Televisione
Squid Game 2 frantuma record di visualizzazioni: Netflix annuncia la stagione 3 con un nuovo poster
Dopo il successo dei nuovi episodi, la piattaforma streaming rilascia il poster del terzo capitolo, che promette di concludere la saga. I fan hanno già iniziato a speculare sul futuro di Gi-hun e sugli indizi lasciati nel cliffhanger finale e nei titoli di coda.

La seconda stagione di Squid Game non delude le aspettative e si conferma un fenomeno globale. Dopo il debutto degli episodi il 26 dicembre, la serie ha raggiunto un nuovo record, totalizzando 68 milioni di visualizzazioni in soli quattro giorni. Netflix ha subito cavalcato l’onda dell’entusiasmo annunciando l’arrivo di Squid Game 3 nel 2025 e rilasciando un poster ufficiale che ha già fatto impazzire i fan.
Un record impressionante per Squid Game 2
I dati di visualizzazione della seconda stagione, riportati da The Hollywood Reporter, sono stati calcolati dividendo le 487,6 milioni di ore totali di streaming per la durata complessiva degli episodi, pari a 7 ore e 10 minuti.
Con queste cifre, Squid Game 2 si avvia a replicare il successo della prima stagione, che aveva raggiunto 256,2 milioni di visualizzazioni nei primi 91 giorni. Un risultato straordinario per una serie che, già al suo debutto, aveva rivoluzionato il modo di raccontare storie di sopravvivenza.
La trama di Squid Game 2: il ritorno del Giocatore 456
La seconda stagione riprende tre anni dopo il torneo mortale che ha trasformato il Giocatore 456, Seong Gi-hun, in un uomo ricco ma tormentato. Rinunciando a trasferirsi negli Stati Uniti, Gi-hun decide di tornare con un obiettivo ben preciso: scoprire la verità dietro il gioco e vendicare le vite spezzate.
Questa volta, nuovi partecipanti vengono attirati nel macabro torneo con la promessa di vincere 45,6 miliardi di won. Tuttavia, le regole del gioco si fanno più spietate, e i legami tra i concorrenti vengono messi a dura prova.
Il cliffhanger e il futuro della saga
Il finale della stagione 2 lascia i fan con il fiato sospeso, grazie a un cliffhanger che promette di alzare la posta in gioco nel prossimo capitolo. Nei titoli di coda, un misterioso indizio sembra anticipare una nuova fase del gioco, collegandosi direttamente al poster della terza stagione appena rilasciato.
Il poster mostra un’enigmatica figura incappucciata con il simbolo del cerchio, circondata da numeri e sagome che potrebbero rappresentare i prossimi partecipanti. L’atmosfera oscura e inquietante suggerisce che il terzo capitolo concluderà la saga in grande stile, rivelando finalmente i segreti più nascosti del gioco.
Squid Game 3: cosa aspettarsi
Le riprese della terza stagione sono già state completate, e Netflix promette di alzare ulteriormente l’asticella con una conclusione che sarà al tempo stesso scioccante e catartica. Gli spettatori si chiedono quale sarà il destino di Gi-hun e se il protagonista riuscirà a distruggere il sistema che governa il gioco o se, al contrario, verrà risucchiato ancora più in profondità.
Nel frattempo, il successo della serie conferma che Squid Game è molto più di una semplice narrazione: è un fenomeno culturale che continua a catturare l’immaginazione di milioni di spettatori in tutto il mondo.
Con il 2025 all’orizzonte, l’attesa per Squid Game 3 è già alle stelle. Riuscirà la serie a superare i record già stabiliti o ci attende un finale che metterà a rischio la sua fama leggendaria? Per ora, ai fan non resta che speculare, sognare e prepararsi al gran finale.
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Televisione
Sanremo è Sanremo… ma il resto no! Carlo Conti chiude in anticipo col nuovo show
Il programma sperimentale del sabato sera di Carlo Conti, Ne vedremo delle belle, si chiude in anticipo. Il motivo? Manca il “pepe” tra le protagoniste. Il celebre conduttore spiega con la sua solita eleganza (e un pizzico di autoironia) le ragioni dietro la chiusura anticipata. Ecco cosa è andato storto, cosa possiamo imparare e perché il varietà resta ancora un terreno da esplorare.

Ne vedremo delle belle era nato come esperimento del sabato sera su Rai1, una sfida nel panorama sempre più competitivo dell’intrattenimento televisivo. Ma dopo solo quattro puntate — e una quinta mai realmente in programma — il varietà chiude i battenti. Il conduttore Carlo Conti, in un’intervista a LaPresse, ha commentato con onestà e un tocco di realismo:
“Il programma non è che vada benissimo… quindi meglio chiudere prima”.
Carlo Conti senza filtri: “Mancava il pepe tra le protagoniste”
Il conduttore non si nasconde dietro i numeri. Il vero problema, a suo dire, non è stato l’ascolto basso in sé, ma la mancanza di “pepe” tra le protagoniste. Il format prevedeva un confronto vivace, dinamiche frizzanti, ma la voglia di fare spettacolo ha superato quella di accendere il dibattito. In parole povere: troppo zucchero, zero peperoncino.
“In ‘Ne vedremo delle belle’ è mancato l’aspetto fondamentale che doveva essere il pepe tra le protagoniste”, ha detto Conti. E senza pepe, si sa, anche il piatto migliore rischia di essere insipido.
Una chiusura annunciata: perché il sabato sera è una giungla
Il programma era già stato pensato per durare solo cinque puntate, ma con la pausa del Sabato Santo e ascolti non entusiasmanti, Conti ha scelto di non proseguire:
“Se hai un programma che fa il 25-30% puoi anche fermarti e ripartire. Ma qui non era il caso”.
La decisione, pur lucida, riflette le difficoltà del sabato sera televisivo, dove il pubblico è esigente e il varietà classico fa sempre più fatica a innovarsi.
Il coraggio di sperimentare (anche quando non funziona)
Carlo Conti, però, non rinnega nulla:
“Quando sperimento sono sempre contento… Se non lo facciamo noi, chi deve farlo?”
Un messaggio chiaro: la sperimentazione è parte integrante del mestiere, anche a costo di sbagliare. E se a provarci sono volti storici come lui, Antonella Clerici o Amadeus, tanto di cappello. È proprio il rischio a tenere viva la TV generalista.
Televisione
«The Couple», urla Ilary e tace la cultura: Totti vola a Mosca, lei precipita su Canale 5
Mentre Francesco Totti vola a Mosca ospite del portale di scommesse Rb e incassa un assegno a sei zeri da un Paese sotto sanzioni internazionali, Ilary Blasi lancia «The Couple», un reality che punta tutto su ignoranza, doppi sensi e regressione culturale. Il risultato? Due facce della stessa sconfitta.

C’era una volta una coppia. Amata, popolare, pop. Adesso ci sono due solitudini televisive, una con il cappotto elegante a Mosca, l’altra in shorts davanti alle telecamere di Canale 5. Francesco Totti e Ilary Blasi sono separati nella vita, ma uniti da un destino comune: abitare i territori sempre più sfilacciati della spettacolarizzazione a tutti i costi. E se Totti si presta con disinvoltura a una passerella in terra russa, Ilary sceglie di gridare alla fine dell’era dei contenuti, inaugurando The Couple, il nuovo reality targato Endemol Shine Italy.
Il format è quello spagnolo di Gran Hermano Duo, una specie di Grande Fratello annacquato, con otto coppie che si sfidano in prove fisiche e, teoricamente, mentali. Diciamo “teoricamente” perché a livello cognitivo si toccano picchi da sottoscala. Il momento simbolico arriva quando a uno dei concorrenti viene mostrato il ritratto di Napoleone Bonaparte e la risposta è il silenzio: sguardi attoniti, occhi persi nel vuoto. Altro che Waterloo, qui è resa totale al primo turno.
Ilary, dal canto suo, urla. Sempre. Forse è la scuola russa, ironizza qualcuno, alludendo alle radici del marito. Ma l’effetto finale è quello di un karaoke disordinato dove nessuno sa la canzone. A darle man forte ci sono Francesca Barra, messa lì come risarcimento per le umiliazioni subite da Roberto Poletti, e Luca Tommassini, coreografo di talento che ormai appare più del necessario, perdendo quell’alone di fascino che aveva quando compariva poco ma faceva molto.
Il vero problema però non è nel cast, ma nella logica di regressione culturale che sottende tutto il programma. The Couple sembra un esperimento sociale al contrario: non si cerca la compatibilità o la complicità, ma si mette in scena l’ignoranza come linguaggio comune. Ci si parla a gesti, a occhiatine, a doppi sensi da spiaggia. La battuta di Elena Barolo sulla passione per gli uccelli, e in particolare per la passera scopaiola, è bastata per innescare un’orgia di ammiccamenti da parte di tutti, compreso Tommassini, che in quel momento sembrava il sosia di se stesso in versione cabaret.
A cosa servono gli autori? A ricordare più volte che l’amico del cuore di Jasmine Carrisi è il suo ex fidanzato, che ha «scelto un’altra strada». E giù occhiate complici, sottointesi pesantissimi, tutto lasciato lì, non per dire, ma per far intendere, in quell’infantilismo malizioso che è ormai la cifra dominante della televisione generalista.
Nel frattempo, Totti sbarca a Mosca. Viene accolto da gladiatori in costume, consegna premi ai bookmaker, riceve un cachet a sei zeri in euro. Il portale sportivo russo Rb lo definisce “l’ambasciatore più costoso nella storia della manifestazione”. Tutto avviene mentre la Russia è ancora sotto sanzioni internazionali per l’aggressione all’Ucraina, e Totti, testimonial Unicef, sorride, palleggia e — soprattutto — non dice una parola.
Due destini, due silenzi. Il silenzio di Totti, che sceglie l’assegno alla parola, e quello dei concorrenti di Ilary, che non sanno riconoscere nemmeno Napoleone. In mezzo, un Paese che si guarda in tv e non si riconosce più.
Che i due non stiano più insieme è un dato. Ma il vero divorzio, qui, è tra la televisione e il buon senso.
Televisione
“Ne vedremo delle belle”… ma solo fino a sabato: flop d’ascolti, la Rai chiude in anticipo lo show di Carlo Conti
Dovevano essere dieci showgirl e un presentatore per illuminare la prima serata di Rai1, ma “Ne vedremo delle belle” si spegne dopo appena tre puntate. La finalissima prevista per il 19 aprile non andrà più in onda: al suo posto contenuti “più consoni al Sabato Santo”. L’azienda parla di “esperimento”, ma l’effetto è quello di una resa anticipata.

Carlo Conti ci aveva messo il volto, la garanzia, e pure il titolo a effetto: Ne vedremo delle belle. Ma la promessa si è infranta al terzo appuntamento. Rai1 ha deciso di anticipare la chiusura dello show del sabato sera che, almeno nei piani iniziali, avrebbe dovuto tenere compagnia agli italiani per sei settimane fino al 19 aprile. Invece, sipario anticipato al 12 aprile. E non per motivi religiosi, come qualcuno vorrebbe far credere.
La notizia, lanciata da Dagospia e confermata da fonti interne alla Rai, ha subito fatto il giro dei corridoi di Viale Mazzini. La motivazione ufficiale? L’avvicinarsi del Sabato Santo, occasione ideale per una “programmazione più spirituale”. Ma è impossibile non notare che la chiusura arriva dopo un tracollo costante negli ascolti. Dal debutto del 22 marzo con un buon 17,6% di share e oltre 3 milioni di spettatori, la curva è scesa a picco: 14,6% alla seconda puntata, poi 13% netto alla terza, con 2 milioni di telespettatori. Numeri che hanno fatto storcere il naso a più di un dirigente.
Non bastava il solito tocco garbato di Conti né l’inedita formula con dieci showgirl in rotazione a darsi il cambio tra varietà, comicità e performance. Lo show non ha mai davvero convinto, né il pubblico generalista né i social, dove l’interesse è rimasto tiepido sin dall’esordio. Troppo ibrido per essere un varietà vero, troppo patinato per diventare un fenomeno pop.
L’azienda, per ora, minimizza: «È stato un esperimento, la chiusura anticipata è frutto anche della concomitanza con la Pasqua». Ma in un periodo in cui ogni punto di share vale oro, parlare di semplice coincidenza suona più come una pezza messa in fretta.
Conti, da parte sua, ha incassato con stile. Del resto il curriculum parla per lui, e uno scivolone su un format che non ha mai del tutto preso il volo non basta certo a offuscare anni di onorata carriera. Ma resta la sensazione che Ne vedremo delle belle sia stato un tentativo mal calibrato: nella stagione dei reality low budget e dei game show sempre più ibridi, la Rai ha provato a infilare un varietà d’altri tempi in una cornice che il pubblico non ha più voglia di appendere al muro.
Sabato 12 aprile andrà in onda l’ultima puntata. Il sabato successivo, giorno di Pasqua, i palinsesti si tingeranno di sacro e silenzio. Ma nel frattempo, a Viale Mazzini, qualcuno starà già preparando il prossimo “esperimento”. Con l’augurio, stavolta, di vederne davvero delle belle.
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