Speciale Festival di Sanremo 2025
Jova, nuovamente presso l’ombelico del mondo… ma prima passerà all’Ariston
Il ritorno di Lorenzo Cherubini ha il sapore di una vera festa, di un inno alla vita, cantando con tutto il corpo, finalmente ritrovato dopo l’incidente. Perché la musica, per lui alla fine, è proprio questo: un cuore che batte, un respiro che accelera, un passo che diventa danza. Il pubblico tv attende la sua ospitata durante la serata di inaugurazione del festival con grandi aspettative…
C’è chi cade e si rialza. E poi c’è chi cade, si rialza e si mette anche a ballare per la gioia. Jovanotti ha sempre fatto parte di questa seconda categoria. Il nuovo album Il corpo umano vol. 1 non è solo un disco: è una dichiarazione di esistenza. Dopo l’incidente in bicicletta che lo ha messo letteralmente a terra in tutti i sensi, Lorenzo si è rialzato con la consapevolezza di chi ha visto la fragilità da vicino e ha deciso di abbracciarla.
Sulla propria pelle
Nelle sue nuove canzoni, c’è il dolore che ti sveglia di notte, c’è la meraviglia di quando si era bambini e si guardavano gli aerei decollare con il naso all’insù, c’è la voglia di muoversi, di sentire il sangue scorrere, di vivere con ogni centimetro di pelle. Il messaggio è semplice ed al contempo di una straordinaria vitalità.
In litigio col proprio corpo
“Col mio corpo litigo,” ammette Jovanotti. Ma ora, dopo il trauma, lo sente più che mai. Il dolore è un amplificatore, un microfono che rende impossibile ignorare ciò che prima scivolava via nel sottofondo. Nel disco, questa consapevolezza si trasforma ritmo, movimento, istinto.
La metafora dello scimpanzè
E a proposito di istinto, lo scimpanzé rappresenta un inno alla parte più animale che ci portiamo dentro. Il Jova filosofo, quello che ha sempre flirtato con l’idea della fuga primitiva, qui abbraccia il suo lato selvaggio: “Io sono uno scimpanzé, e non è niente male.” In un’epoca in cui si analizza tutto, si giudica tutto, si teorizza ogni cosa, lui suggerisce una via più semplice: sentire.
Guardando gli aerei con il suo papà
C’è un’immagine che torna spesso nei racconti di Lorenzo: quella del bambino che a Fiumicino guardava gli aerei decollare con suo padre: il volo come promessa di un mondo più grande. Quel bambino, dice, è ancora lì. E ogni volta che apre le braccia istintivamente, sta volando.
La bicicletta, estensione mobile del corpo
E poi c’è la bicicletta. Per lui, da sempre, è il mezzo perfetto per sentire il mondo con il corpo. Un’esperienza fisica, quasi spirituale. L’incidente ha interrotto questo viaggio, ma non lo ha fermato. “Se cado cento volte, mi rialzo centouno”, canta in un brano. E poi aggiunge: “Dammi una mano.” Perché la verità è che nessuno si rialza mai da solo.
Una dedica globale nel nuovo album, indirizzata a chi gli vuole bene
La dedica dell’album è un pezzo di cuore stampato nero su bianco: “Alle mie ragazze, alla mia gente e alla gentilezza degli sconosciuti.” C’è dentro Francesca, la moglie che gli ha insegnato a chiedere aiuto. C’è Teresa, la figlia che gli ha mostrato il coraggio. E ci siamo tutti noi, che da trent’anni cantiamo con lui.