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Calcio

Calcio e identità di genere: in Spagna due calciatrici con la barba hanno scatenato un dibattito sul calcio transgender

Alex Alcaide Llanos e Nil Alcon Labella sono due calciatrici in fase di transizione da donna a uomo che giocano nei campionati femminili spagnoli. La loro presenza in campo e la mancanza di regole chiare ha scatenato polemiche che riguardano anche altre federazioni calcistiche.

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    In Spagna, la partecipazione di Alex Alcaide Llanos e Nil Alcon Labella, due calciatrici attaccanti di 27 e 20 anni in fase di transizione da donna a uomo, ai campionati femminili, ha scatenato un vespaio di polemiche. La questione ha sollevato interrogativi sulla definizione di “donna” nello sport, sulla parità di genere e sull’impatto che atleti trans possono avere sulla competizione. Lo scorso weekend si è giocata la sfida tra Terrassa ed Europa B partita valida per il campionato della lega catalana femminile. Vinta da Europa B la partita ha scatenato l’ira della consigliera del partito politico di estrema destra spagnolo Vox, Alicia Tomas, che ha evidenziato sui social come la sconfitta di Terrassa fosse dovuta al fatto che tra gli avversari ci fossero “due ragazzi con la barba considerati come donne”. Una questione non da poco visto che regolamenti internazionali chiari sulla questione non ce ne sono.

    La salute dell’atleta deve essere sempre prioritaria

    Da un lato, i sostenitori della partecipazione delle due calciatrici sottolineano il diritto di ogni individuo a praticare lo sport che preferisce, indipendentemente dalla propria identità di genere. Dall’altro, i critici temono che la presenza di atleti trans possa svantaggiare le altre calciatrici e mettere a rischio l’integrità delle competizioni femminili.

    Numerose le questioni aperte e irrisolte

    Le questioni aperte da questo e altri casi sono diverse. Come definire il concetto di “donna” nello sport? Quali sono i criteri per determinare l’eleggibilità di un atleta trans a una competizione? Come garantire la parità di opportunità per tutti gli atleti, indipendentemente dalla loro identità di genere? Il quadro normativo internazionale e nazionale presenta ancora molte lacune e divergenze.

    Insomma calciatrici o calciatori?

    Il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) ha cercato negli anni di fornire linee guida per regolamentare la partecipazione degli atleti transgender. Le ultime indicazioni, pur essendo un passo avanti, lasciano ancora spazio a interpretazioni e a possibili controversie. Le linee guida del CIO sono spesso considerate troppo vaghe e lasciano ampi margini di discrezionalità alle federazioni sportive. Alcuni paesi hanno adottato leggi specifiche che regolano la partecipazione degli atleti transgender alle competizioni, mentre altri si affidano alle linee guida delle federazioni internazionali, praticamente inesistenti in fatto di chiarezza.

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      Calcio

      Francesco Totti, la Procura chiede l’archiviazione per l’Iva non dichiarata

      La Procura di Roma ha chiesto l’archiviazione del procedimento che vedeva Francesco Totti indagato per non aver dichiarato l’Iva su alcune attività pubblicitarie. Il “debito”, inizialmente di poche migliaia di euro, era lievitato fino a 900 mila euro con sanzioni e interessi. Ora l’ex calciatore ha saldato tutto.

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        Francesco Totti non dovrà affrontare un processo per omessa dichiarazione dell’Iva. La Procura di Roma ha chiesto l’archiviazione dell’indagine che coinvolgeva l’ex numero 10 della Roma, dopo che lo stesso ha provveduto a saldare il suo debito con il Fisco. Il procedimento, coordinato dai pm Stefano Pesci e Vincenzo Barba, si basava su una verifica effettuata dalla Guardia di Finanza, che aveva analizzato i movimenti economici legati ad alcune apparizioni pubblicitarie dell’ex calciatore.

        Secondo quanto emerso, Totti avrebbe svolto attività promozionali non occasionali, ma senza aprire una partita Iva dedicata. Un’irregolarità che, pur partendo da un importo iniziale piuttosto contenuto, è andata crescendo nel tempo: tra sanzioni e interessi, il debito con l’Erario è arrivato a sfiorare i 900 mila euro. Una cifra importante, maturata nel corso di circa cinque anni.

        Nonostante l’importo lievitato, la decisione della Procura di avanzare la richiesta di archiviazione è legata alla condotta dell’ex capitano giallorosso, che ha scelto di regolarizzare la propria posizione fiscale. Il pagamento del debito ha avuto un peso determinante, dimostrando la volontà di Totti di chiudere la vicenda con il Fisco.

        L’accusa era quella di omessa dichiarazione dell’Iva, un reato tributario che scatta quando un soggetto con obbligo fiscale non presenta le dichiarazioni annuali. In questo caso, però, i magistrati hanno ritenuto che l’interesse punitivo dello Stato fosse venuto meno, viste le somme integralmente versate.

        Nessuna battaglia legale, dunque, per Totti. Una vicenda che si chiude con un conto saldato, ma anche con l’ennesimo riflettore acceso sulla gestione fiscale dei personaggi pubblici. Un tema sempre delicato, soprattutto quando coinvolge volti tanto noti e amati dal grande pubblico. Anche perché, nel bene o nel male, il Pupone fa sempre notizia.

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          Calcio

          Noel, il raccattapalle eroe: “Ho battuto Donnarumma e l’Italia”. La Germania celebra il 15enne che ha beffato gli Azzurri

          Il raccattapalle della sfida tra Germania e Italia diventa protagonista con un assist a Kimmich. Nagelsmann lo ringrazia in conferenza, Kimmich gli regala la maglia. La Bild ironizza: “Anche un raccattapalle segna contro l’Italia”

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            A Dortmund si è scritto un capitolo surreale e beffardo della sfida tra Germania e Italia. A rubare la scena non è stato né un bomber da copertina né un fuoriclasse d’altri tempi, ma un ragazzo di 15 anni, alla sua prima volta come raccattapalle. Il suo nome è Noel Urbaniak e in poche ore è diventato l’idolo di un’intera nazione, ma l’incubo sportivo degli Azzurri.

            Minuto 36 del primo tempo, Nations League: l’Italia pasticcia, Donnarumma discute con l’arbitro Marciniak e i compagni, ignaro di ciò che sta accadendo alle sue spalle. E dietro la porta, c’è proprio Noel, che si coordina con un guizzo degno di un veterano e spara il pallone verso Joshua Kimmich, pronto a battere velocemente l’angolo. Da lì all’assist per Jamal Musiala il passo è breve: gol della Germania a porta praticamente sguarnita e Italia colta di sorpresa.

            “Anche un raccattapalle fa gol alla nazionale italiana”, ha titolato senza pietà la Bild, riassumendo l’umore tedesco e la valanga mediatica che si è abbattuta sul ragazzo. Noel, tesserato nelle giovanili dell’Hombrucher e tifoso sfegatato del Borussia Dortmund, da spettatore privilegiato si è ritrovato protagonista inatteso di uno degli episodi più discussi del match, terminato poi sul 3-3.

            A fine partita l’incredulità di Noel si è trasformata in festa: Kimmich lo ha raggiunto a bordo campo, gli ha regalato la maglia e il pallone della partita e si è prestato per una foto ricordo. “Non dimenticherò mai questa serata”, ha dichiarato il giovane ai media tedeschi. Poco prima, sul cellulare, i messaggi commossi dei genitori: “Sei in tv, sei un eroe!”.

            Il ct Julian Nagelsmann non ha perso l’occasione per celebrare il piccolo “alleato”: “Il nostro secondo gol è stato di livello mondiale da parte di tutti e tre: Kimmich, Musiala e il raccattapalle. Era lì, pronto sulla palla, bravissimo”. Da quel momento, selfie e applausi hanno travolto il ragazzo che, nel frattempo, ha già conquistato un posto speciale nella memoria collettiva dei tifosi tedeschi.

            E mentre l’Italia si lecca le ferite e cerca spiegazioni per l’ennesima distrazione difensiva, in Germania il nome di Noel Urbaniak è diventato sinonimo di furbizia e sangue freddo. Lui, con la spensieratezza dei suoi 15 anni, si gode la gloria: “È stato tutto così irreale, pazzesco”. E chissà se da grande non diventerà lui stesso uno di quei calciatori a cui i raccattapalle serviranno palloni decisivi.

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              Calcio

              Cassano e l’assegno “rubato”: il racconto esilarante di Totti e la confessione di Fantantonio

              L’ex capitano della Roma svela il retroscena sul famoso assegno smarrito e l’accusa (poi ritirata) che Cassano rivolse persino alla tata di casa Totti.

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                C’è chi lo ricorda per i suoi gol e chi per le sue proverbiali “cassanate”. Questa volta però è Antonio Cassano stesso a rievocare uno dei suoi momenti più folli, con l’amico Francesco Totti pronto a fare da spalla in un siparietto che ha scatenato le risate del pubblico. Durante una chiacchierata nella trasmissione “Viva el Futbol”, il Pupone ha svelato un retroscena che riguarda proprio gli anni in cui Cassano era ospite fisso nella casa dei Totti.

                “L’avrei ammazzato vi giuro. Un giorno ci perdemmo un assegno e non lo trovavamo più”, ha raccontato Totti. “Alla fine scoprimmo che era cascato in macchina sotto il sedile, quando tiravi su il freno a mano. Ma voi non potete capire cosa ha combinato: una sceneggiata degna di un film. Si era impuntato, accusava tutti, mia madre, mio padre, pure me”. La vicenda, che oggi fa sorridere, all’epoca aveva creato non pochi grattacapi, soprattutto perché l’assegno smarrito era intestato proprio a Cassano. “Era una bomba a mano – ha scherzato Totti – perché anche se lo trovavamo, era comunque suo”.

                A rincarare la dose ci ha pensato Lele Adani, presente alla trasmissione: “Ma perché fai una roba così? Ti hanno ospitato, eri a casa loro”. E qui arriva la confessione autoironica di Cassano: “Perché ero un cog…ne. Per tre mesi mi hanno trattato come un figlio, mi facevano mangiare e bere, ero il terzo figlio dei Totti. Ma allora ero un’altra persona rispetto ad oggi”. Poi il racconto si fa ancora più spassoso: “Andai pure dalla tata e le dissi: ‘Mi hai rubato l’assegno’. E quella mi rispose: ‘Ma li mortacci tua, guadagno più di te, sono più ricca di te, ti pare che devo rubare io a te?’”.

                Una storia che racconta perfettamente il carattere impulsivo e imprevedibile di Cassano e il rapporto fraterno con Totti, fatto di battibecchi, risate e amicizia vera. Alla fine, proprio Totti ha chiuso il siparietto con un sorriso: “Dai, ci può stare, era l’incoscienza di quegli anni”.

                Un episodio che aggiunge l’ennesima pagina divertente al libro di aneddoti che circonda l’incredibile coppia Totti-Cassano, e che dimostra quanto i due, nonostante le divergenze e le follie, siano rimasti legati nel tempo.

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