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Antonio Cabrini bello e impossibile: “Mi tiravano le mutandine”
Antonio Cabrini ha sempre avuto migliaia di ammiratrici che gli scrivevano lettere da ogni parte d’Italia. Lui le conserva ancora intatte a casa della madre. Forse un giorno le aprirà,
Lui e Marco Tardelli per anni soni stati considerati i golden boy della Juve e della Nazionale di calcio. Con migliaia di ammiratrici in delirio h24, considerato il terzino sinistro più forte al mondo, oggi Antonio Cabrini , è mental coach. E nonostante la sua età, 66 anni, molte donne lo considerano ancora, uno degli uomini più belli d’Italia. Ha rilasciato un intervista dove si racconta per il piacere di chi ancora lo segue. Qualche scorcio della sua carriera, l’attuale passione per il padel e la sua nuova vita alle prese con la mente degli atleti.
Calcio, bellezza, business
La bellezza è stata il suo doppio, dice. “Come due persone che vivono in una sola“. All’inizio non gli diceva niente, ma con il trascorre degli anni si è abituato. La gente vedeva in lui sia il calciatore forte che l’immagine. “Gianni Brera mi chiamò ‘il bell’Antonio’. E oggi lo ringrazio di quella trovata.” Primo giocatore a fare da testimonial nel 1978, in occasione del Mundial d’Argentina venne chiamato da Maurizio Vitale della Robe di Kappa per prestare il suo volto e la sua notorietà in uno spot pubblicitario. “Correvo in un bosco con una tuta addosso.”
Antonio eri talmente bello che…
“Mi tiravano catenine d’oro, anelli, mutandine, ciocche di capelli, trecce, reggiseni. A Campobasso, nel tragitto tra il pullman della Juventus e l’albergo, mi ritrovai mezzo nudo.“, Dice nell’intervista a La Repubblica. E a proposito delle donne aggiunge che comunque prima delle partite nemmeno trovarsi Miss Mondo nel letto lo avrebbe deconcentrato. “Le donne, poi, sono esigenti e capaci di capire meglio certe cose.” Amato dalle donne ma anche dai tifosi maschi. E chi se lo dimentica il Bell’Antonio del Mondiale dell’82. L’Italia in quegli anni aveva bisogno di una gioia collettiva. Una gioia capace di rinnovarsi anche a distanza di alcuni decenni tanto che non passa giorno, dice, che qualcuno lo ringrazia per la felicità che gli ha regalato in quella magica occasione.
Come si trova nel nuovo ruolo?
Oggi Cabrini fa il mental coach. Le aziende lo chiamano per incontri motivazionali. Parla di come si crea un gruppo vincente, usando parole chiave come paura, forza, stile. Racconta aneddoti della sua carriera e fa molte domande. Ho anche scritto un libro sulle parole motivazionali: Non aver paura di tirare un calcio di rigore, edito da Rizzoli. Dopo aver allenato la nazionale femminile di calcio – e ti pareva…, – ha scoperto la passione per il Padel. “Gioco regolarmente”, dice. La sua passione e la vena imprenditoriale lo ha portato a costruito quattro campi a Cremona con Cesare Prandelli ex Ct della nazionale maschile. È uno sport che coinvolge subito, dice. E aggiunge :”Con il mio amico Jimmy Ghione puntiamo ai mondiali over 60.”
Ma riceve ancora le lettere dalle ammiratrici?
Certo, risponde. E confessa che ha ancora cinque sacchi pieni di lettere di ammiratrici a casa di sua madre. Non le ho mai aperte. “Ora è tardi“, sospira, “Non saprei cosa scrivere a quelle persone.” Eppure… aprile, Antonio, aprile!