Calcio

Maradona, svolta nel processo sulla morte: “In camera nessuna attrezzatura medica”

Gli agenti che intervennero nella casa del “Diez” rivelano che nella stanza non c’erano né strumenti sanitari né un letto ospedaliero. Il team medico rischia fino a 25 anni di carcere.

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    Il caso legato alla morte di Diego Armando Maradona torna a scuotere l’Argentina. A distanza di oltre tre anni dalla scomparsa del fuoriclasse, avvenuta il 25 novembre 2020, nuove testimonianze rilasciate in aula rischiano di cambiare il corso del processo. Il “Pibe de Oro” si trovava nella sua casa di Tigre, dove stava seguendo un percorso di ospedalizzazione domiciliare dopo un intervento chirurgico alla testa. Ma, secondo quanto emerso dalle deposizioni degli agenti di polizia arrivati sul posto, quella casa era tutto tranne che un ambiente attrezzato per un paziente così fragile.

    Il vice commissario Lucas Farias, intervenuto quel giorno, ha raccontato dettagli scioccanti: “Non ho visto strumenti medici nella stanza. Non c’era alcun siero, nessun defibrillatore, e il letto era un normale materasso, non certo un letto ospedaliero”. Parole pesanti, che aprono scenari inquietanti su una gestione sanitaria approssimativa, se non addirittura disastrosa, delle condizioni del campione argentino. E le parole di Farias non sono isolate: anche altri colleghi hanno confermato la totale assenza di dispositivi salvavita o di attrezzature adeguate per un’assistenza domiciliare professionale.

    Ora, queste dichiarazioni rischiano di aggravare la posizione delle otto persone sotto accusa, tra cui medici, infermieri e coordinatori sanitari. Secondo l’accusa, il team avrebbe abbandonato Maradona a se stesso, non predisponendo la sorveglianza e la cura che le sue condizioni avrebbero richiesto dopo l’operazione. Se giudicati colpevoli, rischiano pene severissime: da un minimo di 8 fino a 25 anni di carcere, così come previsto dalla legislazione argentina per l’ipotesi di “omicidio con dolo eventuale”.

    Il processo si trova ora in una fase delicata. Dopo che l’11 marzo scorso era stata proiettata in aula l’immagine del cadavere di Maradona – uno scatto che aveva lasciato l’aula sotto shock – l’attenzione si concentra sulle responsabilità del personale sanitario. La difesa, dal canto suo, ha sempre sostenuto che la situazione clinica di Diego fosse imprevedibile e che il decesso non poteva essere evitato. Ma il racconto dei poliziotti cambia l’equilibrio delle prove, ponendo nuove e pesanti ombre sulla qualità delle cure prestate al “Diez”.

    Maradona, che era considerato un paziente ad alto rischio, avrebbe dovuto ricevere assistenza continuativa e apparecchiature adeguate. E invece, secondo le testimonianze più recenti, nella stanza dove morì non c’era nulla di tutto questo. Una negligenza grave che, se confermata, potrebbe ribaltare le sorti del processo e aggiungere un ulteriore capitolo amaro alla leggenda di uno dei calciatori più amati della storia.

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