Musica
Lisa, nuovo fenomeno K-pop alla conquista del mondo
Lisa, alias Lalisa Manobal, sta scrivendo la storia della musica pop. Con oltre 3 miliardi di stream e record incredibili, la star thailandese dei Blackpink continua a scalare le classifiche mondiali. Il suo nuovo album da solista, “Alter Ego”, segna un punto di svolta nella sua carriera, con collaborazioni di alto livello e un concept innovativo che la proietta tra le grandi icone della musica internazionale. Si è esibita stanotte alla consegna degli Oscar a Los Angeles.

Lisa non è solo una cantante, ma un vero e proprio fenomeno globale. Debuttando come artista solista nel 2021 con il singolo Lalisa, ha immediatamente conquistato il Guinness World Record per il brano K-pop di un solista più ascoltato su Spotify, superando il miliardo di stream. Il videoclip della canzone ha stabilito un nuovo primato, diventando il video musicale di un artista solista più visto nelle prime 24 ore, con 73,6 milioni di visualizzazioni, superando Me! di Taylor Swift e Brendon Urie.
Premiata agli MTV Award
Nel 2022 ha ottenuto il prestigioso MTV Video Music Award per il miglior video K-pop, diventando la prima artista solista del genere a vincere il premio. Lo stesso anno, ha conquistato anche l’MTV Europe Music Award come miglior artista K-pop. Nel 2023, ha segnato un altro record diventando l’artista K-pop più seguita su Instagram, entrando nuovamente nel Guinness dei Primati.
Successi virali e collaborazioni da superstar
Lisa ha saputo sfruttare il potere dei social media per rafforzare la sua immagine globale. Dopo l’apertura del suo account TikTok, ha stabilito un altro record, raggiungendo un milione di follower in appena 2 ore e 18 minuti. Nel giugno 2024 ha pubblicato Rockstar, un brano che ha dominato la classifica Billboard Global Excl. U.S. A meno di due mesi di distanza, il 16 agosto, ha lanciato un’altra hit di successo, New Woman, in collaborazione con la cantante spagnola Rosalía, consolidando ulteriormente la sua presenza nel mercato musicale internazionale.
L’album della maturità artistica
Lisa non si limita più al K-pop. Con Alter Ego, il suo primo album da solista, punta a un pubblico ancora più vasto, entrando nell’universo del pop internazionale. L’album rappresenta un’evoluzione della sua carriera, con sonorità che si avvicinano alle icone del pop come Rihanna e Beyoncé. L’album vanta collaborazioni con artisti di calibro mondiale, tra cui Rosalía, Doja Cat, Raye, Future, Tyla e Megan Thee Stallion, confermando l’ambizione di Lisa di imporsi sulla scena musicale globale.
Un concept innovativo: il fumetto Alter-Ego: The Official Comic
Oltre alla musica, il disco si distingue anche per un progetto artistico unico: un fumetto ufficiale che racconta la storia di cinque alter ego di Lisa. Roxi, Kiki, Vixi, Sunni e Speedi sono i personaggi principali di un’avventura ambientata in una città cyberpunk, dove devono salvare Vixi dall’essere intrappolata in una realtà virtuale. Questa combinazione tra musica e narrazione visiva dimostra la capacità di Lisa di innovare e di costruire un’immagine artistica multidimensionale, che va oltre i confini della musica tradizionale.
E’ lei la nuova Regina?
Con “Alter Ego” e una serie di record da capogiro, Lisa si sta rapidamente affermando come una delle artiste più influenti della sua generazione. La sua capacità di adattarsi, innovare e conquistare nuovi mercati la rende una delle figure più interessanti della musica contemporanea. Riuscirà a diventare la nuova regina del pop? I numeri dicono di sì.
INSTAGRAM.COM/LACITYMAG
Musica
La rockstar perfetta? Altro che AI… era umana e si chiamava Freddie Mercury
Cosa rende Freddie Mercury una leggenda irraggiungibile del rock? Un carisma fuori scala, una voce iconica e… forse anche qualche segreto biologico. Il ricercatore Christian Herbst ha provato ad analizzare scientificamente la voce del frontman dei Queen, rivelando dati sorprendenti su estensione vocale, vibrato e fonazione subarmonica. Ma anche con tutti gli strumenti della scienza, il mistero della sua grandezza resta, almeno in parte, inspiegabile

Essere la più grande rockstar di tutti i tempi non si insegna, non si pianifica, non si costruisce. Ma si può, forse, analizzare dopo. È quello che ha provato a fare Christian Herbst, uno scienziato austriaco esperto di voce, partendo da un assunto condiviso da molti: Freddie Mercury è stato (e resta) un fenomeno irripetibile. Non bastano tecnica e presenza scenica. Serve qualcosa che sfugge al calcolo. La sua voce aveva qualcosa di oggettivamente straordinario ma ciò che lo ha reso immortale va oltre le onde sonore: è il modo in cui ha saputo toccare milioni di persone, in un linguaggio universale che nemmeno la scienza può davvero tradurre. Eppure, Herbst ha deciso di misurare l’inimmaginabile.
Un vibrato fuori scala: i numeri della voce di Freddie
Nel suo studio Freddie Mercury – acoustic analysis of speaking fundamental frequency, vibrato, and subharmonics, pubblicato su PubMed, Herbst ha analizzato diverse registrazioni della voce di Mercury. Il dato che ha fatto alzare più di un sopracciglio? Un tasso di vibrato di 7,0 Hz, ben oltre la media di 5,5-6 Hz dei cantanti professionisti. Questo significa che la modulazione della sua voce era più veloce e marcata, portando a una percezione più intensa e penetrante del suono. Un tratto distintivo che ha reso le sue esibizioni immediatamente riconoscibili.
La magia della fonazione subarmonica
Ma non finisce qui. Secondo Herbst, Freddie Mercury era capace anche di generare un fenomeno raro noto come fonazione subarmonica: le sue corde vocali riuscivano a produrre frequenze multiple rispetto alla nota base. In parole povere? La sua voce era più ricca, più piena, quasi orchestrale da sola. Questa tecnica, naturale e non forzata, è riscontrabile solo in pochissimi cantanti al mondo.
Il leader dei Queen fra studio, talento e ossessione per la perfezione
Come ha ricordato anche il chitarrista Brian May, co-fondatore dei Queen, Freddie era ossessionato dalla perfezione. Durante le registrazioni, ripeteva le tracce vocali più e più volte, fino a ottenere il risultato che voleva. Aveva una visione precisa di ciò che voleva esprimere… e la capacità straordinaria di raggiungerlo. Un talento innato sì, ma anche una disciplina da atleta, che lo ha reso ciò che ancora oggi celebriamo.
La canzone più gioiosa? È dei Queen, lo dice la scienza
Non è la prima volta che la scienza si avvicina al mondo dei Queen. In un altro studio, una loro hit è stata definita “la canzone più gioiosa di sempre”, basandosi su parametri come tempo, progressione armonica e parole. Eppure, come ammettono gli stessi ricercatori, l’impatto emotivo dell’arte resta in parte misterioso.
Musica
“Volevo essere un duro” è da Eurovision? Fuori dall’Italia dicono di sì!
Dall’Italia all’Europa, la performance sanremese di Lucio Corsi fa discutere (e innamorare) i fan dell’Eurovision. Reazioni, meme e previsioni sul rappresentate dell’italia all’Eurovision Song Contest che incombe. La sua canzone Volevo essere un duro ha già varcato i confini italiani grazie ai video reaction degli europei: tra chi lo adora per la sua eccentricità e chi si chiede se sia uscito da una graphic novel psichedelica, Lucio ha già lasciato il segno.

C’è chi sogna palchi internazionali sin da bambino e chi, come Lucio Corsi, ci arriva in modo del tutto inaspettato. Dopo la rinuncia di Olly, vincitore di Sanremo 2025, è toccato a lui indossare la fascia tricolore in direzione Eurovision. Con la sua Volevo essere un duro — un brano tra glam rock e favola postmoderna — il cantautore toscano si appresta a salire sul palco più kitsch (e amato) d’Europa.
Reazioni internazionali: tra stupore, amore e “what did I just watch?”
Il bello di una gara come l’Eurovision è che… tutto può succedere. Ed è proprio quello che sembra pensare il pubblico europeo dopo aver visto l’esibizione sanremese di Corsi. Il canale YouTube Eurovision Hub, specializzato in reaction da ogni angolo del continente, ha raccolto i pareri più disparati: c’è chi lo paragona – esagerando – a David Bowie in salsa maremmana, chi applaude il coraggio stilistico, e chi — testuali parole — “non sa se ha assistito a un capolavoro o a un sogno febbrile”.
Divisivo ma intrigante
Su Reddit, nel frattempo, il dibattito si infiamma: “Finalmente un artista italiano che osa davvero!”, scrive un utente olandese. “Non vincerà, ma ci farà divertire”, aggiunge un commentatore inglese. Insomma, Lucio divide ma intriga — il che, all’Eurovision, è spesso sinonimo di successo.
Autenticità come arma segreta
In una recente intervista, Corsi ha sottolineato che non intende cambiare per piacere al pubblico internazionale: “Resterò fedele al mio stile, anche se non tutti lo capiscono al primo ascolto. Non è un karaoke, è un’espressione artistica”. E in effetti, il suo stile — un mix di vintage, psichedelia e ironia — sembra proprio essere la carta vincente. “Volevo essere un duro”, dice il titolo. Ma alla fine Lucio potrebbe rivelarsi il più tenero (e interessante) concorrente dell’edizione 2025.
Outsider o sorpresa?
I bookmakers sono ancora indecisi: l’Italia non è in cima alla lista dei favoriti, ma nemmeno fuori dai giochi. E se c’è una cosa che l’Eurovision ci ha insegnato, è che tutto può cambiare con una buona esibizione (e magari un costume con le stelle glitterate). Corsi, con la sua poetica da fuoriclasse e il suo look da eroe indie, promette di lasciare il segno. Magari non salirà sul podio, ma sicuramente lo ricorderemo…
Musica
Sanremo, la Rai porta il Comune in Tribunale: “Uso ingannevole del marchio. Il Festival è nostro”
La TV di Stato ha diffidato il Comune di Sanremo dall’assegnare il brand a nuovi operatori: “Nessuno può copiare il nostro format”. Il rischio? Che la storica kermesse musicale venga stravolta o trasmessa altrove.

Che aria tira a Sanremo, nel post-Festival? Tutt’altro che leggera. Archiviata l’edizione dei record con la direzione artistica di Amadeus, sul palco dell’Ariston è calato un silenzio inquieto. A romperlo, è arrivata una diffida formale della Rai contro il Comune della città dei fiori. Il motivo? La pubblicazione del bando pubblico per l’assegnazione delle prossime edizioni del Festival, che – dopo la bocciatura dell’assegnazione diretta – ha scoperchiato una guerra di nervi, diritti e identità.
Secondo quanto riportato dall’Ansa, l’azienda di Viale Mazzini ha avviato un’azione legale per tutelare il marchio “Festival di Sanremo” e il format televisivo della kermesse. La Rai rivendica con forza la paternità culturale e produttiva dell’evento, sostenendo che solo la TV di Stato sia legittimata a portare avanti una tradizione costruita in decenni di storia, innovazione e memoria collettiva.
Dietro il velo della burocrazia, si cela un tema più profondo: chi è davvero il “proprietario” del Festival? Chi ne detiene l’anima? Per la Rai, non è solo questione di loghi e licenze. È il format stesso – l’impalcatura narrativa, la conduzione, la regia, perfino l’impostazione delle serate – a costituire un diritto d’autore a sé. E se un’altra emittente, vincendo il bando, provasse a replicarlo? Per la Rai, si tratterebbe di plagio.
Il paradosso è tutto italiano. Il Comune di Sanremo, che ha dato i natali alla manifestazione, ora rischia di essere costretto a scegliere un nuovo partner televisivo. Ma la Rai, storica “compagna di viaggio” del Festival, non intende mollare la presa. E accusa il Comune di voler concedere in licenza i marchi della manifestazione a soggetti terzi, rischiando – secondo l’emittente pubblica – di generare confusione nel pubblico.
Il rischio è quello di un “falso Sanremo”: un programma che porta lo stesso nome, ma che non ha nulla a che vedere con il prodotto originale. Un’ipotesi che la Rai definisce “uso ingannevole del marchio” e che, qualora si concretizzasse, potrebbe sfociare in una battaglia legale senza precedenti nel panorama dello spettacolo italiano.
Dall’altra parte, il Comune difende la legittimità della propria azione: la pubblicazione del bando è stata imposta dalle normative sulla concorrenza e dalla sentenza del TAR che ha annullato l’assegnazione diretta. Una mossa obbligata, ma che ha acceso la miccia di un conflitto potenzialmente esplosivo.
Il futuro del Festival, insomma, è a rischio. E non è solo questione di dove si terrà o chi lo trasmetterà. Il pericolo reale è che venga smarrita l’identità profonda della kermesse: quel mix unico di musica, spettacolo, cronaca e cultura popolare che da oltre 70 anni incolla gli italiani davanti alla TV.
Nel frattempo, i tempi stringono. L’edizione 2026 è già in agenda, ma senza certezze su chi la realizzerà. I fan temono di perdere non solo la cornice dell’Ariston, ma anche la formula che ha reso il Festival un simbolo nazionale. E dietro le quinte, il braccio di ferro tra istituzioni e televisioni rischia di trasformarsi in un atto finale amaro per la manifestazione canora più amata del Paese.
Chi avrà l’ultima parola? Per ora, si attende l’esito delle azioni legali. Ma una cosa è certa: Sanremo non è solo una questione di musica. È una questione di identità. E non sarà facile trovare una nota che metta tutti d’accordo.
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