incredibili insieme», ha raccontato con affetto.
Il momento più toccante arriva quando rievoca un episodio particolare, accaduto durante una delle sue ricerche. Dopo aver ricevuto da un’amica la foto di un dipinto esposto in un piccolo museo, che ritraeva una ragazza incredibilmente somigliante a Ylenia, Yari si è precipitato a vederlo. Ma scopre che il quadro era stato realizzato negli anni ’60: impossibile fosse lei. Eppure, quella somiglianza lo riaccende dentro.
Decide quindi di recarsi nel punto in cui – secondo alcune ricostruzioni – una ragazza si sarebbe gettata nel Mississippi. Ed è proprio lì, in quel luogo carico di suggestione e dolore, che vive un’esperienza intensa e personale: «Tornato in albergo, stavo ascoltando un brano, e sembrava che lei mi stesse parlando, come se volesse chiedermi scusa per tutto il casino che aveva creato».
Parole che pesano, perché restituiscono tutto il dolore sommerso, mai del tutto elaborato. «Dopo la sua sparizione è cambiata la vita di tutti», confessa Yari. «Mia mamma la cerca ancora. E fa bene: potrebbe davvero essere in giro, magari tornerà».
Più caustico, invece, il commento sulla dichiarazione del padre Al Bano, secondo cui Ylenia sarebbe tornata se lui e Romina si fossero separati: «Ogni tanto papà spara frasi che servirebbe uno psicologo per capirle. Io non credo sarebbe andata così».
Una testimonianza sincera, la sua, che riporta sotto i riflettori un dolore mai risolto. Ma anche la tenerezza di un fratello che non ha mai smesso di cercare, sperare, amare. E di sentire quella voce, ogni tanto, nel silenzio.
Musica
Il perdono funziona meglio dei tweet al vetriolo: pace fatta fra Madonna ed Elton John
Dopo anni di frecciatine, interviste al vetriolo e battaglie pop, Madonna ed Elton John seppelliscono l’ascia di guerra. Tutto è accaduto dietro le quinte del Saturday Night Live, dove un abbraccio ha messo fine a decenni di dissapori. Lei racconta tutto sui social, lui si scusa e rilancia con una proposta musicale. Fine dei litigi? Sembra proprio di sì.

Per anni ci hanno tenuti col fiato sospeso con battute pungenti, interviste velenose e quella sensazione che la rivalità fosse più vera del botox sui loro volti. Madonna ed Elton John (vero nome Reginald Kenneth Dwight) non se le sono mai mandate a dire: lei, regina del pop e dell’ambiguità, lui, baronetto del sarcasmo musicale. Ma ora, contro ogni aspettativa, è arrivata la pace.
Social e sincerità: la confessione virale di Madonna
È stata proprio la Ciccone a rompere il silenzio, pubblicando su Instagram il racconto del loro incontro. Tutto è nato dal suo desiderio di andare a vedere Elton John esibirsi al Saturday Night Live. E non da spettatrice qualsiasi: “Sono andata nel backstage per affrontarlo”, scrive. “Quando l’ho incontrato, la prima cosa che ha detto è stata: Perdonami”. Un attimo dopo, l’abbraccio. Poi, la rivelazione: Elton ha scritto una canzone per lei e vorrebbe collaborare. Fan in delirio.
Playback e paillettes: il passato è passato?
Le critiche di Elton non erano state leggere. Nel 2018 l’aveva definita “una spogliarellista da Luna Park”, accusandola di essersi persa inseguendo la dance invece di tornare alla sua essenza pop. Aveva persino attaccato l’uso del playback durante i concerti. Ma a ferire Madonna non erano solo le parole, bensì il fatto che provenissero da un artista che lei aveva sempre ammirato: “Mi ha fatto male sapere che qualcuno che stimavo così tanto provasse disprezzo per me”, confessa la cantante.
E vissero tutti… in duetto?
Nel suo post, Madonna racconta di un Elton John emozionato, pentito e pronto a scrivere un nuovo capitolo insieme. L’idea di una collaborazione tra i due è qualcosa che nessuno avrebbe osato prevedere. Eppure, eccoci qui: la regina del pop e il rocketman uniti sotto il segno del perdono. “È stato come se tutto si fosse chiuso in un cerchio”, scrive Madonna.
Il valore della pace
In un’epoca in cui i litigi tra celebrità vengono monetizzati a colpi di like e commenti, vedere due giganti della musica mondiale mettere da parte l’orgoglio è quasi rivoluzionario. Madonna ed Elton John dimostrano che, anche dopo anni di tensioni e orgoglio ferito, si può trovare spazio per una stretta di mano e, chissà, anche per un nuovo hit.
Musica
Sanremo cerca un nuovo partner (ma guai a far flop): addio Rai? Forse sì, forse no
Via alla gara pubblica per il Festival di Sanremo 2026-2028: niente più assegnazioni dirette alla Rai, e una clausola anti ascolti bassi che fa tremare i polsi. Tra cifre milionarie, fiori da mandare in onda e targhe da posare, chi ci prova deve sapere che qui non si scherza. O forse sì.

Che Sanremo fosse una cosa seria lo sapevamo. Ma che diventasse anche un concorso a eliminazione diretta per broadcaster, forse no. E invece eccoci qui: dopo la storica sentenza del Tar Liguria dello scorso dicembre, il Comune di Sanremo si è visto costretto a fare quello che nessuno aveva mai fatto davvero in 74 anni di Festival: mettere il Festival all’asta.
La Rai, da sempre regina indiscussa della kermesse, non ha più il monopolio, almeno per ora. E oggi è arrivata la pubblicazione della determine comunale con cui si apre la caccia al nuovo partner: un operatore economico, con canale generalista in chiaro, esperto in eventi nazionalpopolari e possibilmente capace di fare miracoli in prima serata. Perché? Perché se anche solo un’edizione fa flop, fuori dai piedi senza tanti complimenti.
La tagliola anti flop
È scritta nero su bianco, firmata dalla dirigente comunale Rita Ruffini e già sta facendo tremare più di una emittente: “Nel caso in cui una o più edizioni ottengano risultati d’ascolto inferiori di 15 punti rispetto alla media delle precedenti cinque edizioni, il contratto si straccia. Senza risarcimenti. Senza arrivederci. Senza neppure un mazzo di fiori”.
Ora, mettiamola così: la media delle ultime cinque edizioni – tra l’epopea di Amadeus e il ritorno di Carlo Conti – è alle stelle, tra picchi record e share da capogiro. Mantenere quel livello è come chiedere a chi subentra a Messi di vincere il Pallone d’Oro il primo anno. E segnare anche di tacco.
Chi può partecipare (e cosa deve fare)
Il bando è chiaro: possono candidarsi solo operatori economici che trasmettono in chiaro a livello nazionale e che abbiano esperienza nell’organizzare eventi “di particolare rilevanza” – e no, la sagra del cinghiale di Roccapipirozzi non basta. Ci sarà una prima fase di selezione, con analisi dei progetti, seguita da una seconda fase negoziale, per discutere nel dettaglio la convenzione.
E non basta “trasmettere le canzoni e via”: il futuro partner dovrà versare almeno 6 milioni e mezzo di euro al Comune, più l’1% su tutti i ricavi pubblicitari e quelli legati allo sfruttamento dei marchi. E non finisce qui.
Tutto quello che il partner dovrà fare (oltre a sopravvivere)
Chi si aggiudica il Festival dovrà:
- Trasmettere Sanremoinfiore (sì, anche i carri fioriti);
- Riprendere e mandare in onda almeno due manifestazioni extra, una delle quali d’estate;
- Garantire la partecipazione dei due vincitori di Area Sanremo (quelli che tutti si dimenticano, ma guai a scordarseli);
- Inserire l’Orchestra Sinfonica di Sanremo, senza farla finire in un angolo;
- E organizzare ogni anno la posa della targa del vincitore in via Matteotti. Sì, quella cosa molto sobria che pare un premio alla carriera con sei ore di cerimonia sotto il sole di febbraio.
Tutto questo, ovviamente, a spese proprie.
Il Consiglio di Stato incombe
E la Rai? Per ora tace, ma è tutt’altro che fuori gioco. Il 22 maggio, infatti, il Consiglio di Stato si esprimerà sull’appello presentato dalla stessa Rai (insieme al Comune) contro la sentenza del Tar. Se i giudici dovessero ribaltare tutto, si potrebbe tornare al vecchio amore. Se invece confermassero la decisione, la partita si fa seria: chi vuole Sanremo, se lo deve conquistare. E tenerlo stretto.
Il sindaco Mager: “È il nostro Super Bowl”
A raccontare la svolta è il sindaco di Sanremo, Alessandro Mager, che rivendica con orgoglio il lavoro fatto: “Per la prima volta, abbiamo aperto la procedura per l’evento mediatico più importante d’Italia. I nostri uffici hanno lavorato duramente, e questa manifestazione di interesse rispecchia le nostre aspettative di crescita”.
Tradotto: se volete il Festival, non basta mandare una mail con la scaletta. Serve visione, soldi, esperienza, e una buona assicurazione sugli ascolti. Perché qui si fa la storia (o si finisce nelle retrovie dell’Auditel).
La vera domanda
E ora? Chi si farà avanti davvero? Mediaset? Warner Bros? Amazon Prime? Qualche pazzo visionario con troppi soldi e nostalgia per Pippo Baudo?
Qualcuno che abbia coraggio da vendere, nervi saldi e una spiccata tendenza all’eroismo. Perché Sanremo è come un animale mitologico: se lo accarezzi bene, ti fa vincere tutto. Ma se sbagli mossa, ti mangia vivo. E in diretta.
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