Musica

Una vita a frequenze diverse: Mauro Repetto racconta la storia mai finita con Max Pezzali

Mauro Repetto si confessa: dal successo col Festivalbar alla partenza per New York, con il sogno di diventare sceneggiatore, senza pensare ai soldi. E ora, tra speranze e rimpianti, il desiderio di vedere Pezzali e Cecchetto riconciliati prima di diventare “tre vecchi in carrozzina”.

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    Per Mauro Repetto, l’altra metà storica degli 883, gli anni della giovinezza sono come una colonna sonora di successi e inseguimenti: un continuo rincorrere sogni e grandi traguardi. Ma quando ripensa a Max Pezzali e a quel periodo magico, torna anche un pizzico di malinconia. La sua storia, raccolta dal Corriere della Sera, sembra un film nostalgico: dalle prime note ai banchi di scuola, fino a quel trionfo al Festivalbar, raggiunto quando vivevano ancora tutti e due coi genitori.

    “Con Max ho vissuto momenti unici, è stato il mio migliore amico, un legame come il nostro è raro, speciale,” racconta Repetto. “Poi però qualcosa è cambiato, come due radio che all’improvviso non captano più le stesse frequenze.” Nessuna frattura clamorosa o litigi, solo un allontanamento silenzioso, quasi inevitabile. Ma la loro amicizia, sostiene, è ancora forte e vera. E mentre si augura una riconciliazione tra Pezzali e il produttore Claudio Cecchetto, spera in una scena che sa di amarcord: “Mi piacerebbe rivederli insieme per una birra, prima di diventare tre vecchi in carrozzina.”

    Un giorno, proprio Pezzali raccontò a Mauro del mondo musicale di New York, del rap e di una scena che lo ispirava. “Così, senza pensarci troppo, ho deciso di partire,” prosegue Repetto, raccontando quel “richiamo” che lo portò a inseguire l’America e i suoi sogni. “Non scappavo da niente, volevo solo vedere di persona quella giostra,” spiega. A New York l’attendevano però nuove sfide: si proponeva come sceneggiatore, ma con una conoscenza dell’inglese che, ammette, lasciava a desiderare.

    L’avventura, a discapito di un successo collaudato, segnò una svolta. Il nome 883 continuò senza di lui e, se per il pubblico fu un distacco, anche in famiglia il suo addio lasciò qualche cicatrice. “Mio padre mi rimproverava: ‘Altro che Uomo Ragno, hai ucciso la gallina dalle uova d’oro’.” Ma tra lui e Max, assicura, i soldi non sono mai stati la questione. “Tra di noi non si è mai parlato di soldi, solo di sogni. Sono andato per la mia strada, e per me l’importante era quel viaggio, il resto chissenefrega.”

    Le parole di Repetto portano con sé l’eco di quegli anni Novanta, quando il sogno e la ribellione si intrecciavano alla voglia di esplorare nuovi orizzonti. Ma l’amicizia con Max Pezzali rimane, e chissà che, tra una risata e una Tennent’s rossa, non torni presto anche quella “frequenza” che un giorno li unì e li portò a fare la storia della musica italiana.

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