Musica
Noemi confessa: “Durante Sanremo sono andata al pronto soccorso 5 volte!”
La cantante si racconta in un’intervista emozionante, svelando il suo difficile percorso durante il Festival di Sanremo. Tra attacchi di panico, derealizzazione e momenti di fragilità, la cantante ha trovato la forza di affrontare il palco e la propria vita. Scopri la sua storia di resilienza e trasformazione personale.

Il Festival di Sanremo è un’occasione unica per ogni artista, ma per molti è anche una fonte di stress e ansia. Noemi, il cui vero nome è Veronica Scopelliti, ha vissuto un’esperienza particolarmente intensa durante la sua partecipazione al celebre festival della canzone italiana. In un’intervista a Le Iene, la cantante ha confessato un periodo di grande difficoltà psicologica che ha rischiato di compromettere la sua partecipazione.
Il motivo
Noemi ha rivelato di essere stata colpita da una serie di attacchi di panico e derealizzazione, tanto da dover ricorrere al pronto soccorso ben cinque volte durante la sua permanenza a Sanremo. La cantante ha parlato apertamente della sua lotta interiore e dei momenti di vulnerabilità che ha affrontato. Rendendo il suo racconto ancora più toccante e significativo.
Un percorso difficile
Inizialmente, Noemi ha descritto come tutto sia iniziato il primo giorno del Festival, quando ha avuto un attacco di panico con tremori che l’ha costretta a cercare assistenza medica. Nonostante la sua condizione, la cantante ha trovato la forza di salire sul palco e di esibirsi con la canzone Sono solo parole, un brano che le valse il terzo posto nell’edizione di Sanremo a cui ha partecipato.
Distaccata dal reale
La cantante ha spiegato di aver vissuto un periodo caratterizzato dalla derealizzazione, un disturbo che provoca una sensazione di distacco dalla realtà. “Era come se non registrassi niente”, ha dichiarato, descrivendo l’incapacità di percepire pienamente ciò che accadeva intorno a lei. Questo stato mentale, che ha vissuto per un lungo periodo, era anche legato a una forte dedizione alla sua carriera, che l’aveva portata a trascurare il suo benessere psicologico.
La terapia e la ricerca di un equilibrio interiore
Noemi ha rivelato di aver impiegato anni per affrontare il problema e di essersi rivolta alla terapia e agli psicofarmaci per ritrovare un equilibrio emotivo. “Ora mi sento in pace con me stessa, ma ho perso tanto tempo”, ha detto con un velo di rammarico, riflettendo su come la sua lotta interiore avesse influenzato la sua vita personale e professionale. Nonostante le difficoltà, Noemi ha trovato la forza di affrontare i suoi demoni, lavorando su se stessa e cercando di ritrovare una serenità che aveva temporaneamente perso. La sua esperienza serve da testimonianza del fatto che anche i personaggi pubblici, apparentemente invulnerabili, possono attraversare momenti di grande fragilità.
Desiderio di maternità e fragilità interiore
Tra i temi più intimi che Noemi ha trattato durante l’intervista c’è il suo desiderio di maternità. La cantante ha confessato che, in momenti particolarmente bui della sua vita, aveva messo da parte il sogno di diventare madre. “Quando volevo avere un figlio non ho potuto, ero troppo fragile”, ha dichiarato, aggiungendo che oggi teme di aver aspettato troppo a lungo. Questo tema, molto personale e sensibile, dimostra come la lotta interiore di Noemi abbia influito anche sui suoi desideri più profondi. Noemi ha anche parlato del difficile periodo vissuto durante il Festival di Sanremo 2018, che ha definito il suo “punto più basso”. In quell’edizione, la cantante era stata oggetto di un meme poco lusinghiero che la paragonava in modo ironico alla co-conduttrice Michelle Hunziker, creando imbarazzo e critiche da parte del pubblico. Questo episodio, seppur doloroso, è stato per Noemi la spinta per intraprendere un percorso di trasformazione fisica e interiore.
Ritrovando l’equilibrio
La cantante ha ammesso che quel momento difficile l’ha aiutata a riscoprire il proprio corpo e la propria femminilità senza vergognarsene. Un percorso che l’ha portata a fare scelte di vita più consapevoli e a ritrovare un equilibrio con se stessa. La sua capacità di trasformazione, fisica e psicologica, ha rappresentato una vera e propria rinascita, che oggi Noemi condivide con i suoi fan.
Il futuro dopo le difficoltà
Nonostante tutte le difficoltà e i momenti di fragilità, Noemi è riuscita a trovare la forza di andare avanti e di costruire una nuova consapevolezza di sé. La cantante ha lavorato duramente per superare i suoi problemi psicologici e fisici, e oggi si sente finalmente in pace con se stessa. La sua storia è un esempio di resilienza e di come, anche nei momenti più bui, sia possibile trovare la luce e ricominciare a vivere pienamente.
La fragilità riguarda tutti… ma proprio tutti
Noemi, con la sua onestà e il suo coraggio, continua a ispirare i suoi fan, mostrando che affrontare le difficoltà è un passo fondamentale per crescere e diventare più forti. La sua esperienza serve da insegnamento, ricordando che anche nel mondo dello spettacolo, dove spesso si indossa una maschera di perfezione, la fragilità è una realtà che riguarda tutti.
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Musica
“Abbiamo bisogno di eroi”: Roby Facchinetti dei Pooh e il sogno di Parsifal
Roby Facchinetti torna con un progetto ambizioso e carico di emozioni: Parsifal – L’uomo delle stelle. L’opera, nata dalla collaborazione con Stefano D’Orazio e Valerio Negrini, riprende il tema del leggendario cavaliere della Tavola Rotonda, già celebrato nell’iconico album dei Pooh del 1973. “Ogni epoca ha bisogno di eroi, e Parsifal rappresenta il coraggio e la ricerca del bene, valori di cui oggi abbiamo un disperato bisogno”, afferma Facchinetti, che si dice emozionato nel vedere realizzato un sogno coltivato per anni.

L’idea di un’opera progressive rock dedicata a Parsifal ha iniziato a prendere forma nel 2017, grazie a un incessante lavoro creativo con Stefano D’Orazio. Dopo la scomparsa di quest’ultimo nel 2020, ci sono voluti altri due anni per completare la produzione di questa straordinaria opera musicale. Con una durata di oltre due ore, l’opera è composta da 44 brani divisi in due atti e interpretati con il supporto di due orchestre sinfoniche. “È stato un lavoro immenso, ma ogni nota è un tributo a Stefano e alla sua visione”, racconta Facchinetti.
Il sogno del palcoscenico
Nonostante la complessità dell’opera, il tastierista dei Pooh non ha alcuna intenzione di fermarsi: “L’obiettivo ora è portarlo sul palcoscenico. Abbiamo già iniziato a lavorarci e faremo di tutto per renderlo possibile. Sarebbe la chiusura perfetta di questo lungo viaggio”. L’idea di trasformare Parsifal – L’uomo delle stelle in un’esperienza teatrale immersiva è una sfida che entusiasma l’artista, consapevole del potenziale evocativo di questa storia senza tempo.
60 anni di Pooh: un concerto epocale in arrivo
Mentre Parsifal si avvicina alla scena, un altro evento si profila all’orizzonte: i 60 anni dei Pooh. “Siamo la band più longeva della musica italiana e vogliamo celebrare questo traguardo con un concerto memorabile”, annuncia Facchinetti. “Ci stiamo già lavorando, sarà un evento che renderà onore alla nostra storia e al legame con il nostro pubblico”. Con oltre 42 album, 80 milioni di dischi venduti e più di 3000 concerti, i Pooh hanno scritto pagine indelebili della musica italiana, e questa celebrazione sarà il degno tributo a una carriera straordinaria.
Il mondo della musica oggi: riflessioni e nostalgia
Nel guardare al passato, Facchinetti riflette anche sul presente della musica e sulle difficoltà che affrontano le nuove generazioni di artisti: “Noi siamo partiti dalle balere e dai night, abbiamo fatto una gavetta lunga e formativa. Oggi i talent show bruciano le tappe, e spesso i giovani artisti si ritrovano a gestire il successo senza una vera preparazione”. Secondo l’artista, la velocità con cui si raggiunge la notorietà oggi può creare squilibri, rendendo il percorso musicale più effimero.
Il futuro: sogni che non finiscono mai
Nonostante una carriera costellata di successi, Roby Facchinetti non smette di guardare avanti. “Non voglio mai smettere di sognare. E il mio sogno più grande, ora, è vedere Parsifal sul palco, vivere l’emozione di questa storia in una dimensione teatrale unica”. Con determinazione e passione, l’icona della musica italiana continua a inseguire nuovi orizzonti, consapevole che il viaggio artistico non ha mai davvero una fine.
Musica
Su YouTube Madonna fa la storia, superando il miliardo di visualizzazioni
Un altro record per la regina del pop: il video di “La Isla Bonita” entra nell’esclusivo club dei miliardari di YouTube. Dalla doppia interpretazione flamenco-cattolica alla regia di Mary Lambert, un brano che rappresenta un’icona senza tempo.

Era il 1987 quando Madonna pubblicava La Isla Bonita, singolo tratto dal leggendario album True Blue. Una canzone che, grazie alle sue atmosfere esotiche e latine, è entrata subito nell’immaginario collettivo. Oggi, a quasi 40 anni di distanza, il suo video ufficiale ha superato il miliardo di visualizzazioni su YouTube, un traguardo storico riportato da Billboard. Nel video, Madonna interpreta due anime: da un lato una sensuale ballerina di flamenco, dall’altro una devota cattolica praticante. Una doppia interpretazione che ha contribuito a rendere il videoclip uno dei più iconici della sua carriera.
Mary Lambert e la magia degli elementi latini
Dietro la magia visiva di La Isla Bonita c’è la regia di Mary Lambert, già autrice di altri capolavori come Material Girl e Like a Virgin. Lambert riuscì a fondere elementi visivi fortemente latini — come la chitarra flamenca, le maracas e le percussioni — con l’immaginario religioso, creando un contrasto affascinante e potente. Questa combinazione di colori caldi, ritmo coinvolgente e simbologia cattolica ha fatto sì che La Isla Bonita diventasse più di una semplice canzone: è un inno alla cultura latina, alla bellezza dell’isola immaginaria, e alla ricerca di un paradiso perduto.
Il primo video di Madonna a raggiungere il miliardo
Sebbene Madonna sia da sempre pioniera nei videoclip musicali, rivoluzionando l’industria dagli anni ’80 in poi con successi come Vogue, Like a Prayer e Express Yourself, La Isla Bonita è il primo video del suo repertorio a tagliare l’ambito traguardo del miliardo di views. Un risultato straordinario, soprattutto considerando che molti di questi video sono stati realizzati prima dell’era di Internet e dei social media. A dimostrazione che la forza evocativa di Madonna travalica epoche e generazioni.
L’eterna giovinezza di una hit
“La Isla Bonita” non è solo una delle canzoni più amate di Madonna, ma anche un simbolo della sua capacità di reinventarsi e di parlare a culture diverse. Ancora oggi, il suo ritmo soave e la sua melodia dolce riescono a conquistare nuovi ascoltatori e a risvegliare nostalgie mai sopite in chi era già cresciuto con la sua musica. Madonna, che con il suo stile ha sempre anticipato tendenze e rivoluzioni, conferma così il suo status di regina del pop: capace di creare opere che non solo resistono al tempo, ma che continuano a brillare con forza nuova, anche in piena era digitale.
Musica
Il Premier Meloni non gradisce John Lennon: non c’è da stupirsi…
Quando si cerca di evangelizzare le folle con un mantra fatto di “Dio, Patria e Famiglia”, è chiaro che una canzone che sogna un mondo senza confini suoni come una minaccia. Giorgia Meloni stronca “Imagine” di John Lennon, Serena Dandini la commenta con ironia e noi – il popolino – ci godiamo lo spettacolo.

Era il lontano 2020 quando Giorgia Meloni, allora leader dell’opposizione, decideva di far sapere al mondo che Imagine di John Lennon non la emozionava affatto. E non per questioni musicali, no. Il problema era semmai il testo: troppo globalista, troppo utopistico, troppo… senza confini! Insomma, roba da radical chic con la chitarra, gli zoccoli di legno e il berretto di lana in estate. “È l’inno dell’omologazione mondialista!”, tuonava la futura premier. Mentre probabilmente un fan dei Beatles, in qualche parte del mondo, in quel preciso momento soffocava dignitosamente un singhiozzo.
Serena Dandini: “Ma davvero vi sorprende?”
A ripescare questa perla ci ha pensato Serena Dandini che, con il suo consueto sarcasmo, ha commentato: “Non mi meraviglia che non le piaccia questa canzone”. Eh già, perché davvero qualcuno si aspettava che una figura politica che fa del nazionalismo il proprio cavallo di battaglia potesse apprezzare un testo che immagina un mondo senza barriere, senza religione, senza divisioni? Ma che, scherziamo? D’altronde si sa che Dio, Patria e Famiglia battono sempre Pace, Amore e Fratellanza…
Il pezzo in questione
Pubblicato l’11 ottobre 1971 come estratto dall’album omonimo, si tratta del brano più celebre e rappresentativo dell’artista fra quelli realizzati durante la sua carriera da solista, dopo la fantastica epopea Beatles. Co-prodotto con la moglie Yōko Ono insieme al produttore discografico Phil Spector, Imagine venne inciso nello studio casalingo di Lennon a Tittenhurst Park. Nonostante originariamente fosse accreditato ufficialmente al solo Lennon, poco tempo prima del suo assassinio il cantante riconobbe il contributo basilare della Ono come ispiratrice del concetto dietro a Imagine. Ammettendo che all’epoca non si era sentito ancora così maturo da inserire anche il suo nome fra gli autori. Si stima che il 45 giri (nelle due edizioni del 1971 e 1975 con al lato B rispettivamente It’s So Hard e Working Class Hero), abbia venduto oltre 1,6 milioni di copie nel solo Regno Unito. Nel 1985, una zona del Central Park di New York è stata dedicata a Lennon con il nome Strawberry Fields Memorial, dove si può ammirare un mosaico permanente con la scritta “Imagine”.

Il mosaico a Central Park, a pochi passi dall’abitazione newyorkese dei Lennon, il Dakota Building
Lennon Si Rivolta Nella Tomba
John Lennon, dal suo mondo senza confini (o almeno speriamo per lui…), probabilmente sta osservando la situazione con un mix di disappunto ed ironico divertimento. Del resto, Imagine non è mai stato un brano neutro: o lo si ama o lo si odia. E se la premier lo boccia, forse significa che il buon John aveva ragione. Ma c’è da dire che, se ci guardiamo intorno, forse il problema non è la canzone in se stessa, ma semmai la realtà che la circonda. E chissà, magari un giorno ci sarà un leader che invece di abbattere le utopie, proverà a renderle realtà.
E, come si dice in stile social… condividi questo articolo se anche tu canti Imagine sotto la doccia! invece, se sei tra quelli che “no confini, no party”… tranquillo/a, c’è sempre My Way di Frank Sinatra.
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