Speciale Festival di Sanremo 2025

In fatto di “tamarreria” il rapper Tony Effe ha già vinto!

Una battuta sulla sua autocompiaciuta virilità, espressa durante un recente podcast, lo innalza immediatamente sul podio del cattivo gusto. Ma davvero i giovani vogliono questo dai loro idoli?!?

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    Nel panorama della trap italica – passati irrimediabilmente i tempi del “bel canto”, sigh… – Tony Effe si staglia come un’icona a metà strada tra il trash di culto e la celebrazione della mascolinità romana vecchio stile. Un po’ Tony Manero, un po’ Little Tony (chiediamo perdono alla buonanima dell’amato rocker) , il rapper romano è riuscito a costruirsi un personaggio a metà tra il bullo di quartiere e il latin lover con il portafoglio gonfio.

    Trap romana all’insegna del lusso edonistico

    Romano proveniente dal rione Monti, Effe non arriva dalla periferia come i suoi colleghi milanesi ma da un centro storico che si è evoluto da rifugio bohémien a epicentro della trap con il permesso ZTL. Se al nord la trap ha radici sociali e di rivolta, a Roma si declina nel culto del lusso, delle donne e della griffe: da quelle parti è sempre “dolce vita”…

    Dalla Dark Polo Gang alla celebrazione solista

    Tony Effe, nome d’arte di Nicolò Rapisarda, ha iniziato il suo percorso nella Dark Polo Gang, il collettivo che ha reinventato il rap romano con una formula tra autocelebrazione e ironia, facendo del denaro e della moda un mantra. La sua parabola artistica lo ha portato a una carriera solista in cui il personaggio si è consolidato: tatuaggi ovunque, testi che oscillano tra il sessismo e l’autocompiacimento, e un pubblico che lo adora proprio per questo.

    La questione di Capodanno

    Il suo concerto al PalaEur di Roma, dopo la polemica sull’esclusione dal Concertone di Capodanno, conferma la sua ambiguità: escluso dalla kermesse pubblica per presunta volgarità, ma ospite in un evento privato che, ironia della sorte, ha comunque il Campidoglio come attore di sfondo attraverso Eur Spa. Insomma, anche il trapper, a Roma, è statale o non è.

    Piso pisello, edonismo pre-fluido

    Ma cosa rappresenta oggi Tony Effe? Da un lato, è il simbolo di una mascolinità ancora radicata in una visione pre-fluida, dall’altro è il prodotto di un’industria musicale che ha capito che il pubblico desidera eccessi, spettacolo e provocazione. Non importa se si tratti di sessismo o di ostentazione: l’importante è far parlare di sé. Dopotutto, lo ha detto lui stesso in un podcast: “Il mio pisello mi piace proprio, vuoi vederlo?”. Che sia per provocazione o per marketing, il punto è che – seguendo il vecchio adagio – tutti ne parlano, in un modo o nell’altro. E da questo punto di vista il festival del cattivo gusto ha già il suo incontrastato re!

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