Televisione
Anche la leggenda umana e sportiva di Ayrton Senna diventa una serie tv
La televisione sembra aver nettamente battuto il cinema come strumento preferito per raccontare i grandi miti. Anche la vita del pilota brasiliano Ayrton Senna si trasforma in una produzione targata Netflix, per narrare un mito che resiste all’usura del tempo con forza inaudita.

E’ l’attore brasiliano Gabriel Leone, davvero identico al campione scomparso a Imola, ad impersonarlo in Senna. Una somiglianza altrettanto sorprendente quella del francese Matt Mella che interpreta Alain Prost e che, vista la sua fisionomia, dev’essersi presentato al provino sicuro dell’ingaggio.
Contiene diversi generi narrativi
Si tratta di un biopic in piena regola, con l’infanzia, i contrasti in famiglia, la volontà precisa di lasciare il Brasile e la moglie, per andare a correre in giro per il mondo. Fino all’epilogo, atroce, accaduto trent’anni fa, in un primo maggio che ha cambiato per sempre l’automobilismo e forse anche la percezione del primo maggio.
Per appassionati e non
Una vita – la sua – che è già fiction in sé, quella della miniserie arrivata da poco su Netflix, in sei episodi che ripercorrono la vita e la carriera di Ayrton Senna, leggendario pilota di Formula 1, intrecciando le sue gare con momenti personali e il tragico finale nel 1994. Caldamente consigliato agli appassionati di Formula 1 e a tutti quelli che desiderano scoprire l’uomo dietro la leggenda. Una visione capace di emozionare anche chi non segue l’automobilismo.
Tra gare avvincenti e intimi momenti personali
Non si tratta solo di un tributo al leggendario pilota brasiliano, ma un’immersione emozionante nella vita di un uomo che ha scritto la storia della Formula 1, permettendo di catturare l’essenza di Senna sia in pista che fuori, portando lo spettatore in un viaggio tra adrenalina, ambizione e tragedia. Attraverso la narrazione visivamente spettacolare delle gare e un ritratto intimo del campione, Senna ha molto da offrire a chi desidera scoprire la persona dietro l’icona.
Sembra un documentario
Potrebbe apparire un documentario, tanto appare puntiglioso e descrittivo nella narrazione… ma si tratta di una fiction per la quale la produzione brasiliana non ha badato a spese. Basta analizzare lo sforzo imponente per riultare perfetti in certe rappresentazioni, come quella di Monaco 1988: una gara epica nella tempesta, coi francesi che si arrabbiano e fanno vincere Prost davanti a quel giovane impertinente e dal mostruoso talento. Riprese e montaggio sono da film-action di primissimo livello.
Una sceneggiatura pensata per il grande pubblico
Senna centra perfettamente il bersaglio. i diversi livelli di apprezzamento fra sportivi e semplici spettatori lo dimostra. Gli appassionati di motori lamentano un eccesso di vicende personali. E quelli solo attratti dal mito, che non distinguono una monoposto da un sidecar, ritengono invece che si indugi troppi con questioni tecniche, rivalità in pista e cose di questo genere. Pareri contrapposti che dimostrano come la sceneggiatura sia stata resa generalista il giusto, per accontentare il grande pubblico.
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Televisione
Il Turco, Can Yaman tra amore e battaglie nel kolossal storico più atteso del 2025
Una storia d’amore e riscatto ambientata nel 1683, un giannizzero in fuga, un villaggio da difendere e una donna pronta a combattere al suo fianco. Il Turco è la fiction cult dell’anno: due puntate evento con un cast internazionale, una produzione d’eccellenza e Can Yaman nel suo primo ruolo in inglese.

Il conto alla rovescia è ufficialmente iniziato: Il Turco, la miniserie evento con Can Yaman, approda in prima serata su Canale 5 martedì 8 e 15 aprile. Due serate per un kolossal in costume che promette di lasciare il segno, non solo per il cast stellare, ma per l’ambizione visiva e narrativa del progetto.
La serie, prodotta da Ay Yapim e distribuita da Madd Entertainment, è già stata inserita da IMDb tra i titoli più attesi del 2025. Non a caso: Il Turco è una delle rare fiction italiane pensate per un mercato globale, girata interamente in lingua inglese e ambientata in un periodo storico affascinante e poco esplorato sul piccolo schermo.
Un giannizzero in fuga
Al centro della trama c’è Hasan Balaban (Can Yaman), un giannizzero d’élite dell’Impero Ottomano che prende parte all’assedio di Vienna del 1683. Ferito e in fuga, riesce a scampare all’esecuzione rifugiandosi in un piccolo villaggio ai piedi delle Dolomiti, Moena, nella Val di Fassa. Qui viene salvato da Gloria (Greta Ferro), una giovane donna coraggiosa e anticonvenzionale.
Un legame potente
Tra i due nasce un legame potente e pericoloso, destinato a cambiare il destino del villaggio. Hasan, soldato abituato a combattere per ordini superiori, si trasforma in un simbolo di rivolta, incitando la popolazione locale a lottare per la propria libertà contro gli abusi dei signorotti locali. Gloria sarà al suo fianco, in una relazione che mescola passione, scontro culturale e desiderio di emancipazione.
Italiani nel cast
Il progetto è diretto da Uluç Bayraktar (già regista di Karadayi e Ezel) e scritto da Kerem Deren e Çişil Hazal Tenim. Una produzione di respiro internazionale che ha coinvolto anche un team tecnico di altissimo livello: i costumi sono firmati da Carlo Poggioli, allievo di Piero Tosi e collaboratore di Paolo Sorrentino (The Young Pope, Parthenope), mentre le acconciature sono curate da Desirée Corridoni, vincitrice di un David di Donatello e candidata ai BAFTA e agli Emmy.
Un cast di star
Nel cast, oltre a Can Yaman e Greta Ferro, troviamo nomi internazionali come Will Kemp, Kieran O’Reilly (Vikings), David Nykl (Stargate: Atlantis), Slavko Sobin e Magnus Samuelsson (The Last Kingdom), per un racconto che fonde fiction storica e respiro cinematografico.
«Quando ho letto la sceneggiatura mi sono emozionato», ha dichiarato Can Yaman a Variety. «È stato un set impegnativo, ma il progetto rispecchia perfettamente i miei obiettivi: è internazionale, intenso, epico».
Con due sole puntate, Il Turco punta a diventare un cult. E chissà che non apra la strada a un nuovo modo di fare fiction in Italia: ambiziosa, globale, spettacolare. Per ora, l’appuntamento è fissato: stasera 8 aprile alle 21.30 su Canale 5. Il viaggio di Hasan e Gloria sta per cominciare.
Televisione
Bonolis e Queen Mary: il matrimonio (televisivo) che nessuno si aspettava… ma che tutti volevano
E’ il gossip televisivo del momento: Paolo Bonolis e Maria De Filippi, due colossi della TV italiana, si preparerebbero a condividere il palco. L’annuncio sorprende e incuriosisce: Bonolis potrebbe infatti approdare a “Tu sì que vales”, sostituendo Gerry Scotti.

Paolo Bonolis ha sempre posseduto l’arte della parola. Anche quando cerca di non dire troppo… riesce a dire abbastanza. Durante la recente presentazione del ritorno del suo programma cult Il senso della vita, il conduttore ha lasciato intendere che in futuro ci sarà qualcosa “insieme a Maria De Filippi”. Basta una frase per far esplodere la curiosità. E infatti, qualcosa bolle davvero in pentola.
Bonolis in giuria con Maria?
Secondo l’indiscrezione lanciata da una newsletter di contenuto televisivo, Bonolis sarebbe stato ingaggiato da Maria De Filippi per diventare uno dei nuovi giudici di Tu sì que vales 2025. Una vera bomba televisiva: il conduttore romano andrebbe a sostituire Gerry Scotti, che sembrerebbe intenzionato a prendersi una pausa dal sabato sera di Canale 5.
Addio Gerry, benvenuto sarcasmo
Cambiare Gerry Scotti con Paolo Bonolis non è solo un semplice turnover: è uno scambio di stili. Se Gerry è il rassicurante zio d’Italia, Bonolis è il cugino brillante e un po’ irriverente. Dove Scotti porta cuore e misura, Bonolis risponde con ironia tagliente e intelligenza provocatoria. Un cambiamento che potrebbe dare nuova linfa al format, rinnovandolo senza snaturarlo.
La De Filippi fa centro (di nuovo)
Maria De Filippi, alias Queen Mary, sembra avere un radar infallibile per le mosse vincenti. Dopo anni di dominio del sabato sera, la scelta di inserire Bonolis in squadra sembra una mossa strategica per mantenere alto l’interesse e sorprendere il pubblico. In fondo, non è da tutti saper mescolare il pathos del talento con il sarcasmo di Bonolis. Ma Maria sì.Ch
Che sia l’inizio di una nuova coppia televisiva?
Questa collaborazione potrebbe essere solo l’inizio. Bonolis e De Filippi insieme aprono scenari entusiasmanti: nuovi format, crossover improbabili, o addirittura un programma co-condotto? La TV italiana ha fame di novità, e questa coppia promette fuochi d’artificio. Se la notizia sarà confermata, prepariamoci a una novità tv frizzante, tra lacrime di commozione e battute al vetriolo. E una cosa è certa: Tu sì que vales non sarà mai più lo stesso.
Televisione
David Duchovny e Gillian Anderson: dietro le quinte di un’amicizia turbolenta nata sul set di X-Files
Oggi amici inseparabili, Duchovny e Anderson raccontano il percorso che ha trasformato una collaborazione turbolenta in un’amicizia profonda. Attraverso il podcast Fail Better, i due attori ripercorrono gli anni della serie, quando la pressione del successo internazionale si è fatta sentire, creando tensioni ma anche un legame speciale.

Nonostante oggi si presentino come grandi amici, David Duchovny e Gillian Anderson non hanno sempre vissuto un rapporto semplice. Durante gli anni di X-Files, dove interpretavano gli iconici agenti FBI Fox Mulder e Dana Scully, il tempo passato fianco a fianco ha portato non pochi attriti tra i due attori. Di recente, Duchovny ha raccontato di questa fase turbolenta nel podcast Fail Better, dialogando proprio con Anderson e riflettendo su quegli anni intensi, che hanno visto la serie in onda dal 1993 al 2002.
Tensioni sul set e una relazione complessa
Duchovny ha rivelato che, nonostante la forte alchimia davanti alle telecamere, lui e Anderson evitavano quasi del tutto di frequentarsi fuori dal set. “Per molto tempo, sul set di X-Files, lavoravamo senza costruire un vero rapporto personale,” ha spiegato l’attore. “C’era parecchia tensione, ma riuscivamo a recitare senza che questo interferisse con le riprese, forse perché entrambi siamo un po’ fuori di testa,” ha aggiunto con ironia. Anderson ha confermato questo punto, ricordando come la realtà tra di loro fosse ben lontana dalla relazione che Mulder e Scully vivevano nella serie. “È incredibile pensare che riuscivamo a esprimere attrazione e sentimenti sullo schermo, mentre in realtà non ci parlavamo per settimane,” ha ammesso l’attrice.
La fama e le sue complicazioni
Secondo Duchovny, la fama ha giocato un ruolo importante nel generare queste tensioni. All’epoca, X-Files diventò rapidamente un fenomeno internazionale, amplificando la pressione su di loro. “Non ero preparato per questo tipo di successo e anche tu eri molto inesperta,” ha confessato a Gillian, “E tutto questo avveniva prima dei social, ma ci travolse lo stesso. Stavamo solo cercando di capire chi fossimo, ma ci trovavamo al centro di un ciclone.” Entrambi, giovani e catapultati in una realtà ben più grande di loro, si trovarono ad affrontare dinamiche che andarono a incidere anche sul loro rapporto personale.
Un’amicizia che ha superato gli anni e le difficoltà
Oggi, tuttavia, Duchovny e Anderson condividono un’amicizia autentica e profonda, forgiata dall’esperienza e dalle difficoltà vissute insieme. “Quando si è parte di un progetto come X-Files, che segna le vite in modo così profondo, nasce un legame speciale,” ha riflettuto Duchovny. “Solo noi due sappiamo cosa significava stare al centro di quel successo. È quasi come appartenere alla stessa famiglia, c’è un passato comune che non si dimentica,” ha aggiunto. I due attori, un tempo distanti fuori dal set, oggi condividono una connessione indissolubile, cementata da anni di collaborazione e una storia comune che li rende inseparabili.
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