Connect with us

Sport

Gene Simmons dei Kiss risponde a Bagnaia

Avatar photo

Pubblicato

il

    Il fondatore dei leggendari Kiss, l’israeliano naturalizzato americano Gene Simmons, fa i suoi migliori auguri a Pecco Bagnaia prima del Gran Premio del Mugello. Scopriamo perchè…

    Complice il suo fan club

    Il 2 giugno scorso il pilota aveva celebrato lo storico gruppo hard rock sulla livrea del casco e, prontamente, il musicista lo aveva ringraziato in un video postato sui social: “Buona fortuna al mio amico in Italia che certamente ha avuto buon gusto nello scegliere il mio make-up. Probabilmente vincerai”. E il “Demone” ha avuto ragione col suo pronostico! Dopo la vittoria il campione, insieme al fan club, ha messo in scena un concerto con chitarre e parrucche a bordo pista. Insomma, tutto molto… rock’n’roll!

    Tre volte Ducati

    Grande festa quindi al Mugello dopo la splendida vittoria di Bagnaia che lo ha ufficialmente incoronato campione del gran premio d’Italia di Motogp. Una giornata, se possibile, ancora più speciale, visto che abbiamo assistito ad una tripletta Ducati con Enea Bastianini che ha infilato Jorge Martin all’ultima curva, relegando il leader del mondiale del team Pramac all’ultimo gradino del podio. E una vittoria così speciale meritava una grande festa, con Pecco Bagnaia che, dopo aver tagliato il traguardo da vincitore del gran premio d’Italia di Motogp, nel suo giro d’onore ha raggiunto il fan club a bordo pista alla curva del Correntaio. Propri dove, per l’occasione, era stata montata la tribuna Ducati.

    Un teatrino rock improvvisato a bordo pista

    I fedelissimi del campione, condividendo la passione rock del loro idolo, hanno improvvisato un concerto rock con chitarre e parrucche, che citavano la storica band statunitense dei musicisti mascherati. Una trovata goliardica nata dopo che Pecco, la mattina, aveva omaggiato la band con la livrea del suo casco di gara che ricordava il trucco facciale di uno dei suoi componenti, citando una delle loro canzoni più famose: Rock’n’roll all nite.

    In attesa di un’altra festa… quella di nozze

    Lo sportivo il prossimo 20 luglio a Pesaro, nell’incantevole Villa Imperiale, sposerà la sua Domizia Castagnini. Colonna sonora suggerita per l’occasione? Ma certo… I was made for loving you!

      SEGUICI SU INSTAGRAM
      INSTAGRAM.COM/LACITYMAG

      Calcio

      Totti va a Mosca, ma non vede nulla: né la guerra, né la decenza

      Colosseo finto, gladiatori veri e premi dorati: a Mosca Francesco Totti partecipa ai “Premja Rb” come ambasciatore del calcio, tra selfie e cena di gala. Ma il contesto è imbarazzante: nel silenzio su Ucraina e diritti, resta solo l’immagine di un campione che, per soldi, si presta a uno show propagandistico.

      Avatar photo

      Pubblicato

      il

      Autore

        Una Roma finta, due gladiatori di plastica e un Colosseo riprodotto in scala sul fondo di un palcoscenico illuminato. Siamo a Mosca, ma sembra Cinecittà. Solo che qui, sul prato sintetico del Palazzo Irina Viner-Usmanova, non si gira un film storico ma un reality grottesco dove la star — vera — si chiama Francesco Totti. Ospite d’onore dei Premja Rb, premi sportivi organizzati dal portale russo di scommesse Booking Ratings, l’ex capitano della Roma fa il suo ingresso tra sorrisi, palleggi e selfie. Gli organizzatori lo accolgono come “l’Imperatore venuto nella Terza Roma”. Non c’è ironia.

        Sullo sfondo, però, c’è molto più di una cerimonia. C’è una guerra. C’è un Paese sotto sanzioni internazionali per l’aggressione all’Ucraina. C’è una comunità internazionale che da due anni cerca di isolare il Cremlino, anche simbolicamente. E poi c’è Francesco Totti che stringe mani, scatta foto, distribuisce premi, cena con gli sponsor, e soprattutto non dice nulla. Non una parola sull’invasione, non un cenno al suo ruolo di ambasciatore Unicef, non una mezza frase per ricordare che, mentre Mosca organizza cerimonie in stile caput mundi, c’è un popolo che sotto le bombe muore davvero.

        In Italia la sua scelta ha fatto discutere. +Europa ha chiesto pubblicamente che rinunciasse al viaggio. Sui social in molti lo hanno accusato di prestarsi, volontariamente o meno, a una operazione di immagine per un Paese che usa lo sport come arma diplomatica. Lui, Totti, ha risposto solo una volta: «Mi hanno invitato, mi faceva piacere esserci. È una serata dedicata allo sport». Un po’ come dire: sono solo un calciatore, non disturbatemi con la realtà.

        La realtà, però, è che Francesco Totti non è solo un calciatore. Non più. È un personaggio pubblico, simbolo di un’Italia che spesso guarda altrove, e che in questo caso ha scelto consapevolmente di non guardare affatto. Neanche quando sale sul palco accompagnato da gladiatori finti per consegnare un premio alla miglior agenzia di scommesse russa dell’anno, mentre le telecamere trasmettono lo slogan dell’evento: “L’Imperatore è tornato”. A Mosca, nel 2024, non si organizzano solo eventi sportivi. Si costruiscono narrazioni alternative. E Totti, con la sua presenza muta, ne diventa parte.

        Accanto a lui anche Gigi Di Biagio, anche lui presente, anche lui in silenzio. La stampa russa celebra, i fan applaudono. Totti gioca con il pallone, fa qualche battuta su Mourinho e Ancelotti, parla del figlio Cristian che gioca in Serie D, dice che «nel calcio moderno manca l’anima». Frase interessante, se non fosse che l’anima qui l’ha dimenticata proprio lui, volando a Mosca senza nemmeno interrogarsi sull’opportunità di farlo.

        Che poi la missione è tutta lì: presenziare, non disturbare, incassare. I media russi lo trattano come una leggenda, lo chiamano affettuosamente “Francesco”, lo filmano mentre consegna premi e cena con lo staff. Il menù? Avocado, stracciatella, lampuga e torta medovik. Il contesto? Imbarazzante. Nessuno lo cita. Nessuno glielo chiede. E lui, dal canto suo, fa finta che tutto vada bene.

        È il grande paradosso di Totti a Mosca: essere presente senza esserci davvero. Non prendere posizione, non avere dubbi, non lasciare tracce. Solo apparire. Una scelta che pesa, e non solo simbolicamente. Perché quando a rappresentare lo sport italiano all’estero è un’icona che preferisce il silenzio ai principi, il rischio è che il messaggio passi forte e chiaro: la guerra è un problema di altri. Io sono qui per il buffet. E per l’assegno… ci mancherebbe.

          Continua a leggere

          Sport

          In tribunale la battaglia per l’eredità di Maradona: tra diritti, conflitti e verità giudiziaria

          Il conflitto in corso tra gli eredi di Diego Armando Maradona per lo sfruttamento dei diritti di immagine e del ‘marchio Maradona’ è emerso appieno durante l’ottava udienza del processo che indaga le circostanze della morte dell’idolo argentino.

          Avatar photo

          Pubblicato

          il

            La morte di Diego Armando Maradona ha lasciato dietro di sé non solo il vuoto di una leggenda ma anche un’eredità intricata e una scia di controversie che stanno emergendo in tribunali e indagini. Il processo per l’accertamento delle circostanze del decesso dell’idolo argentino si intreccia con un’altra disputa cruciale. Quella per lo sfruttamento del “marchio Maradona” e la spartizione del patrimonio.

            Avvocato accusato di frode ai danni dei figli di Diego

            Al centro di queste tensioni si trova Matías Morla. E’ l’avvocato e socio del “Diez” negli ultimi anni, oggi accusato di frode ai danni degli eredi diretti, i figli del calciatore. Morla avrebbe approfittato delle precarie condizioni psico-fisiche del campione per garantirsi il controllo sui diritti di immagine tramite accordi con le sorelle di Diego. Tra gli interrogatori emersi in tribunale, spicca quello di Claudia Maradona, la più giovane delle sorelle. Ha ammesso di non ricordare con precisione quando e come suo fratello abbia ceduto quei diritti, indicando vagamente l’estate del 2019. Parallelamente, un’altra sorella, Ana, ha sottolineato il desiderio di Diego che le sue sorelle non rimanessero mai senza sostegno economico.

            Maradona e un patrimonio meno imponente del previsto

            Secondo stime pubblicate dai media argentini, il patrimonio accumulato dal calciatore si aggira intorno ai 50 milioni di dollari. Una cifra significativa ma non astronomica considerando la sua fama mondiale. Tra i beni figurano immobili, automobili di lusso, contratti pubblicitari (con marchi come Puma, Coca-Cola e Hublot), conti in Svizzera, Dubai e Argentina, gioielli e altre proprietà in diversi Paesi. Tuttavia, la generosità leggendaria del “Pibe de Oro”, che sosteneva numerose famiglie, e il suo stile di vita dispendioso hanno eroso gran parte del patrimonio.

            Manca il testamento olografo

            Un punto fondamentale della disputa è la mancanza di un testamento scritto. Diego avrebbe lasciato solo indicazioni verbali sulla ripartizione dei suoi beni, ma nel 2016 aveva annullato un precedente testamento che favoriva la ex moglie Claudia Villafañe e le loro figlie. Al centro della lotta ereditaria troviamo le persone più vicine a Maradona, a partire dai cinque figli riconosciuti: Diego Armando Jr., Dalma, Giannina, Jana e il più giovane, Diego Fernando. Tra loro spiccano Dalma e Giannina, nate dal matrimonio con Claudia Villafañe, figura storica nella vita di Diego, definita spesso come “padre e madre” per lui. Nonostante i conflitti legali tra Claudia e Maradona negli anni, il suo ruolo nella gestione dei funerali e nelle dinamiche familiari è stato fondamentale. Tuttavia, Claudia è formalmente esclusa dalla lista degli eredi.

            Le magnifiche quattro sorelle di Maradona

            Sul fronte opposto si trovano le quattro sorelle di Diego, che appoggiano l’avvocato Morla. Questa divisione tra la famiglia di origine e quella diretta di Diego alimenta ulteriori tensioni nelle aule di tribunale. Inoltre, si aggiungono le richieste di riconoscimento di altri presunti figli: al momento, sono sette i casi noti, di cui quattro provenienti da Cuba. A complicare ulteriormente il quadro, c’è il procedimento penale relativo alla morte di Maradona. La magistratura argentina sta indagando su possibili negligenze da parte dello staff medico che seguiva Diego nelle sue ultime settimane. Tra gli indagati figurano il neurologo Leopoldo Luque e la psichiatra Agustina Cosachov. Le indagini si concentrano su documenti e prove raccolte nei domicili e negli studi dei due medici, per verificare eventuali responsabilità dirette.

              Continua a leggere

              Sport

              Beckham «stoppa» Messi: il caso della guardia del corpo Yassine Cheuko

              Il caso evidenzia la delicata gestione della sicurezza intorno alle star internazionali negli Stati Uniti, dove i numeri sulle invasioni di campo sembrano indicare un rischio maggiore rispetto all’Europa.

              Avatar photo

              Pubblicato

              il

                La guardia del corpo di Lionel Messi, Yassine Cheuko, non potrà più svolgere il suo ruolo direttamente a bordo campo durante le partite dell’Inter Miami. La decisione, presa dal club di proprietà di David Beckham, è arrivata dopo una controversia con lo staff di una squadra messicana. Nonostante non ci sia stata una dichiarazione ufficiale che spieghi i motivi nel dettaglio, il caso ha suscitato un vivace dibattito.

                Un protezione che ha superato i limiti

                Lionel Messi, l’asso argentino arrivato all’Inter Miami nel 2023, gode di uno status unico nel campionato MLS. Con un compenso di quasi 20 milioni di euro all’anno, Messi ha portato con sé una figura chiave della sua sicurezza personale: Yassine Cheuko, un franco-tunisino muscoloso e imponente che lo protegge fin dai tempi in cui giocava al Paris Saint-Germain. Negli ultimi due anni, Cheuko è stato una presenza costante a bordo campo, garantendo la sicurezza di Messi e intervenendo per prevenire eventuali situazioni pericolose. Questo ruolo peculiare, simile a quello di un “guardialinee privato”, non è mai stato contestato fino ad ora, probabilmente grazie a un accordo tra il numero 10 e la dirigenza del club.

                Allontanamento forzato

                A rompere l’equilibrio è stata una lite furibonda tra Cheuko e lo staff della squadra messicana Monterrey durante una partita della Concacaf Champions Cup. L’incidente ha portato la “Uefa americana” a bandire il bodyguard dai suoi incontri. Successivamente, l’Inter Miami di Beckham ha deciso di vietare la sua presenza sul terreno di gioco anche durante le partite della MLS. Cheuko ha confermato sui social di essere stato escluso dal campo. «Non mi vogliono più in campo». Il club ha però chiarito che il bodyguard rimarrà un dipendente lautamente pagato e continuerà a proteggere Messi in altre aree dello stadio, pur non potendo più svolgere il suo ruolo a bordocampo.

                Il Messi preoccupato ma Beckham è il suo capo…

                Nonostante la vita di Messi a Miami sia finora tranquilla – senza episodi particolarmente critici, neanche durante attività quotidiane come fare la spesa – il calciatore sembra preoccupato per la decisione. Secondo dichiarazioni di Cheuko: «In Europa, in 7 anni, si sono registrate 6 invasioni di campo. In America, in 20 mesi, se ne sono contate 16. Qui c’è un problema, e non sono io. Lasciatemi aiutare Messi». Questa visione contrasta con quella del club, che considera il servizio di sicurezza generale sufficiente per proteggere il calciatore argentino. La rimozione di Cheuko dal campo potrebbe quindi complicare il rapporto tra Messi e la dirigenza dell’Inter Miami. E quindi?

                  Continua a leggere
                  Advertisement

                  Ultime notizie

                  Lacitymag.it - Tutti i colori della cronaca | DIEMMECOM® Società Editoriale Srl P. IVA 01737800795 R.O.C. 4049 – Reg. Trib MI n.61 del 17.04.2024 | Direttore responsabile: Luca Arnaù