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Calcio

Italia-Spagna: i precedenti favorevoli agli azzurri

La sfida Italia-Spagna è più di una semplice partita di calcio: è un evento che accende la passione di milioni di tifosi e rappresenta un importante test per entrambe le squadre in vista delle fasi finali del torneo. La tensione e l’attesa per questo incontro sono palpabili, e gli azzurri dovranno dare il massimo per confermare i precedenti favorevoli e ottenere un risultato positivo.

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    La sfida tra Italia e Spagna, uno dei classici del calcio europeo, si ripropone a Euro 2024, con il primato del girone in palio. Storicamente, gli azzurri vantano due vittorie, quattro pareggi e una sola sconfitta nelle fasi finali del torneo continentale contro la Spagna. Nonostante i precedenti favorevoli, le quote dei bookmaker vedono favoriti gli spagnoli. La partita si preannuncia intensa e decisiva, con i giocatori chiave di entrambe le squadre pronti a fare la differenza.

    Precedenti storici

    L’Italia ha spesso affrontato la Spagna in partite molto combattute. Le sfide tra le due nazionali sono note per la loro intensità e per l’incertezza del risultato fino all’ultimo minuto. Le vittorie azzurre in passato hanno dato morale alla squadra, ma ogni partita è una storia a sé e richiede il massimo impegno e concentrazione.

    Pronostici e quote

    Secondo gli esperti di Sisal, le quote favoriscono leggermente la Spagna, con una vittoria data a 2,15 contro il 3,60 dell’Italia. Il pareggio è quotato a 3,20. La partita non sarà solo una questione di punti, ma determinerà anche il primato del girone, con gli spagnoli favoriti a 1,36 e gli italiani a 3,00.

    I protagonisti

    Tra i giocatori più attesi, in casa Spagna spiccano Morata e Lamine Yamal, entrambi dati in gol a 2,75 e 2,30 rispettivamente. Per l’Italia, Federico Chiesa e Gianluca Scamacca sono tra i marcatori più probabili, con quote di 9,50 e 4,00.

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      Calcio

      Siamo messi male. Il sistema calcio è da riformare

      Arrigo Sacchi è deluso e amareggiato. Come milioni di italiani, che sabato hanno assistito a una delle peggiori partite della storia azzurra. Per l’eliminazione, ma soprattutto per lo spirito inesistente di una squadra arresasi già prima di giocare.

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        Sulla figuraccia della squadra italiana ai Campionati europei di calcio contro la Svizzera si è espresso anche Arrigo Sacchi. Il sistema calcio è da riformare, dice. Di lui ci ricordiamo soprattutto il periodo nel quale era allenatore del Milan di Silvio Berlusconi. Un’avventura che iniziò con il campionato 1987/88. L’allora neopresidente milanista, decise di chiamarlo sulla panchina dei rossoneri dopo l’ottima prova del Parma (allora in serie B), contro il Milan di Liedholm in Coppa Italia. Con i rossoneri Arrigo ha vinto tutto. O quasi. Dallo scudetto nel 1987/88, (arriverà terzo nel 1988/89, secondo nel 1989/90 e nel 1990/91), alla Supercoppa Italiana (1989), dalle due Coppe dei Campioni (1988/89 e 1989/90) alle due Coppe Intercontinentali (1989 e 1990), alle due Supercoppe Europee (1989 e 1990).

        E’ stato anche Ct della Nazionale

        Poi gli arrivò tra le mani la Nazionale. Siamo nel 1991 subentra ad Azeglio Vicini come commissario tecnico portando l’Italia ai Mondiali USA del 1994 e ottenendo il secondo posto dietro il Brasile. Nel 1995 guida l’Italia alla qualificazione per la fase finale dell’Europeo ’96. Il suo ultimo incarico è ancora a Parma che lo aveva lanciato come allenatore. Ma alla fine lascia per il troppo stress. Per l’eliminazione dell’Italia agli Europei è furioso. Reputa che i giocatori non hanno dato niente, che manchino di un’etica per una sconfitta ottenuta senza dignità e orgoglio…

        Siamo messi molto male

        Siamo messi male“, dice. Molto male. Perché puoi non essere un campione, ma devi dare tutto, continua a ribadire. E invece secondo Arrigo questi giocatori non hanno dato niente. Sacchi è deluso e amareggiato. Come milioni di italiani, che sabato hanno assistito a una delle peggiori partite della storia azzurra. Se la prende soprattutto per il modo in cui la Nazionale è stata eliminata, ma soprattutto per lo spirito inesistente “di una squadra arresasi già prima di giocare“.

        Un messaggio per il Paese

        Una sconfitta deludente e inaccettabile aggiunge Sacchi che rincara la dose “Si può anche perdere, ma lo si può fare con dignità ed orgoglio“. Secondo l’ex Ct la Nazionale ha il dovere di mandare un messaggio che va oltre il calcio, a tutto il Paese.

        Ma sarà colpa di Spalletti?

        Secondo il Sacchi pensiero l’attuale Ct ha le sue colpe, questo è sicuro, perché tutti sono responsabili. Dare la colpa solo a lui è semplice. Si pensa di risolvere tutto trovando un unico responsabile, con una tipica soluzione all’italiana. E a Spalletti, Sacchi consiglia di fare tesoro degli errori. Ora dovrebbe puntare solo su calciatori che ritiene ideali alle sue idee di gioco. Dovrebbe andare avanti per persuasione e percussione, con un progetto definito e senza paure. Prima di tutto, spiega Sacchi “(…)deve puntare su uomini giusti, con valori morali solidi. Occorrono ragazzi affidabili e intelligenti. Siamo messi male, servono scelte forti e coraggiose“(…).

        Un sistema da riformare

        Secondo l’allenatore il nostro principale problema dipende dal fatto che siamo una società vecchia e il calcio rispecchia il Paese. Servirebbe un rinnovamento vero e totale, dice. Essere rimasti fuori dal mondiale per due volte avrebbe dovuto portare a riflessioni profonde. “Poi però non abbiamo fatto niente”. E sottolinea che in Germania hanno 24 centri federali. In Francia 16. La Svizzera 3. E In Italia? “Uno solo“, dice sconsolato. Un centro costruito nel 1957. Senza strutture non c’è progettualità, aggiunge. “Senza progettualità non c’è crescita“.

        Tutto sale dal basso e poi va su

        Quando nel 2010 è entrato nella Figc come coordinatore tecnico, ricorda che a ogni partita contro i ragazzini svizzeri l’Italia prendeva 3-4 gol. Decise di andare in Svizzera per cercare di capire le origini di quelle vittorie. E delle nostre sconfitte. Lì si rese conto che da noi si facevano due giorni di allenamento sempre di corsa. Loro, invece, avendo tre centri federali che raccoglievano ragazzi nel raggio di un ottantina di km, potevano permettersi di lavorare per intere settimane. “È così che si cresce“.

        Quanto pesa avere troppi stranieri nel nostro campionato?

        Secondo Arrigo il problema non sono gli stranieri, ma gli stranieri mediocri che sottraggono spazio ai giovani italiani senza accrescere il livello, anzi abbassandolo. Basta rileggere la storia, suggerisce. Infatti secondo Arrigo ogni volta che si è favorita l’invasione di giocatori dall’estero, l’Italia è andata in difficoltà. E per finire Sacchi elogia alcuni allenatori che secondo lui stanno tracciando una strada, attraverso il gioco. Tipi come Gasperini, Sarri, Italiano, De Zerbi sanno guardare al futuro. Secondo l’ex allenatore è necessario formare i maestri, soprattutto nei settori giovanili, nelle scuole calcio. “Altrimenti“, aggiunge, “succede come contro la Svizzera professionisti strapagati che non sanno cosa fare col pallone tra i piedi“.

        Che fare quindi per ribaltare questa triste situazione?

        Semplice, risponde “giocare di squadra. Solo così si vince“.

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          Calcio

          Il destino degli azzurri si decide a Berlino

          Gli uomini di Spalletti sono chiamati a un’impresa epica all’Olimpiastadion di Berlino, dove solo una vittoria garantirà il proseguimento del sogno europeo.

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            L’Italia si prepara a una delle sfide più intense e decisive del suo cammino in Euro 2024. All’Olimpiastadion di Berlino, gli azzurri guidati da Luciano Spalletti affronteranno la Svizzera in un match da dentro o fuori. Dopo una fase a gironi in cui hanno mostrato solo sprazzi del loro potenziale, è giunto il momento per l’Italia di dimostrare di essere degna del titolo di campioni in carica.

            La posta in gioco

            Il percorso degli azzurri fino a questo punto è stato segnato da alti e bassi, e la qualificazione agli ottavi è arrivata per il rotto della cuffia. Troppo poco per una squadra che ambisce a confermarsi tra le migliori d’Europa. Spalletti, con la sua consueta passione e determinazione, ha caricato i suoi uomini: “Sappiamo che la Svizzera è un avversario ostico, ma siamo pronti a dare il massimo. Questo è il momento di dimostrare il nostro carattere e la nostra determinazione”.

            Un avversario temibile

            La Svizzera non è certo una squadra da sottovalutare. Con un mix di giovani talenti e giocatori esperti, gli elvetici hanno dimostrato di poter competere ad alti livelli. La sfida contro l’Italia sarà per loro altrettanto decisiva, rendendo il match ancora più avvincente e carico di tensione.

            L’atmosfera dell’Olimpiastadion

            Lo scenario dell’Olimpiastadion di Berlino aggiunge ulteriore epicità a questa sfida. Un tempio del calcio che ha visto svolgersi alcune delle partite più memorabili della storia. Gli azzurri dovranno mettere in campo non solo la loro esperienza e qualità, ma anche il cuore e la determinazione di chi sa che ogni errore potrebbe essere fatale.

            Un match da seguire

            I tifosi italiani, con il cuore in gola, seguiranno la partita in diretta streaming su Rai, sperando in una prestazione all’altezza delle aspettative. Questo match rappresenta per l’Italia non solo la possibilità di avanzare nel torneo, ma anche di riaffermare il proprio valore e di continuare a sognare il titolo europeo.

            Si gioca tutto

            L’Italia si gioca tutto in questa partita contro la Svizzera. È un match da dentro o fuori che potrebbe segnare il destino degli azzurri in Euro 2024. Tutti gli occhi sono puntati sull’Olimpiastadion di Berlino, dove la nazionale italiana cercherà di conquistare una vittoria fondamentale per continuare a sognare il titolo europeo. In un contesto così carico di significato, gli azzurri sono chiamati a scrivere un’altra pagina epica della loro storia calcistica.

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              Calcio

              Walter Mazzarri allenerà in Iran

              L’ex allenatore di Napoli, Inter e Torino si trasferisce in Iran per una nuova avventura calcistica. Ma è una mossa strategica o solo un tentativo disperato di rimanere rilevante nel mondo del calcio?

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                Se c’è una cosa che il calcio ci ha insegnato, è che la carriera di un allenatore può essere imprevedibile. Walter Mazzarri ne è l’esempio perfetto. Dopo il suo periodo positivo a Napoli, culminato con la conquista della Coppa Italia, le cose hanno preso una piega meno brillante. Le avventure con Inter e Torino non sono andate come sperato, con prestazioni altalenanti e risultati deludenti. E così, quando sembrava che le opzioni stessero esaurendosi, ecco l’Iran.

                Iran: il paradiso del calcio?

                L’Iran, conosciuto più per le sue meraviglie storiche e culturali che per i suoi successi calcistici, è ora la destinazione di Mazzarri. Non esattamente il sogno di ogni allenatore, ma forse il “belpaese” delle opportunità per chi ha bisogno di rilanciarsi. Dopotutto, non ci sono squadroni in Iran, e le pressioni mediatiche europee sono un lontano ricordo.

                Una scelta disperata?

                Molti vedono questa mossa come l’ultima spiaggia per Mazzarri, una sorta di tentativo disperato di rimanere in gioco. E non si può negare che ci sia del vero. Quando le chiamate dai club di Serie A si fanno rare, e le opzioni si limitano, si diventa improvvisamente più aperti a esplorare territori inesplorati. Ma chissà, magari l’Iran si rivelerà essere la sorpresa che nessuno si aspettava, nemmeno Mazzarri stesso.

                Le reazioni del pubblico

                La notizia ha suscitato una varietà di reazioni. Da un lato, c’è chi non può fare a meno di sorridere ironicamente, vedendo in questa scelta un chiaro segno dei tempi difficili che Mazzarri sta affrontando. Dall’altro, alcuni ammirano il coraggio di lanciarsi in un’avventura così diversa. In ogni caso, la domanda resta: sarà un nuovo inizio o solo il principio della fine?

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