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Confessioni e supercazzole: da venerdì primo novembre Antonella Grippo riporta Perfidia su LaC

Politici in ginocchio, domande impertinenti e giudizi spietati: ecco il menù della nuova stagione di Perfidia, dove nulla è sacro e tutto è spettacolo.

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    Caustica, ironica, divertita e divertente. Capace di affrontare qualsiasi tema con l’incoscienza sbarazzina di chi ammaestra telecamere e luci della ribalta con la leggerezza di una domatrice di leoni. Torna in tv, a partire da venerdì primo novembre alle 21 su LaC, Perfidia, il talk show più blasfemo, ironico e irrituale della televisione italiana. E come di consueto, al timone del naviglio infernale di Carontiana memoria che sfida le tempeste del mare magnum della tv, c’è sempre lei, Antonella Grippo, biondo nocchiero (o nocchiera?) di un piccolo vascello pirata – pardon, un talk show – che vale la pena di guardare almeno una volta nella vita. Noi di LaCityMag, che adoriamo chi sa fare un cocktail inebriante di ironia e intelligenza, l’abbiamo intervistata per voi. E le sue risposte sono da leggere gustandone il linguaggio, la vis caustica e, a tratti, autoironica.

    Perfidia regala una lettura della vita in chiave insolita e, per dirla all’inglese, un po’ spicy. Perché questa scelta?

    In realtà io porto in scena la mia visione del mondo, della vita, il mio sguardo verso l’orizzonte. Questa mia creatura televisiva, dagli esordi a oggi, ha cambiato parole e stilemi sottraendosi anche al gioco di qualsivoglia stereotipo. Posso dire che Perfidia è selvaggia e pigra, che si lascia spesso contaminare dall’alchimia teatrale e lirica. Che è sempre stata risolutamente anarchica. Scorre così, come la vita, profonda e lieve, insonne e pigra, ritmica e malinconica. Beffarda, antipatica e popolare al tempo stesso.

    Rigorosa e dura come i quattro quarti dello spartito musicale degli AC/DC, che da sempre rappresenta la sigla del mio show. Ma allo stesso tempo è lieve e tenera. Posso dire che spesso questa mia trasmissione sfugge persino al canovaccio che vorrei cucirle addosso, si ribella alla prigionia della scrittura, della sceneggiatura, che viene scientificamente disattesa. Forse è proprio per questo che io la amo molto. Le riconosco una sua insolente innocenza.

    Come convinci i tuoi intervistati a raccontarti i loro peccati?

    Li convinco dicendo che il “confessore” non sarò io, ma che dovranno vedersela con Sua Santità El Diablo – che in realtà è il mio doppio – in modo che, in qualche misura, si presentino all’inginocchiatoio con maggiore tranquillità. Dico loro anche che, quando si tratterà di emettere una sorta di giudizio, sicuramente si farà sempre ricorso alle indulgenze plenarie.

    C’è qualcuno che ti ha lasciato a bocca aperta?

    No, devo dire che nessuno mi ha veramente sorpreso. Nessuno mi ha lasciato a bocca aperta perché mentono tutti con rara imperizia. Mentono in modo assolutamente non scientifico e sparano bugie davvero senza criterio. Il tutto senza una vera capacità di infinocchiarti, perché sono così scontati… Ti faccio un esempio: quando io chiedo se abbiano mai fornicato, la maggior parte di loro, non conoscendo il senso del verbo “fornicare”, si guarda intorno disorientata e tace.

    Chi è stato il più interessante?

    Non ho memoria di particolari guizzi, devo dire che sono stati tutti nella media. Matteo Salvini, però, è stato l’unico che si è sottoposto alla tortura della liturgia blasfema dell’inginocchiatoio senza protestare e senza addurre motivazioni che gli impedissero di confessarsi. Era il 2019 e fu un momento indimenticabile: Salvini elaborò appositamente per Perfidia una tesi originale sul “celodurismo” leghista… che ora non c’è più!

    Chi ti ha raccontato il peccato più grande?

    Matteo Renzi, direi. Interrogato a proposito dei suoi peccati, ha dichiarato pubblicamente di avere particolare consuetudine con l’arroganza. Dopodiché, alla domanda successiva relativa all’impiego dell’Istituto della confessione, ha sostenuto che in realtà il pentimento – essendo una abitudine tipica dei cattolici e relativa soprattutto all’attività spirituale – non può essere reso in politica. Essendo una sorta di risarcimento per i peccati commessi, è una cosa che si riferisce alla dimensione spirituale e, in politica, ha scarsa efficacia!

    Se tu dovessi fare una classifica dei peccati capitali, quale metteresti come più comune?

    Direi l’invidia. Perché pur vivendo in clandestinità e abitando gli anfratti del sottosuolo dell’anima, è un demone di rango. Non ha grandi capacità di affabulazione, né si lascia preludere da minacce. Di rado intrattiene consuetudine con le parole, anzi. Spesso le sgozza perché non tramino contro il buio silente in cui il mostro dimora. Questo è un vizio capitale che si muove guardingo, in cattività, dietro mimiche e pallori difficili da scovare. Del resto è il sentimento meno scenico… Tra i vizi capitali è quello più perfido, direi, e più incline alla mimesi.

    Hai intervistato tutti i grandi politici italiani, che idea ti sei fatta della politica oggi?

    Se penso ai giganti della politica della Prima Repubblica, rischio di lasciarmi attraversare da un languido sentimento di nostalgia. Mi riferisco al tratto decisionista di Bettino Craxi, che a Sigonella diede un calcio nel sedere agli americani. Come dimenticare poi “l’equidistanza attiva” di Aldo Moro rispetto al conflitto arabo-israeliano dell’epoca. Oggi, invece, il Paese sconta una sorta di “sindrome da ballatoio”. In politica estera, siamo in balia del provincialismo, del contenzioso condominiale. Manca la visione.

    Avrai comunque una tua idea sul panorama politico italiano…

    La politica ha smarrito la sua identità già dall’inizio degli anni ’90, all’epoca di Tangentopoli, quando il primato della politica migrò verso altri poteri. Quello della magistratura, quello dell’editoria o dell’alta finanza. Da allora l’attore giudiziario, i pubblici ministeri in particolare, ha spesso travalicato i confini e il perimetro di sua pertinenza. Ecco, la politica ancora oggi è sotto scopa rispetto alla magistratura. Continua per alcuni versi a coltivare una sorta di atteggiamento di sudditanza, di timore. Ed è necessario che si torni alla tripartizione dei poteri originale. La cosa più triste, poi, è che ad essere sotto scopa è gran parte della sinistra italiana.

    Una delle tue interviste storiche è quella a Silvio Berlusconi. Ce la racconti?

    Lo intervistai nel 2014, ad Arcore. L’intervista doveva durare dieci minuti, poi è durata circa un’ora. Si è rivelata una fantastica ricognizione storica e antropologica delle vicende di Forza Italia. Ma voglio raccontare un aneddoto molto divertente: ai tempi Silvio Berlusconi era ad Arcore perché affidato ai servizi sociali dopo la nota condanna. Da tutta Italia arrivarono giornalisti per intervistarlo. A fine giornata eravamo rimaste in due, io e un’altra collega del Friuli Venezia Giulia.

    Quando entrai nello studio, Berlusconi, che aveva la lista di tutti i giornalisti che doveva incontrare, mi guardò e disse: “Finalmente è arrivata la nostra giornalista del Friuli”. Insomma, fu mandato fuori pista dalla mia statura, dai capelli biondi, dagli occhi chiari… Gli risposi di botto: “Presidente, non sono del Friuli Venezia Giulia, sono calabro-campana. E lei deve rivedere l’antropologia femminile meridionale, perché non siamo tutti con il velo in testa e con i baffi!”. La cosa più divertente era che la collega del Friuli, al contrario, aveva tutt’altri colori e fisicità e quindi, secondo Silvio, poteva rientrare molto più di me nell’antropologia meridionale. Dopodiché ho avuto l’impressione di un uomo diretto, spontaneo, empatico, immediato e senza particolari filtri.

    Chi ti piacerebbe intervistare e non sei mai riuscita a raggiungere?

    Sicuramente Vladimir Putin, per dragare la palude della sua psiche particolarmente interessante. Dico chi non vorrei mai intervistare, al contrario. Anche se dubito che ne avrei mai la possibilità: Bergoglio, il Papa… Spesso dispensa a piene mani luoghi comuni e non dice mai nulla di sacrilego, impegnato com’è nel cimentarsi in un’evangelizzazione caramellosa. Ecco, Bergoglio è una sorta di “banalino di coda”. Che non intervisterei mai.

    Chi ti sei pentita di aver intervistato?

    Non lo posso dire, altrimenti poi non torna più a Perfidia. E siccome è un esponente del PD, vorrei tornare a intervistarlo, anche se ogni volta faccio una fatica… Con quelli così non si cava un ragno dal buco. Niente nomi, quindi, dico solo che è uno politicamente moscetto. Non intervisterei più neanche molte donne del panorama politico italiano… Non le trovo interessanti. Continuano a reiterare la solita storia della corporazione delle donne, la sorellanza, la solidarietà in nome della “patonza”. Io non solidarizzo. E ti dico che sono davvero pochissime le donne interessanti della politica che mi è capitato di intervistare. Perché sotto sotto c’è sempre il romanzetto di Liala

    A chi faresti altre domande se potessi riaverlo davanti?

    Gianfranco Fini! Ci sono dei nodi irrisolti nella sua storia politica, nella sua vicenda umana. E perché ebbi modo di intervistarlo tantissimo tempo fa, all’epoca della svolta di Fiuggi. Vorrei capire di più di lui, perché lo giudico un politico dall’identità composita e dalle innumerevoli contraddizioni.

    Il più divertente? Il più noioso? Il più bello? Il più antipatico?

    Il più divertente, devo dire, Calenda. A tratti sembra antipatico, invece non lo è. Bertinotti anche, è molto spiritoso. Il più figo è sempre lui, Pier Ferdinando Casini, l’a priori democristiano per antonomasia. Il più noioso è sempre quello del PD politicamente moscetto di cui sopra. Il più antipatico? No, devo dire che particolarmente antipatici non ne ho intercettato. Forse una signora della Lega… però anche qui niente nomi, altrimenti poi si offende e non torna più. E a me serve come l’aria avere qualcuno della Lega che faccia spettacolo.

    Cosa troveremo nella nuova stagione di Perfidia?

    Come di consueto, impiegheremo tutto il registro della contaminazione dei generi. Da noi si passa da Gigi D’Alessio e Tiziano Ferro all’esplorazione dei Testi Sacri, dall’economia politica alla letteratura. Insomma, dalla cultura popolare stricto sensu a quella più aristocratica. Perfidia è una sorta di latitudine in cui c’è il diritto di cittadinanza per qualunque accento, artistico e non. Quest’anno, per esempio, ho pensato di inaugurare l’X Factor della politica e anche una sorta di Temptation Island.

    Ci sono tre rubrichette. Una l’abbiamo già inaugurata la scorsa edizione, si chiama Sputanellum Quiz, ma non ti posso dire di più altrimenti i miei ospiti poi si organizzano. L’altra è la lavagnetta. Poi c’è Supercazzole e affini, in cui riproporremo al pubblico le esternazioni più improbabili dei politici italiani, avendo cura di sottolinearne anche eventuali errori grammaticali o sintattici. Quindi molta musica, molto ritmo, domande incalzanti come al solito. E soprattutto il solito vizio antico di Perfidia, che consiste nell’accogliere tutte le espressioni dello spettacolo, in modo che la politica sia confezionata come un messaggio lieve, ma al tempo stesso profondissimo.

    Cosa cambia rispetto al passato?

    Vorrei rendere ancora più contundente l’arma dell’ironia, che non è mai abbastanza. E soprattutto quella dell’autoironia, perché anch’io mi sottoporrò alla liturgia blasfema dell’inginocchiatoio. Bisogna saper ridere di sé stessi, in fondo sono solo canzonette. E c’è poco da prendersi sul serio. Da tempo ho smesso di voler cambiare il mondo come quando ero una ragazzaccia di Lotta Continua e credevo veramente di poter incidere con la mia generazione in qualche svolta storica. Adesso sono sicuramente più follemente saggia. Vado in tv e faccio la tv, penso e premedito una trasmissione come Perfidia perché alla fine mi diverto. Vorrei sgretolare il totem del giornalismo impegnato, che deve orientare la società, addomesticare le coscienze. Io voglio solo divertirmi e divertire il pubblico senza sentirmi e atteggiarmi come una sorta di sacerdotessa delle anime.

    Cosa ti aspetti dal futuro?

    Pur essendo una maniacale e meticolosa pianificatrice della mia vita, non riesco a guardare in prospettiva. Spero di riuscire a conservare anche nel futuro l’immagine di quella ragazzina tredicenne a cui il papà ingiungeva la visione, ogni giovedì sera, della tribuna politica. Ricordate le vecchie tv in bianco e nero? Vorrei continuare a essere quella ragazzina curiosa, che non è mai in realtà uscita da quel soggiorno. Quella che all’epoca mi sembrava una costrizione inflittami da mio padre si è rivelata invece il mio gioco preferito.

    Vorrei aggiungere un’ultima chiusa per ringraziare la Presidenza nella figura del presidente Domenico Maduli e la Direzione di LaC Network, la dottoressa Maria Grazia Falduto, che mi hanno non solo supportato ma anche lasciata completamente libera di esprimere il mio estro e il mio lavoro nei modi che ho scelto nella più totale autonomia decisionale.

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      “Amadeus non avrebbe dovuto lasciare la Rai”. Piero Chiambretti a tutto campo

      L’intervista di Piero Chiambretti fornisce uno spaccato interessante delle dinamiche televisive attuali, evidenziando i rischi e le opportunità che le grandi scelte professionali comportano per i conduttori televisivi di alto livello come Amadeus e De Martino.

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        Ospite di Un Giorno da Pecora, il popolare programma radiofonico di Radio1, Piero Chiambretti ha avuto modo di parlare di vari argomenti legati alla televisione, tra cui il suo ritorno in Rai e le recenti mosse di due volti noti come Amadeus e Stefano De Martino.

        Amadeus: “Non era la mossa giusta”

        Uno dei temi caldi dell’intervista di Chiambretti ai microfoni di Geppi Cucciari e Giorgio Lauro è stato il passaggio di Amadeus dal colosso Rai alla rete Nove. Il conduttore, dopo anni di successi nella TV pubblica, ha scelto di affrontare una nuova sfida, ma i risultati, almeno per ora, non sono stati all’altezza delle aspettative. Lo stesso Amadeus ha scherzato sui bassi ascolti del suo nuovo programma dicendo: “Non sono un mago“. Piero Chiambretti, che da poco è rientrato in Rai, non ha esitato a esprimere il suo parere sulla scelta del collega: “Non credo abbia fatto bene a lasciare la Rai. In Rai aveva garantiti gli ascolti e tutto quello che un professionista del suo calibro può sperare“. Un’osservazione che, pur rispettando le scelte di Amadeus, mette in evidenza come il “salto nel buio” della nuova avventura sul Nove sia stato forse un rischio troppo grande.

        Stefano De Martino: è lui la nuova stella di Rai1

        Durante l’intervista, Chiambretti ha risposto anche a una domanda su Stefano De Martino, che con il programma Affari Tuoi sta ottenendo ascolti da record su Rai1. Chiambretti, però, ha rivelato di non seguire molto i quiz televisivi, dichiarando: “Non lo vedo perché guardo poco i quiz. Mi dicono che sia un portento, quindi se lo è lo dimostri“. Sebbene con una certa distanza nei confronti di questo tipo di format, il conduttore torinese ha comunque riconosciuto il talento del giovane collega, la cui carriera sta vivendo un momento d’oro.

        La telefonata di Celentano

        Un altro momento interessante dell’intervista è stato il racconto di una telefonata inaspettata da parte di Adriano Celentano, una leggenda della musica e della televisione italiana. Chiambretti ha rivelato che, dopo la messa in onda della prima puntata del suo nuovo programma Donne sull’orlo di una crisi di nervi, Celentano lo ha chiamato per esprimere il suo apprezzamento. “Ha parlato per quindici minuti di fila, tanto che pensavo fosse un imitatore. Poi ho controllato il numero ed era proprio lui!“. Un aneddoto che mostra quanto Chiambretti sia ancora in grado di catturare l’attenzione anche dei grandi nomi dello spettacolo.

        E ora che farà? C’è un futuro in Rai per Piero Chiambretti?

        Per quanto riguarda i progetti futuri, Piero Chiambretti ha confermato che sta lavorando a un nuovo programma su Rai3 dal titolo Finché la barca va, una trasmissione politica che affronterà anche temi complessi come l’immigrazione. Il conduttore ha spiegato che il programma sarà breve, circa venti minuti, e che dovrebbe debuttare tra febbraio e marzo 2025, segnando il suo ritorno a Roma, città dove aveva iniziato la sua carriera televisiva.

        Amadeus e De Martino: due percorsi diversi

        Nonostante le difficoltà sul Nove, Amadeus non ha perso l’entusiasmo e ha dichiarato di essere pronto a continuare il suo percorso in questa nuova avventura. Dopo il successo delle edizioni del Festival di Sanremo, Amadeus rimane una figura centrale della TV italiana, anche se la sua sfida fuori dalla Rai sembra aver bisogno di tempo per decollare.

        Stefano De Martino, invece, continua a cavalcare l’onda del successo con Affari Tuoi e si sta confermando una delle nuove promesse della televisione italiana. Ex ballerino di Amici, De Martino ha saputo reinventarsi come conduttore e sta guadagnando sempre più spazio nel panorama televisivo nazionale.

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          Televisione

          La Talpa 2024, il ritorno del grande reality: ecco i partecipanti

          Con una presenza d’eccezione al timone come quella di Diletta Leotta, fortemente voluta da Pier Silvio Berlusconi, riparte su Mediaset il reality La Talpa. Per lei una nuova esperienza, lontana dagli stadi frequentati ai tempi di Dazn.

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            Il conto alla rovescia per il ritorno de La Talpa è ufficialmente iniziato, e l’entusiasmo è palpabile, soprattutto sapendo che dietro le quinte c’è Marco Salvati, uno dei più grandi autori televisivi italiani. Salvati, oltre a essere l’autore di programmi iconici come Ciao Darwin, Avanti un altro! e Il senso della vita, è anche la mente dietro la celebre canzone La notte vola di Lorella Cuccarini e ha partecipato alla scrittura di un’edizione di Sanremo. La sua lunga carriera è una garanzia di qualità e innovazione, e la sua capacità di mescolare intrattenimento e narrazione promette di rendere questa edizione de La Talpa un evento imperdibile.

            Diletta Leotta alla conduzione

            Per questa edizione, Diletta Leotta sarà la conduttrice, portando con sé l’energia e la professionalità che l’hanno resa uno dei volti più amati della TV italiana. La sua presenza aggiungerà freschezza e modernità a un format che saprà unire elementi classici e nuove sfide, mantenendo sempre alta l’attenzione del pubblico.

            Un cast di vip tra nostalgia e novità

            Il cast è stato selezionato con attenzione per offrire un mix di volti noti e nuove sorprese, in modo da risvegliare ricordi e creare nuove dinamiche esplosive. Tra i partecipanti troviamo Jo Squillo, pronta a dimostrare la sua versatilità, Ludovica Frasca, che porterà eleganza anche nelle sfide più difficili, ed Elisa Di Francisca, con la sua precisione e determinazione. Ci saranno anche Gilles Rocca e Andreas Muller, che metteranno alla prova la loro forma fisica in prove estreme.

            Il ritorno della “gatta morta”

            Non mancherà Marina La Rosa, con la sua astuzia e capacità di manipolare le dinamiche del gruppo e Marco Melandri, che abbandonerà la pista per affrontare sfide di resistenza e coraggio. Il tutto promette intrighi e colpi di scena capaci di tenere il pubblico col fiato sospeso.

            Una location misteriosa e prove inedite

            La location di questa edizione è ancora avvolta nel mistero, ma, conoscendo l’estro di Salvati, possiamo aspettarci qualcosa di davvero originale: potrebbe essere un luna park in disuso o una miniera abbandonata, dove i concorrenti dovranno fare i conti con prove fisiche e mentali, oltre alla ricerca incessante della talpa. Le dinamiche promettono sorprese e tensione costanti.

            Con La Talpa 2024, Salvati ci invita a vivere un’avventura dove ogni dettaglio è pensato per coinvolgere il pubblico. Non ci resta che sintonizzarci e lasciarci trascinare in questo gioco di intrighi, tradimenti e rivelazioni, con la certezza che ogni puntata sarà un pezzo di intrattenimento puro e di alta qualità.

            Le Nostre Pagelle: Prontissime a Scavare!

            E ora, arriviamo alla parte più succosa: le pagelle! Noi siamo pronte a impugnare la penna e a scendere in campo con il nostro consueto occhio critico. Ma attenzione: non sarà solo un banale elenco di voti. Preparatevi a una vera e propria “dissezione” dei vip, tra ironia, sarcasmo e quel pizzico di cattiveria che ci piace tanto. Ogni settimana, nessuno sarà risparmiato: dagli eccessi di protagonismo alle manie di grandezza, dagli errori di strategia alle scenette studiate a tavolino (sì, ci riferiamo proprio a voi, ex volti noti in cerca di revival).

            Aspettatevi commenti che vanno ben oltre il classico “promosso” o “bocciato”: analizzeremo livelli di noia, simpatia, astuzia e tutto ciò che un reality può offrire a chi sa guardare tra le righe (e sotto terra, in questo caso). Siamo pronte a scavare a fondo, proprio come i concorrenti, per svelare segreti, strategie e, perché no, qualche perla di trash che non mancherà di farci sorridere. Non ci resta che sintonizzarci e divertirci insieme…

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              Televisione

              Uomini e Donne: il caso Mario Cusitore divide il pubblico

              Il caso Mario Cusitore solleva interrogativi importanti sul mondo del reality show e sulla trasparenza dei meccanismi che regolano la produzione televisiva.

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                Mario Cusitore, da quando ha varcato la soglia dello studio di Uomini e Donne, non ha mai smesso di far parlare di sé. Il suo percorso, segnato da colpi di scena e controversie, ha attirato l’attenzione del pubblico, che si divide tra chi lo apprezza per la sua sincerità e chi lo accusa di essere un manipolatore.

                Le accuse di favoritismo

                Negli ultimi tempi, le voci su un presunto favoritismo della redazione nei confronti di Mario si sono fatte sempre più insistenti. L’esperto di gossip Alessandro Rosica, uno dei primi a lanciare l’allarme, ha sottolineato come il cavaliere sia stato trattato con una certa indulgenza rispetto ad altri partecipanti, nonostante i numerosi scivoloni.

                I motivi dei sospetti

                La vicenda del tradimento ai danni di Ida Platano ha suscitato un’ondata di critiche nei confronti di Mario. Tuttavia, il cavaliere è riuscito a riconquistare un posto nel parterre, alimentando i sospetti di un trattamento di favore. In diverse occasioni, la redazione è intervenuta a difesa di Mario, minimizzando le sue colpe e offrendogli l’opportunità di chiarire la sua posizione. Non si può escludere che la popolarità di Cusitore, sia essa positiva o negativa, giochi un ruolo importante nelle decisioni della redazione. Un personaggio controverso, infatti, garantisce un alto tasso di ascolti e alimenta il dibattito sui social network. Ma quali sono state le reazioni del pubblico?

                I telespettatori di Uomini e Donne si sono divisi in due fazioni

                I sostenitori di Mario apprezzano la sua sincerità, la sua capacità di ammettere i propri errori e la sua determinazione a trovare l’amore. I detrattori, invece, lo accusano di essere manipolatore, egocentrico e di sfruttare il programma per ottenere visibilità.

                Ma quante domande senza risposta…

                C’è davvero un favoritismo nei confronti di Mario? Quali sono i criteri che guidano la redazione nella scelta dei protagonisti e nello sviluppo delle storie? Fino a che punto l’audience influenza le dinamiche del programma?

                Le conseguenze

                Le accuse di favoritismo nei confronti di Mario rischiano di minare la credibilità di Uomini e Donne. Se venissero confermate, si tratterebbe di un duro colpo per un programma che si è sempre presentato come un reality show autentico, dove le emozioni sono vere e le scelte sono libere.

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