Personaggi e interviste
Tutti scappano da “mamma Rai”, qualcuno però ci ritorna: Maria Latella
La giornalista torna su Rai3 con A casa di Maria Latella dopo oltre 20 anni nella seconda serata del martedì. Il gormat prevede una cena fra amici per parlare di temi d’attualità. Ospite della prima puntata Virginia Raggi.

Fra le novità della stagione di Rai3 appena iniziata c’è anche la giornalista Maria Latella, che rientra in Rai a oltre 20 anni di distanza, occupando la seconda serata del martedì con A casa di Maria Latella, da lei proposto in precedenza a Sky. Si tratta di un house talk che ridisegna lo storico spazio destinato al talk show politico. Il format simula una cena post con amici, durante la quale si parla di temi di attualità. Lei la definisce “una scelta in controtendenza come molte di quelle fatte in carriera”.
Le 23.00 di sera rappresentano una fascia sostanzialmente nuova per Rai3? Come si sente in questa nuova avventura professionale?
Per 21 anni mi sono rivolta a un pubblico di nicchia, quello di Sky Tg 24. Senza dubbio Rai3 dispone di un’audience più ampia, l’idea di base è quella di proporre un programma che incuriosisca le persone che seguono Rai3 in prima serata, sperando che si fermino a guardare quello che mi piace definire un house talk nella seconda. Nessuna aspettativa numerica, quello che mi interessa è conquistare un pubblico che non mi conosce. Ci vorrà del tempo…
La nicchia è un concetto spesso demonizzato in televisione, che però è per sua natura fedele…
Me lo augurio. Quello che desidero è continuare a fare un talk con caratteristiche diverse, perché a tavola la gente ascolta, se non altro perché deve mangiare e quindi un po’ di tempo per far parlare gli altri c’è: il piacere della conversazione che cerchiamo di unire alla cucina. Andando in onda alle 11 di sera si tratterà di una cena da dopo teatro o un dopo cinema…
Conversare significa anche poter discutere, dibattere e litigare. In cosa sarà diverso da un talk show?
Si può e anzi si deve essere in disaccordo, ci mancherebbe. La differenza è che nel mio programma non si litiga, si ascolta.
Che personaggi ospiterà?
Io prediligo quelli… diciamo “fuori dai radar”, anche perché le televisioni si scambiano gli ospiti a ciclo continuo. Li vedi da una parte e poi dall’altra. Insieme all’idea dell’house talk vorrei anche introdurre facce meno viste, meno note.
L’ospite sarà uno dei commensali?
Sì, siederà a tavola con noi e poi prenderà un caffè con me nello spazio di chiusura del programma che rappresenta la vera novità. Oltre a questa intervista finale con uno degli ospiti, c’è un nuovo elemento che rappresenta in realtà una citazione. In apertura ci sarà un attore che leggerà il menù, come accadeva per l’indimenticabile scena di Vittorio Gassman…
Quanto parla con le persone che intervista prima di iniziare?
Poco, più che altro leggo quello che li riguarda ma non ci parlo molto. Mi piace l’idea che sia una scoperta reciproca. Anche perchè si rischia che, parlando molto prima, le cose più belle vengano già dette…
Qual’è secondo lei il ruolo attuale della televisione nella società?
Come giornalista a me interessa lavorare su questo aspetto. Sono conscia che la tv sia anche intrattenimento e spettacolo, ma io faccio un altro lavoro, sebbene con un tocco di leggerezza..
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Personaggi e interviste
Eleonora Cecere: dal Grande Fratello ai sogni di sempre
Appena varcata la porta rossa del Grande Fratello, Eleonora Cecere ha ripreso in mano la sua vita con la stessa determinazione e passione che l’hanno sempre contraddistinta. L’abbiamo incontrata dopo la sua sua uscita dalla Casa, e ci ha raccontato non solo l’esperienza intensa vissuta nel reality, ma anche i progetti che ha in serbo per il futuro.

Tra sogni da realizzare e nuove sfide da affrontare, Eleonora si svela in un’intervista sincera e piena di emozioni. Eccovela in esclusiva!
D: Hai vissuto la popolarità molto presto con Non è La Rai: c’è un aspetto di te che hai dovuto nascondere o mettere in pausa per colpa della fama?
R: No, sin da piccola sono sempre stata me stessa. E questo atteggiamento lo adotto anche ora che sono una donna matura.
D: Quando nessuno ti guarda e sei solo Eleonora, senza riflettori, senza aspettative, chi sei veramente?
R: Credimi ….esiste una sola Eleonora, e chi mi conosce bene lo sa. io purtroppo, e lo dico con una punta di disappunto, non riesco ad essere altro, e spesso questo mi danneggia.
D: C’è mai stato un momento in cui hai avuto la sensazione di non appartenere più alla persona che eri?
R: No. Perché cerco sempre di fare scelte coerenti e ponderate. Quindi se “vivi” e decidi per te poi non ci possono essere recriminazioni.

D: C’è stata una scelta nella tua vita che tutti hanno giudicato “sbagliata”, ma che per te è stata invece la più giusta?
R: Si. È successo molte volte, anche se me la sono sempre cavata. Io sono molto istintiva, vado spesso “di pancia” su alcune questioni che reputo futili perché sulle grandi decisioni poi non ascolto nessuno o meglio, uno lo ascolto spessissimo, anzi sempre: mio marito!
D: Se potessi eliminare una sola etichetta che ti hanno appiccicato addosso, quale sarebbe?
R: Mi fa fastidio quella forma di uso comune che mette quasi tutti gli artisti sullo stesso piano. Io lavoro fa quando ho 7 anni. Ho studiato tantissimo e ancora lo faccio. So cantare, ballare e recitare e lo dimostro nei miei spettacoli… potrei omologarmi a chi fa successo con una semplice canzoncina sui social?
D: Qual è un progetto che hai in testa ma che ancora non hai avuto il coraggio di raccontare a nessuno?
R: Vorrei provare una volta a fare una regia.
D: Se tra vent’anni una ragazzina dovesse guardarti e prendere ispirazione da te, cosa vorresti che vedesse?
R: Una donna che ha dedicato 39 anni della sua vita su 46 alle discipline artistiche, e ancora lo fa, e con passione…

D: C’è stato un momento in cui hai guardato qualcuno negli occhi e hai capito che lì dentro non era più un gioco?
R: Capito da subito! Li dentro a parte qualche eccezione, non ci sono più parametri di riferimento. Cadono tutte le barriere, non esistono più valori quali sincerità ed amicizia perché tutti sono li per vincere…..
D: C’è un posto preciso nella Casa che ancora oggi, se ci pensi, ti dà una sensazione fortissima? Un angolo dove hai vissuto qualcosa di indimenticabile?
R: I fuochi al mio compleanno fatti da mio marito… la prima volta è stato lui agli studi Lumina… per me!
D: Nella Casa del Grande Fratello si perdono i riferimenti del tempo. Qual è stata la cosa più strana che il cervello ti ha fatto credere mentre eri lì dentro?
R: Perdi la cognizione del tempo. Unica certezza… mi mancava la mia famiglia, e quindi mi mancava tutto!
D: Ti senti più nella fase della costruzione o della rivoluzione della tua vita?
R: Mi sento bene. Ho affianco una persona meravigliosa e due figlie stupende e per loro sarei dispista a tutto. Poi le luci, le paillettes, gli autografi ecc.ecc. sono un complemento!
D: C’è un talento che ancora non hai mostrato al pubblico e che prima o poi tirerai fuori?
R: No, perché avevo una curiosità e me la sono tolta… quella di presentare un programma in tv: fatto anche quello a Giugno 2024, 5 puntate di un talent su Sky e canale 68 in chiaro.
D: Qual è la sfida più grande che stai affrontando in questo momento, quella che ti fa davvero battere il cuore?
R: Uno spettacolo tutto mio dove ballo e canto con il mio corpo di ballo per un ora e trenta senza mai fermarmi…in “sequencer” …..vi dico una cosa pazzesca!
D: Qual è il progetto che senti più tuo in questo momento, quello che se andasse in porto cambierebbe davvero qualcosa per te?
R: Mi piacerebbe un programma televisivo dove potrei dimostrare le mie doti artistiche nelle tre discipline…una cosa tipo “tale e quale”….
D: In questo momento, quali sono i progetti concreti su cui stai lavorando e che vedremo presto realizzati?
R: Tornerò alla mia grande passione in teatro a Maggio in una commedia musicale dove il mio ruolo è comico ma molto incisivo. Sto terminando di girare un docufilm sulla Roma di inizio ‘800, quindi in costume d’epoca, che andrà in concorso al Festival Internazionale del Cinema di Pompei….sono la protagonista!
D: E c’è qualcosa di ancora segreto, un’idea che stai coltivando ma che non hai ancora svelato a nessuno? Qual è una convinzione che avevi da ragazzina e che oggi hai completamente ribaltato?
R: In questo momento nulla. Volevo il porto d’armi per difesa personale e per lavoro e l’ho preso! Volevo scrivere un libro e l’ho fatto, Quando il passato era il futuro.
Personaggi e interviste
Lorella Cuccarini, 40 anni tra palco, cadute e rinascite: “Maria de Filippi ha sempre ragione”
Dai punti al mento cuciti dietro le quinte di “Domenica In” alla commozione per Raffaella Carrà, fino all’affetto per Maria De Filippi: Lorella Cuccarini celebra quarant’anni di carriera con la grazia di chi sa rialzarsi, sempre col sorriso.

Quarant’anni di carriera e la stessa energia di sempre. Lorella Cuccarini, ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa, ha ripercorso una vita fatta di palcoscenici, applausi, cadute (anche fisiche) e rinascite. Con l’ironia e la lucidità di chi sa quanto costi il successo, ma anche quanto amore possa restituire.







“Non dimentico niente, ricordo ogni tassello”, racconta. E tra quei tasselli ci sono anche episodi che in pochi conoscono, come l’infortunio a Domenica In: «Durante una pausa pubblicitaria caddi e mi spaccai il mento. Avrebbero voluto portarmi al pronto soccorso, ma chiesi se ci fosse un medico tra il pubblico. C’era un chirurgo: sul tavolo della sartoria mi ricucì il mento. Riuscii a chiudere la puntata».




Non l’unica caduta, confessa: «Una volta, durante una presa in un balletto, presi una botta e dimenticai tutto. Non ricordo l’ultimo tratto dell’esibizione. Mi sono fatta male tante volte, ma per fortuna mai seriamente». E oggi, quasi sessantenne, riconosce: “I tempi di recupero sono diversi rispetto ai vent’anni, ma cerco di difendermi”.
Cuccarini si racconta anche come insegnante ad Amici e non nasconde l’ammirazione per Maria De Filippi: «Maria ha sempre ragione. La stimo come donna e come professionista. C’è sempre per tutti. Sa guardarti negli occhi e capire se c’è qualcosa che non va». Un legame costruito su rispetto, affetto e molta stima reciproca.
Spazio anche ai ricordi d’infanzia e agli incontri che segnano una vita. Come quello con Raffaella Carrà: «Ero piccola, per me era un mito. Quando la incontrai, mi venne un attacco di orticaria per l’emozione. Tornata a casa, ero piena di bolle. Fu una cosa bella».
A 40 anni dal debutto, Lorella Cuccarini non ha perso un grammo della sua eleganza contagiosa. Madre, artista, icona pop: una che ha saputo attraversare le decadi senza mai perdere il passo. E quando inciampa, sa sempre come rimettersi in piedi. Magari con qualche punto di sutura. Ma sempre con stile.
Personaggi e interviste
“Sarei stato tossicodipendente anche con un altro padre”: Piero Villaggio racconta la sua vita tra amore, dolore e redenzione
Piero Villaggio, figlio del grande attore Paolo, rompe ogni reticenza e racconta la sua battaglia contro la droga, il dolore per la morte della fidanzata, il rapporto complesso con il padre e il ruolo di Muccioli. “Non mi ha mai voltato le spalle, neanche nei momenti peggiori”.

«Mi hanno sempre chiamato il figlio di Fantozzi. Quindi direi che il mio personaggio preferito è lui: siamo cresciuti insieme». Con queste parole Pierfrancesco Villaggio, per tutti semplicemente Piero, introduce il racconto di una vita segnata da un cognome ingombrante, un padre celebre e un percorso personale complesso, in cui la dipendenza da droghe ha lasciato ferite profonde. Ma anche da cui è riuscito a uscire.
Sessantadue anni, sposato con Elisabetta De Bernardis, hair stylist nel cinema, Piero ha scelto di tornare a parlare del padre Paolo in occasione della riedizione restaurata del primo Fantozzi, in programma il 27 marzo al cinema Barberini. Nella casa romana della madre Maura, dove si svolge l’intervista, l’uomo si concede con lucidità e tenerezza.
«Sono orgoglioso di tutto ciò che ha fatto mio padre, compreso il momento in cui mi ha portato a San Patrignano. Lo fece con una delle sue migliori interpretazioni», racconta.
La parentesi in comunità durò tre anni. «Io vivevo a Los Angeles. Avevo già frequentato cliniche di disintossicazione in Svizzera e California. Lui venne a prendermi, con mia madre. Ci fermammo a Parigi, poi a Venezia, dove mi portò a mangiare all’Harry’s Bar. Infine arrivammo in comunità. Mi arrabbiai molto, ma fu una mia scelta restare».
Nell’autobiografia Non mi sono fatto mancare niente (Mondadori, 2016), Piero si dissocia da alcuni metodi di Muccioli, ma riconosce che l’esperienza gli ha salvato la vita. «Era pieno di mamme disperate davanti al gabbiotto dell’ingresso. San Patrignano ha rappresentato una risposta per molte famiglie».
Il momento più drammatico resta la morte per overdose della fidanzata Maria Beatrice Ferri, nel 1983. «Era a casa mia. Quando lo chiamai, mio padre non capì subito. Ma non mi ha mai colpevolizzato. Neanche i suoi genitori lo hanno fatto».
Il rapporto con Paolo Villaggio è stato tutto fuorché lineare. Generoso fino all’eccesso, non sempre presente, ma mai assente nei momenti decisivi. «Forse gli rimprovero di avermi viziato troppo. Se chiedevo una macchina, non un libro, lui me la comprava. Ma non mi ha mai nascosto. Non si è mai vergognato di me».
Alla domanda se con un altro padre avrebbe evitato la tossicodipendenza, Piero risponde netto: «No. La dipendenza è una malattia. Come lo fu il diabete per mio padre, che poi lo ha ucciso. Non ho mai trovato il coraggio di colpevolizzarlo per non essersi curato. Anche perché so cosa significhi convivere con una dipendenza. E in qualche modo, talvolta, gli sono stato complice».
I ricordi familiari si intrecciano con quelli pubblici. I pomeriggi allo stadio a tifare Lazio (mentre Paolo restava fedele alla Sampdoria), i viaggi in Europa per seguire le partite, gli incontri con Berlusconi, Vialli, Mancini. E ancora Fellini, De André, Benigni. «Quando Paolo faceva lo spiritoso, lo era moltissimo. Ma non era sempre così».
Il momento di vera felicità? «Quando ha ricevuto il Leone alla carriera a Venezia. Si vedeva che quel premio gli importava davvero. Ma, nella vita privata, l’ho visto felice solo quando ho smesso di drogarmi».
Alla fine, resta un’eredità complessa, ma anche un legame profondissimo. «Cosa ho preso da lui? Non la sua genialità. Quella era solo sua. Ma gli sono grato per non aver mai smesso di esserci».
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