Musica
Quella memorabile scorribanda di Patty Pravo e Jimi Hendrix, a zonzo per Roma, pieni di fumo (video)
Patty Pravo torna con un nuovo singolo, Ho provato tutto, un brano che racconta la sua vita fatta di incontri straordinari, libertà e sperimentazione. Dall’iconico giro in 500 con Jimi Hendrix ai rapporti con i grandi della musica internazionale, l’artista si confessa senza filtri

A 76 anni, Patty Pravo non smette di sorprendere. La storica ragazza del Piper ha pubblicato il singolo Ho provato tutto, scritto da Francesco Bianconi dei Baustelle (e ascoltando il pezzo la sua firma è riconoscibilissima), una canzone che rappresenta un vero e proprio bilancio della sua vita.
“È un ritratto perfetto di me, delle mie esperienze, dei miei incontri e anche delle disavventure. Mi ci riconosco parola per parola”, racconta la cantante.
Nel brano, Patty Pravo ripercorre la sua carriera e il suo spirito libero, sempre alla ricerca di nuove sonorità. Dal pop all’elettronica, dal rock al blues, ha sperimentato tutto senza preoccuparsi delle critiche.
Jimi Hendrix e il folle giro in 500 per Roma
Tra i tanti episodi iconici della sua vita, Patty Pravo ricorda un aneddoto accadutole in compagnia dell’amico Jimi Hendrix.
“Giravamo per Roma su una Fiat 500, con lui seduto dietro. Eravamo pieni di fumo e ci fermò la polizia. Per fortuna riconobbero me e ci lasciarono andare”.
Un racconto che restituisce l’atmosfera di un’epoca irripetibile, in cui la musica e la trasgressione andavano di pari passo.
Le amicizie con i grandi del rock: dai Rolling Stones ai Pink Floyd
Patty Pravo non ha conosciuto solo Hendrix, ma ha stretto legami anche con i Rolling Stones, in particolare con Keith Richards e Anita Pallenberg.
“Ci sentivamo spesso, Keith è sicuramente uno che ha provato tutto e gli è andata bene”, racconta la cantante.
Ha avuto modo di conoscere anche i Pink Floyd e gli Who, vivendo da protagonista una stagione musicale straordinaria.
L’amore, la libertà e il rifiuto dell’autodistruzione
Nel suo percorso di vita, Patty Pravo ha sempre privilegiato la libertà. Parlando delle esperienze con le droghe, ci tiene a chiarire:
“Non ho mai toccato cocaina o eroina, volevo solo divertirmi. L’eroina ha fatto troppi danni alla mia generazione”.
Anche in amore ha sempre seguito il cuore, sposandosi cinque volte e vivendo ogni relazione con passione.
“Sono stata innamorata di tutti gli uomini con cui sono stata, forse perché erano quasi sempre musicisti”.
Il rapporto con Madonna e il futuro di Patty Pravo
Oggi Patty Pravo si mantiene attiva, interagendo con artisti di tutte le generazioni. Tra le sue nuove amicizie spicca Madonna, con cui ha stretto un legame sui social.
“Mi ha cercata lei su Instagram, ci raccontiamo le nostre vite e vorremmo incontrarci. Sarebbe bellissimo”.
E riguardo al futuro? Nessun testamento, nessun rimpianto, solo voglia di essere ancora sorpresa dalla vita, nonostante non sia più la “ragazza del Piper”:
“Ne ho viste talmente tante che non ho un desiderio preciso. Prenderò quello che viene, così come viene”.
Un’icona senza tempo, che continua a scrivere la sua storia con lo stesso spirito ribelle di sempre.
INSTAGRAM.COM/LACITYMAG
Musica
Quando una chitarra significa riscatto: il dono dei detenuti di Santa Bona a Jovanotti
Gli ospiti del carcere di Santa Bona, a Treviso, hanno realizzato una chitarra per Jovanotti come simbolo di riscatto e speranza. Un gesto carico di significato che sottolinea il valore della riabilitazione all’interno del sistema carcerario.

Un gesto semplice ma ricco di significato: i detenuti del carcere di Santa Bona, a Treviso, hanno realizzato una chitarra elettrica per Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti. Un atto simbolico che racchiude un messaggio potente: il carcere non cancella gli errori del passato, ma può rappresentare un punto di ripartenza.
Ispirata all’iconica Telecaster
Questa chitarra speciale, ispirata nella forma alla celebre Fender Telecaster – la chitarra preferita da Bruce Springsteen, tanto per fare un nome illustre – si distingue per un mix di colori dominato dal verde e un manico probabilmente in legno d’acero. Ma ciò che la rende davvero unica è il suo valore emotivo e simbolico.
La lettera dei detenuti: un messaggio di speranza
Il regalo è stato accompagnato da una lettera scritta dai detenuti, nella quale emerge un forte desiderio di riscatto e una nuova prospettiva sulla loro condizione. Il messaggio si avvicina alle parole dello scrittore Luis Sepùlveda: “Alle spalle dobbiamo avere solo la chitarra e i ricordi”. Jovanotti ha interpretato queste parole come un segno di speranza e di consapevolezza del fatto che la pena non deve essere solo punizione, ma anche opportunità di rinascita.
Il carcere di treviso e il valore della rieducazione
Nonostante il carcere di Treviso sia spesso citato per il problema del sovraffollamento, questa iniziativa dimostra come, anche in condizioni difficili, si possano sviluppare progetti di recupero e reinserimento sociale. Il laboratorio di liuteria e falegnameria rappresenta un’opportunità per i detenuti di imparare un mestiere e, al tempo stesso, esprimere se stessi attraverso la musica e l’artigianato.
L’importanza della musica
Jovanotti ha accolto con entusiasmo il dono, lasciando aperta la possibilità di portarlo con sé nei prossimi tour, amplificando così il messaggio di speranza e rieducazione. “Uno strumento musicale può creare gioia, emozione, leggerezza e liberare energia positiva. Suonerò questa chitarra pensando che il carcere possa essere un nuovo inizio, che non cancella il male fatto, ma offre una possibilità di recupero e non nega mai la dignità della persona. Accetto volentieri questo regalo e ringrazio di cuore”, ha dichiarato il cantautore.
Simbolo di rinascita
Questo gesto va oltre la musica e diventa un simbolo di una seconda occasione. Non si tratta solo di una chitarra, ma di un’opportunità di riscatto e di un futuro che, pur segnato dagli errori del passato, può essere riscritto con nuove note e nuove speranze.
Musica
Pino, il docufilm che celebra l’uomo e l’artista simbolo della Napoli cantautorale
A dieci anni dalla sua scomparsa e nel settantesimo anniversario della sua nascita, il grande Pino Daniele torna a vivere sul grande schermo con Pino, il docufilm diretto da Francesco Lettieri. Questo progetto unico racconta l’artista e l’uomo attraverso immagini inedite, testimonianze di amici e colleghi, e una Napoli che continua a risuonare della sua musica.

Prodotto da Groenlandia, Lucky Red e Tartare Film, in collaborazione con TimVision e Netflix, il film sarà un evento nelle sale il 31 marzo, l’1 e il 2 aprile, per poi approdare in streaming in estate. Lettieri, già noto per Ultras e Lovely Boy, nonché per il successo di Il segreto di Liberato, ha voluto rendere omaggio a Pino Daniele con uno sguardo intimo e profondamente rispettoso.
Una voce senza tempo
Uno degli elementi più affascinanti del documentario è l’integrazione di quattro nuovi videoclip girati nella Napoli contemporanea, costruiti su altrettanti capolavori di Pino Daniele. Un’operazione che dimostra quanto le sue canzoni siano ancora oggi incredibilmente attuali, capaci di parlare a nuove generazioni con la stessa forza di un tempo. Come spiega il regista: «Ho cercato di seguire e mantenere quel sentimento di un me stesso ragazzino quando ho scoperto la sua musica». Un intento riuscito, che restituisce tutta la potenza emotiva di brani intramontabili.
Emozioni a sette note
Con Pino, Francesco Lettieri riesce a restituire tutta l’essenza di un artista straordinario, capace di fondere blues, jazz e sonorità mediterranee in un sound unico e inconfondibile. Il docufilm non è solo un tributo a Pino Daniele, ma un viaggio emozionante tra musica, storia e sentimento, capace di far rivivere la magia di un uomo che ha lasciato un segno indelebile nella musica italiana e internazionale.
Napoli e la voce di chi ha vissuto Pino Daniele
Il docufilm si avvale della guida d’eccezione di Federico Vacalebre, giornalista e critico musicale del Mattino, che accompagna lo spettatore per le strade di Napoli, raccontando la storia di Pino attraverso interviste a musicisti e amici storici. Tra i protagonisti troviamo James Senese, Rosario Jermano, Enzo Avitabile, Tullio De Piscopo e Tony Esposito, artisti che hanno condiviso con Pino il palco e la vita. Ma non finisce qui: in sottofondo, solo in voce, si susseguono i ricordi di grandi nomi della musica italiana e internazionale, come Fiorello, Jovanotti, Vasco Rossi, Fiorella Mannoia, Loredana Bertè ed Eric Clapton. Un racconto corale che permette di scoprire il lato più umano e privato del cantautore napoletano.
Immagini inedite e testimonianze emozionanti
Uno degli aspetti più toccanti di Pino è la collaborazione del figlio Alessandro Daniele e della Fondazione Pino Daniele, che ha permesso l’accesso a materiali esclusivi. Tra le chicche del documentario troviamo fotografie dagli album di famiglia, documenti personali e aneddoti sorprendenti, come quello che vede l’Alitalia offrirgli un posto da steward lo stesso giorno in cui lui firma il contratto con la Emi. Momenti iconici vengono riportati alla luce, come l’incontro con Massimo Troisi nella sua casa, dove Pino gli fa ascoltare Quando, regalando un’immagine di amicizia e condivisione che commuove ancora oggi.
La sorpresa finale: un inedito
A rendere il film ancora più speciale è la scoperta di un brano inedito: Tiene a mano, una canzone scartata – non ne si capisce il motivo – dall’album Vai mo’. Un regalo prezioso per i fan, che potranno ascoltare una nuova sfumatura della genialità di Pino Daniele, a conferma del fatto che la sua musica è un patrimonio senza tempo.
Musica
Brunori Sas: “Napoli ha colonizzato la mia infanzia. Sogno di cantare ‘Malafemmena’”
Dopo il podio a Sanremo e milioni di streaming su Spotify, Brunori Sas torna in concerto con un tour “alla vecchia maniera”. “Napoli mi ha formato. Ho un legame viscerale con la sua musica, i suoi artisti, la sua gente. Sarà uno show unico, senza effetti speciali. Solo canzoni vere e un affetto grande”.

Dario Brunori, in arte Brunori Sas, è tra i musicisti più ascoltati del 2025. La sua hit sanremese L’albero delle noci, che dà anche il titolo al nuovo album, ha superato i 15 milioni di streaming su Spotify. Dopo il trionfo al 75° Festival di Sanremo, dove ha conquistato il podio e il Premio Sergio Bardotti per il miglior testo, arriva stasera al Palapartenope per una tappa molto attesa del suo tour.
“Sarà un concerto alla vecchia maniera” ha dichiarato. “Senza trovate sceniche fini a sé stesse. Tutto quello che si sente è live, con le sue ‘sporcature’ e le sue imperfezioni. Ogni concerto è diverso dall’altro, anche in funzione della città in cui mi esibisco. E siccome amo Napoli in maniera speciale, sarà un concerto unico”.
Il rapporto con Napoli, del resto, è profondo: “Il mio legame con la musica napoletana è letteralmente viscerale. Così come lo è l’influenza che Napoli ha esercitato su di me. Sono cresciuto con le canzoni partenopee, da Pino Daniele a Roberto Murolo, ma anche con figure di riferimento extra musicali come Massimo Troisi ed Eduardo De Filippo”.
“Ho vissuto in un paese di mare della costa nord calabrese, e in estate eravamo spesso ‘colonizzati’ dai napoletani. Ma non lo dico in senso negativo. C’erano magari prima le risse, poi sempre e solo abbracci. In fondo abbiamo in comune molte cose, a partire dall’aspetto comico e teatrale con cui tendo a gestire il mio modo di parlare”.
E confessa: “Mi piacerebbe tantissimo cantare una canzone tradizionale napoletana. ‘Malafemmena’ in particolare. Credo che in questo periodo storico sia particolarmente giusto cantarla”. Ma non è l’unico brano che ama: “Tra quelli più antichi aggiungerei ‘Reginella’. Poi c’è ‘Cammina cammina’ di Pino Daniele. La trovo superlativa. Racconta il punto di vista di un vecchio con una tenerezza incredibile. Mi commuove ogni volta che la riascolto. È contenuta in un disco miliare come ‘Terra mia’, scritto ai tempi in una valle di lacrime”.
Durante il tour, il cantautore ha deciso di proiettare sui maxischermi scene di vecchi matrimoni: “Sulle note di ‘Per non perdere’ proiettiamo anche alcune immagini del matrimonio di mio padre e mia madre, rigorosamente in Super8. Mi fa piacere che le persone abbiano spunti su cui soffermarsi, così da non distrarsi con gli schermi del cellulare”.
E conclude con un sorriso: “C’è molto affetto ai miei live. Il mio pubblico mi chiama ‘Darione’, che per il mio sex appeal è un po’ una caduta tragica. Ma è un nomignolo che racconta un legame profondo. E io ci tengo a tenerlo vivo, canzone dopo canzone”.
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