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Musica

Renga e Nek: «Gli ultimi concerti insieme, poi torniamo solisti. Ma chi lo sa… un San Siro, magari l’anno prossimo?»

Guardando al futuro, Nek confida: «In questi mesi ho scritto tantissimo e ho voglia di tornare a un rock essenziale». Renga, invece, dichiara: «Voglio ritrovare un linguaggio che parli alla nostra generazione, restando fedele a me stesso. Ma chissà, potremmo fare un San Siro l’anno prossimo. Un evento unico. Che ne dici?».

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    Dopo sessanta concerti, Renga e Nek sono pronti a chiudere il loro sodalizio artistico, iniziato per gioco e proseguito con successo. Stasera e domani, all’Auditorium Parco della Musica di Roma, calerà il sipario sulla loro collaborazione, portando alla fine un percorso condiviso che ha unito pubblico e repertorio.

    Renga, riflettendo sull’esperienza, ammette: «È un po’ triste, come quando finisce un bel viaggio. Sai che torni a casa, ma hai la malinconia di trovarla più vuota. Due anni in giro insieme sono stati un’avventura incredibile, ma penso che il nostro pubblico abbia voglia di rivedere Filippo (Neviani, in arte Nek, ndr) e Francesco (Renga, ndr) da soli. Questa è già la nostra prossima sorpresa».

    Anche Nek condivide la nostalgia: «È stato un periodo intenso, l’affetto del pubblico ci ha riempiti. Abbiamo condiviso tutto e l’esperienza ci ha dato più di quanto potessimo immaginare, ma ora è giusto fermarsi. Sarà strano separarci, ma solo come artisti: nella vita restiamo amici. La musica ha i suoi equilibri e come dice Francesco, è giusto fermarsi qui».

    Un progetto nato per gioco

    Il progetto RengaNek è nato quasi per gioco, come racconta Renga: «Volevamo cambiare le carte in tavola dopo tanti anni di lavoro seguendo sempre lo stesso schema. Da una festa all’Arena di Verona, siamo passati al tour, al disco e al Festival (in gara insieme all’ultimo Sanremo di Amadeus con Pazzo di te). Era una scommessa che ci ha permesso di sorprenderci a vicenda e il pubblico ha reagito con entusiasmo».

    Nek aggiunge: «La nostra esperienza ci ha insegnato che non dobbiamo snaturarci per adattarci a un momento musicale o a una moda. Facciamo quello che sappiamo fare meglio, senza competere con i più giovani che fanno musica diversa dalla nostra».

    L’importanza di restare fedeli a se stessi

    Renga parla del privilegio della loro carriera: «Gli anni ci hanno dato la libertà di fare scelte indipendenti. Sappiamo che ci sono fenomeni musicali che riempiono stadi, ma noi abbiamo un pubblico che ci dà autonomia nelle nostre scelte. Con “Dolcevita”, ad esempio, sapevamo che non sarebbe stata una hit da classifica, ma era perfetta per chi ci segue».

    Nek continua: «A volte i giovani fanno subito gli stadi, ma la vera sfida è farli ancora dopo 30 o 40 anni. È la longevità che conta, e noi restiamo fedeli al nostro stile».

    Generazioni musicali a confronto

    Renga riflette sul cambiamento nel panorama musicale: «Quando ero piccolo, mio padre metteva i dischi di Mario Del Monaco mentre io volevo ascoltare Renato Zero. Oggi, però, il sistema sembra penalizzare artisti come Laura Pausini o Eros Ramazzotti, che non entrano più in classifica perché le radio trasmettono solo urban o altre mode del momento. Questo può minare la fiducia di un artista».

    Nek aggiunge: «Non possiamo omologarci solo per essere in classifica. Il mio prossimo album sarà più rock, seguendo le strade che mi hanno portato al successo e mi hanno permesso di fare questi due anni con Francesco. I nostri brani continuano a raggiungere anche le nuove generazioni, come dimostra un TikTok che mia figlia mi ha mostrato: una 14enne stava ascoltando una mia canzone».

    E ora, cosa succederà?

    Quando viene chiesto cosa mancherà l’uno dell’altro, Nek risponde: «A me mancherà la leggerezza di Francesco, un modo splendido di tenere il palco. Mi ha aiutato ad affrontare meglio le sfide quotidiane». Renga sorride: «Lui si adombra per le cose che lo infastidiscono. A me mancheranno le risate e il divertimento».

      Musica

      Cristina D’Avena tra successi e ricordi: «Ai miei esami cantavano I Puffi. La scollatura? Mi rappresenta»

      Cristina racconta gli esordi con lo Zecchino d’Oro, l’aneddoto sull’esame di Chimica e il segreto di un successo che non l’ha mai allontanata dalle sue radici.

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        Cristina D’Avena, una vita fatta di musica, sogni e cartoni animati. In un’intervista a Il Giorno, l’amatissima cantante ha ripercorso le tappe della sua carriera, dagli esordi con lo Zecchino d’Oro fino al successo planetario delle sue sigle, senza dimenticare qualche curiosità inaspettata: come l’esame di Chimica in cui le fu chiesto di cantare la canzone dei Puffi.

        «Non capivo perché ai miei esami ci fosse sempre tanta gente. Mentre cercavo di concentrarmi sulle domande del professore, sentivo urlare ‘i Puffi, i Puffi’», ha raccontato Cristina, ricordando con un sorriso quel momento surreale della sua vita universitaria. «Mandavano tutto all’aria, ma non mi arrabbiavo: era solo il segno di quanto quella sigla fosse entrata nel cuore delle persone».

        E di strada ne ha fatta, come lei stessa ammette: «Quando incisi Bambino Pinocchio nel 1981, la mia massima aspirazione era cantare altre due o tre sigle. Oggi sono arrivata a oltre 750. Direi che posso ritenermi soddisfatta». Ma il successo, dice Cristina, non l’ha mai cambiata: «Ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia che mi ha sempre fatta sentire Cristina, non Cristina D’Avena. E ho mantenuto stretti i legami con amici e famiglia, nonostante i tanti impegni».

        Cristina ricorda anche i suoi esordi, attribuendo il merito a una figura inaspettata: Suor Cellina, che suggerì a suo padre di iscriverla alle selezioni dello Zecchino d’Oro. «Mio papà, che era medico, mi portava spesso in ospedale. Cantavo per le suorine che lavoravano con lui, ed erano loro a chiamare i frati dell’Antoniano. Così sono finita nelle mani di grandi maestri come Padre Berardo e Mariele Ventre. È grazie a loro che sono diventata ciò che sono».

        Oggi Cristina è un’icona che riesce a parlare a diverse generazioni. E se qualcuno la accusa di essere troppo sensuale, lei risponde con ironia: «La scollatura? Sì, sono molto apprezzata… ma resto sempre la bambina che cantava per le suorine».

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          Musica

          Noemi e i 15 chili persi, musica e nuovi obiettivi: «La mia metamorfosi? Un viaggio verso me stessa»

          Dal debutto a X Factor al successo a Sanremo, fino alla conduzione di Gialappa Show, Noemi è un’icona di talento e determinazione. La sua trasformazione riflette un nuovo equilibrio tra carriera e vita privata.

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            Noemi, una delle voci più iconiche e amate del panorama musicale italiano, continua a stupire il suo pubblico. Questa volta non solo con la musica, ma con la sua trasformazione personale, che riflette un nuovo equilibrio tra corpo, mente e carriera. La cantante romana, che debuttò nel 2008 a X Factor e da allora non ha mai smesso di conquistare palchi e cuori, sarà la conduttrice d’eccezione della prossima puntata del Gialappa Show su Tv8.

            La carriera
            Dal suo primo album Sulla mia pelle fino alla hit Sono solo parole, Noemi ha costruito una carriera solida e apprezzata. Dopo essere stata vocal coach a The Voice of Italy per tre edizioni, nel 2022 è tornata sul palco di Sanremo con Ti amo non lo so dire. Oggi, con una voce potente e un’autoironia che la rende unica, Noemi dimostra di essere molto più di una cantante: è un’artista completa e un esempio di determinazione.

            La metamorfosi fisica
            Nel 2021, Noemi ha sorpreso i suoi fan con una trasformazione fisica evidente: 15 chili persi in poco più di un anno e mezzo grazie al metodo META (Medical Educational Transform Action), un percorso personalizzato che combina nutrizione, movimento, supporto psicologico e rieducazione comportamentale.

            «Dimagrita? No, sono tornata magra», ha dichiarato Noemi, spiegando come questa metamorfosi sia stata molto più di un semplice obiettivo estetico. «Ritrovarmi è stato un percorso. Mi sono affidata a professionisti e ho capito che non ci sono scorciatoie: il web è pieno di fake news e prodotti miracolosi, ma la verità è che serve dedizione».

            Oltre alla dieta, Noemi ha seguito un intenso programma di allenamento Tabata, un training cardiovascolare ad alta intensità, noto per bruciare grassi e migliorare la resistenza fisica.

            I ritocchi estetici
            Dopo la perdita di peso, Noemi ha scelto di perfezionare la sua immagine con piccoli ritocchi estetici: filler alle labbra e una blefaroplastica per rendere lo sguardo più magnetico. «La mia bellezza esteriore non è altro che il riflesso di quella interiore», ha detto, dimostrando come il suo cambiamento sia il risultato di un equilibrio ritrovato.

            La vita privata
            Noemi è sposata dal 2018 con Gabriele Greco, batterista e compagno di vita dai tempi degli esordi. Parlando della maternità, ha rivelato in un’intervista: «Noi donne siamo nate per essere madri. Rispetto chi non desidera figli, ma per me sarebbe come mancare un appuntamento importante della vita».

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              Musica

              Il grido di Achille Lauro: “Sono umano anch’io, dico grazie alla tv”

              Attraverso l’esposizione mediatica sul piccolo schermo, il grande pubblico ha potuto constatare quanto il cantante veronese, dietro ad un aspetto ritenuto da alcuni inquietante… sia in realtà una persona dai grandi sentimenti che, dopo un’adolescenza difficile, è stato in grado di riscattarsi attraverso la musica.

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                Il cantante ha di recente rilasciato una lunga intervista a Mara Venier, nell’ambitissimo salotto di Domenica In. Con la conduttrice il rapporto di grande amicizia risale all’edizione 2019 di Sanremo, quando Lauro fece il suo debutto.

                Un personaggio fortemente identitario

                Fra gli artisti più in voga in questo momento in Italia, dopo un’infanzia e un’adolescenza problematica, il cantante ha saputo riscattarsi alla grande attraverso la musica, ottenendo successi dopo successi e proponendo al panorama italiano un personaggio – che piaccia o meno – con caratteristiche fortemente distintive, facendosi strada proponendo innovazione come nessuno aveva mai fatto. prima.

                Il piccolo schermo l’ha aiutato

                Attualmente in promozione con il brano Amore disperato, ai primi posti nelle classifiche di gradimento e al, contempo, impegnatoin qualità di giudice a X-Factor. E proprio queste occasioni di presenza sul piccolo schermo, secondo lui, l’hanno aiutato a ritagliarsi il giusto spazio nel cuore della gente comune. Lui, persona che si definiosce “del popolo”, si commuove quando parla del suo rapporto con piccolo schermo: “Le persone hanno capito che anch’io sono umano forse anche grazie alla televisione”.

                Il racconto della realtà: il segreto per una canzone che funzioni

                Il nuovo singolo, Amore disperato, è – secondo lui – il frutto di una cosa semplice ma non sempre sfruttata: il racconto della mera realtà. “Per fare una grande canzone bisogna essere sinceri, bisogna raccontare la realtà.. non c’è cosa più credibile della realtà”. Un brano, questo, che parla di una storia con una ragazza con cui è stato per tantissimo tempo. Lauro ha poi ammesso di essere contento che un pubblico universale ascolti la sua musica, alla quale dedica ogni momento della sua vita arrivando a sacrificare anche gran parte del suo privato per la sua totalizzante passione.

                A X-Factor piace la sua ironia

                Zia Mara, sempre prodiga di complimenti coi suoi ospiti, non ha potuto esimersi dal fargli i complimenti anche per la nuova esperienza come giudice nel talent X-Factor, nel quale condivide la “cattedra” con Jack La Furia, Paola Iezzi e Manuel Agnelli. Dove si sta distinguendo grazie alla sua ironia e a commenti sempre molto centrati ed opportuni nei confronti dei concorrenti.

                Finalmente sereno

                Lui è parso consapevole della fortuna di poter lavorare con persone che reputa amiche, lontane da gelosie e rivalità, che in passato, invece, avevano caratterizzato il lavoro di alcuni suoi predecessori. E questa ultima esperienza riflette il momento di grande serenità che Lauro De Marinis (questo il suo vero nome) sta sperimentando.


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