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Cantare o meno l’inno: una questione di… lana caprina

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    C’è chi canta a squarciagola, chi si tiene la mano sul cuore, chi mormora a mezze labbra, chi rimane in silenzio. Il rito dell’inno nazionale ad inizio partita è un momento che ogni giocatore vive a modo suo.

    Per anni abbiamo snobbato Mameli

    Per quanto ci riguarda, c’è stato un tempo dove noi italiani non badavamo minimamente a Mameli e al suo testo così carico d’amor patrio e di retorica. Non cantarlo era considerato quasi un fatto normale. Le note partivano, con quel suo incedere bandistico che lo rende uno dei meno toccanti del mondo… ma le bocche restavano cucite, gli sguardi dritti e seri. Poi qualcuno ha cominciato a sussurrarlo, ma l’interpretazione vibrante del “canto degli italiani” è storia recente. Fino a poco prima dei Mondiali 2006 diversi calciatori non cantavano l’inno e chi lo intonava era abituato a bisbigliare qualche parola qua e là. In molti poi, conoscendo sommariamente le parole, sbagliavano sempre quel passaggio di “strimgiamci a coorte”, trasformandolo in “stringiamo a corte”…

    La svolta col presidente Ciampi

    Nei primi anni 2000, l’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, stimolò il dibattito e la gente cominciò a chiedersi perchè i calciatori non lo cantavano? Colpa di uno scarso patriottico? E mentre la nazionale di rugby cominciarono a “gridarlo” per darsi la carica, prima dei Mondiali 2002, Ciampi ricordò agli azzurri “che l’inno è il risveglio degli italiani che li ha portati alla libertà” Tra il 2004 e il 2006, appunto, avvenne il cambio di passo. Da allora, l’inno lo cantano tutti. L’unica variabile è… occhi chiusi o no.

    Perchè gli spagnoli non cantano: non si tratta di scarso amor patrio…

    Poi ci sono situazioni che impongono il silenzio… e non per protesta. Come accade alle Furie Rosse spagnole, per le quali la Marcha Real spagnola rappresenta uno degli inni nazionali più longevi al mondo. Anche se loro non cantani mai durante la sua esecuzione prima delle partite. Il motivo è semplice: non esiste un testo ufficiale!

    Ci provò pure il “generalissimo” Franco

    In passato, alcuni capi di stato hanno provato a dotare di testo la Marcha Real, compreso il dittatore Francisco Franco, anche se nessuno di questi è stato reso ufficiale. In occasione della candidatura di Madrid per ospitare le Olimpiadi 2016, vennero addirittura indetti due concorsi per dare un testo all’inno. Il primo fu organizzato dalla rete televisiva Telecinco, il secondo direttamente dal comitato olimpico spagnolo. Il testo vincente, però, ricevette grosse critiche, e l’idea fu definitivamente accantonata. Se la Spagna dovesse mai andare in finalee, chissà che qualcuno si decida finalmente a dargli una voce. Anche se, comunque, cantare o meno rimane una cosa molto personale: ogni giocatore si concentra e si carica come meglio crede, anche infischiandosene delle formalità di rito.

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      Sport

      In tribunale la battaglia per l’eredità di Maradona: tra diritti, conflitti e verità giudiziaria

      Il conflitto in corso tra gli eredi di Diego Armando Maradona per lo sfruttamento dei diritti di immagine e del ‘marchio Maradona’ è emerso appieno durante l’ottava udienza del processo che indaga le circostanze della morte dell’idolo argentino.

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        La morte di Diego Armando Maradona ha lasciato dietro di sé non solo il vuoto di una leggenda ma anche un’eredità intricata e una scia di controversie che stanno emergendo in tribunali e indagini. Il processo per l’accertamento delle circostanze del decesso dell’idolo argentino si intreccia con un’altra disputa cruciale. Quella per lo sfruttamento del “marchio Maradona” e la spartizione del patrimonio.

        Avvocato accusato di frode ai danni dei figli di Diego

        Al centro di queste tensioni si trova Matías Morla. E’ l’avvocato e socio del “Diez” negli ultimi anni, oggi accusato di frode ai danni degli eredi diretti, i figli del calciatore. Morla avrebbe approfittato delle precarie condizioni psico-fisiche del campione per garantirsi il controllo sui diritti di immagine tramite accordi con le sorelle di Diego. Tra gli interrogatori emersi in tribunale, spicca quello di Claudia Maradona, la più giovane delle sorelle. Ha ammesso di non ricordare con precisione quando e come suo fratello abbia ceduto quei diritti, indicando vagamente l’estate del 2019. Parallelamente, un’altra sorella, Ana, ha sottolineato il desiderio di Diego che le sue sorelle non rimanessero mai senza sostegno economico.

        Maradona e un patrimonio meno imponente del previsto

        Secondo stime pubblicate dai media argentini, il patrimonio accumulato dal calciatore si aggira intorno ai 50 milioni di dollari. Una cifra significativa ma non astronomica considerando la sua fama mondiale. Tra i beni figurano immobili, automobili di lusso, contratti pubblicitari (con marchi come Puma, Coca-Cola e Hublot), conti in Svizzera, Dubai e Argentina, gioielli e altre proprietà in diversi Paesi. Tuttavia, la generosità leggendaria del “Pibe de Oro”, che sosteneva numerose famiglie, e il suo stile di vita dispendioso hanno eroso gran parte del patrimonio.

        Manca il testamento olografo

        Un punto fondamentale della disputa è la mancanza di un testamento scritto. Diego avrebbe lasciato solo indicazioni verbali sulla ripartizione dei suoi beni, ma nel 2016 aveva annullato un precedente testamento che favoriva la ex moglie Claudia Villafañe e le loro figlie. Al centro della lotta ereditaria troviamo le persone più vicine a Maradona, a partire dai cinque figli riconosciuti: Diego Armando Jr., Dalma, Giannina, Jana e il più giovane, Diego Fernando. Tra loro spiccano Dalma e Giannina, nate dal matrimonio con Claudia Villafañe, figura storica nella vita di Diego, definita spesso come “padre e madre” per lui. Nonostante i conflitti legali tra Claudia e Maradona negli anni, il suo ruolo nella gestione dei funerali e nelle dinamiche familiari è stato fondamentale. Tuttavia, Claudia è formalmente esclusa dalla lista degli eredi.

        Le magnifiche quattro sorelle di Maradona

        Sul fronte opposto si trovano le quattro sorelle di Diego, che appoggiano l’avvocato Morla. Questa divisione tra la famiglia di origine e quella diretta di Diego alimenta ulteriori tensioni nelle aule di tribunale. Inoltre, si aggiungono le richieste di riconoscimento di altri presunti figli: al momento, sono sette i casi noti, di cui quattro provenienti da Cuba. A complicare ulteriormente il quadro, c’è il procedimento penale relativo alla morte di Maradona. La magistratura argentina sta indagando su possibili negligenze da parte dello staff medico che seguiva Diego nelle sue ultime settimane. Tra gli indagati figurano il neurologo Leopoldo Luque e la psichiatra Agustina Cosachov. Le indagini si concentrano su documenti e prove raccolte nei domicili e negli studi dei due medici, per verificare eventuali responsabilità dirette.

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          Sport

          Beckham «stoppa» Messi: il caso della guardia del corpo Yassine Cheuko

          Il caso evidenzia la delicata gestione della sicurezza intorno alle star internazionali negli Stati Uniti, dove i numeri sulle invasioni di campo sembrano indicare un rischio maggiore rispetto all’Europa.

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            La guardia del corpo di Lionel Messi, Yassine Cheuko, non potrà più svolgere il suo ruolo direttamente a bordo campo durante le partite dell’Inter Miami. La decisione, presa dal club di proprietà di David Beckham, è arrivata dopo una controversia con lo staff di una squadra messicana. Nonostante non ci sia stata una dichiarazione ufficiale che spieghi i motivi nel dettaglio, il caso ha suscitato un vivace dibattito.

            Un protezione che ha superato i limiti

            Lionel Messi, l’asso argentino arrivato all’Inter Miami nel 2023, gode di uno status unico nel campionato MLS. Con un compenso di quasi 20 milioni di euro all’anno, Messi ha portato con sé una figura chiave della sua sicurezza personale: Yassine Cheuko, un franco-tunisino muscoloso e imponente che lo protegge fin dai tempi in cui giocava al Paris Saint-Germain. Negli ultimi due anni, Cheuko è stato una presenza costante a bordo campo, garantendo la sicurezza di Messi e intervenendo per prevenire eventuali situazioni pericolose. Questo ruolo peculiare, simile a quello di un “guardialinee privato”, non è mai stato contestato fino ad ora, probabilmente grazie a un accordo tra il numero 10 e la dirigenza del club.

            Allontanamento forzato

            A rompere l’equilibrio è stata una lite furibonda tra Cheuko e lo staff della squadra messicana Monterrey durante una partita della Concacaf Champions Cup. L’incidente ha portato la “Uefa americana” a bandire il bodyguard dai suoi incontri. Successivamente, l’Inter Miami di Beckham ha deciso di vietare la sua presenza sul terreno di gioco anche durante le partite della MLS. Cheuko ha confermato sui social di essere stato escluso dal campo. «Non mi vogliono più in campo». Il club ha però chiarito che il bodyguard rimarrà un dipendente lautamente pagato e continuerà a proteggere Messi in altre aree dello stadio, pur non potendo più svolgere il suo ruolo a bordocampo.

            Il Messi preoccupato ma Beckham è il suo capo…

            Nonostante la vita di Messi a Miami sia finora tranquilla – senza episodi particolarmente critici, neanche durante attività quotidiane come fare la spesa – il calciatore sembra preoccupato per la decisione. Secondo dichiarazioni di Cheuko: «In Europa, in 7 anni, si sono registrate 6 invasioni di campo. In America, in 20 mesi, se ne sono contate 16. Qui c’è un problema, e non sono io. Lasciatemi aiutare Messi». Questa visione contrasta con quella del club, che considera il servizio di sicurezza generale sufficiente per proteggere il calciatore argentino. La rimozione di Cheuko dal campo potrebbe quindi complicare il rapporto tra Messi e la dirigenza dell’Inter Miami. E quindi?

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              Calcio

              Costanza Caracciolo, la confessione sull’aborto e la frecciata a Elisabetta Canalis: «Parla troppo di Bobo!»

              Ospite a La Volta Buona, Costanza Caracciolo si apre sulla perdita del primo figlio e sottolinea l’importanza di parlarne. Poi, una stoccata velata a chi ancora tira fuori il passato di Bobo Vieri: «Non dobbiamo dimostrare niente a nessuno». Un riferimento a Elisabetta Canalis?

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                Oggi è mamma di due bambine, Stella e Isabel, ma prima di loro Costanza Caracciolo ha vissuto un dramma silenzioso. Ospite da Caterina Balivo a La Volta Buona, ha raccontato per la prima volta il dolore della sua prima gravidanza persa.

                Un episodio che ha segnato profondamente la sua vita e che si è trasformato in un doppio trauma a causa della fuga di notizie:

                «Al terzo mese ho perso il mio bambino. Il giorno in cui è uscita la notizia, io ho scoperto di averlo perso. È stato brutto e drammatico, un dolore che ho messo da parte, ma è sempre lì».

                Nonostante il dolore, oggi Costanza è serena, ma ritiene che sia importante parlare dell’argomento senza tabù, per aiutare tante donne che vivono la stessa esperienza:

                «Molte donne hanno vissuto questo momento. Dovremmo parlarne di più».

                La storia con Bobo Vieri: «Non siamo così diversi»

                Costanza e Christian Vieri sono una coppia affiatata, e la loro relazione è sempre stata lontana dai riflettori, almeno fino alle nozze celebrate in gran segreto quattro mesi dopo la nascita della prima figlia, Stella.

                Sul loro rapporto, l’ex velina è chiara:

                «Siamo due mondi apparentemente opposti, in realtà siamo molto simili. La proposta di matrimonio? Ma quando mai! Abbiamo scelto la data, il 18, il giorno della nascita di nostra figlia».

                Una scelta semplice e lontana da ogni ostentazione: «Non dobbiamo dimostrare niente a nessuno».

                La frecciata all’ex di Vieri: «A volte si parla troppo di lui»

                Ma la parte più pungente dell’intervista arriva quando Costanza risponde a una domanda su Bobo Vieri e il suo passato da latin lover.

                Senza fare nomi, lancia una stoccata a chi ancora oggi continua a raccontare la sua relazione con l’ex calciatore:

                «Bobo è sempre un argomento interessante di cui parlare, ma se esce una parte di lui che non riconosco, mi dà fastidio. Il passato è il passato. Io gelosa? Sarebbe stupido, ma penso che a volte si potrebbe glissare, non fare sempre il suo nome».

                Un chiaro riferimento a Elisabetta Canalis, che di recente ha ricordato la sua turbolenta storia con Vieri nell’intervista a Belve?

                Il racconto di Elisabetta Canalis: la relazione tossica con Vieri

                Solo qualche tempo fa, intervistata da Francesca Fagnani, Canalis ha descritto la sua storia con Vieri come «passionale e tossica», rivelando episodi al limite del surreale:

                «Io lo lasciavo, poi lo vedevo con altre e mi arrabbiavo. Una volta in un bar abbiamo cercato di picchiarci, ci hanno dovuto separare. Mi ha segnata molto quella storia, ho toccato il fondo».

                Vieri stesso, in passato, aveva raccontato di scene di gelosia furiose, con la Canalis che lo inseguiva per strada per prenderlo a pugni.

                Ora che Bobo ha voltato pagina con Costanza, l’ex velina sembra voler chiudere con i ricordi del passato. Ma basterà questa frecciata a far tacere le vecchie storie? Il gossip, di certo, non smetterà di parlare.

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