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Dal campo alla carta bollata: Sinner non gradisce il vino dedicato e scatta la diffida

Gianni Ippoliti gli dedica il “Rosso Jannik”, un vino-simbolo per un gemellaggio tra Puglia e Alto Adige, ma lui non apprezza e parte la diffida legale. Alla fine niente tribunale, ma tanta, tantissima freddezza.

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    Anche i campioni sbagliano. Perfino i predestinati, quelli che abbiamo imparato ad amare per la faccia pulita e il talento smisurato. Ogni tanto però, capita che perdano il contatto con la realtà. Prendete Jannik Sinner. Il nuovo eroe del tennis italiano, un ragazzo semplice, dicono. Ma ultimamente sembra aver messo da parte quella semplicità a favore di un atteggiamento un tantino… altezzoso.

    La prima stonatura è arrivata quando ha gentilmente declinato l’invito del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dicendo di essere “troppo stanco” per salire al Quirinale. Peccato che la stanchezza non gli abbia impedito di presenziare ad altri eventi. Una scelta discutibile, che già aveva fatto storcere il naso a molti. Ma non è finita qui.

    Siamo al secondo capitolo del Sinner Gate. Gianni Ippoliti, noto giornalista e intrattenitore tv, decide di dedicargli il “Rosso Jannik”, un vino celebrativo nato per suggellare il gemellaggio tra Manduria, patria del Primitivo, e Sesto Pusteria, il paesino altoatesino dove vive la famiglia di Sinner. Un’iniziativa simpatica, di quelle che fanno notizia senza troppe pretese, con 73 bottiglie prodotte e mai messe in vendita. Anzi, destinate solo a un brindisi celebratico e ad essere regalata all’illustre campione di cui celebrano il nome.

    Fin qui tutto normale. Finché non arriva la doccia fredda: Sinner non gradisce, e parte la diffida legale. Il suo avvocato fa sapere che si tratta di una violazione del diritto d’immagine e intima agli ideatori di non utilizzare il nome del tennista. «Non vi portiamo in tribunale a una condizione: smettete subito di sfruttare il nome di Jannik».

    Il tono non è esattamente quello che ci si aspetta da un ragazzo sempre dipinto come umile e disponibile. Ma tant’è. La vicenda si chiude con una stretta di mano, ma lascia l’amaro in bocca. Perché, diciamocelo, quando sei un campione amato e hai appena vinto tutto, forse dovresti anche saper sorridere di fronte a un gesto di stima, per quanto maldestro.

    Tra bottiglie di vino e stoccate legali

    Le 73 bottiglie del “Rosso Jannik” non sono mai state vendute e dovevano rimanere solo un regalo simbolico. Ma nella querelle si sono infilati anche i produttori del Primitivo, che hanno sollevato dubbi sull’autenticità del prodotto e chiesto chiarimenti. Insomma, un gran pasticcio per qualcosa che, forse, poteva risolversi con una semplice risata.

    E invece no. Giù con gli avvocati, perché ogni goccia di vino in più poteva diventare un affronto.

    In tutto questo, Jannik tace. Nessuna parola, nessun sorriso, solo fredde prese di distanza. Certo, il diritto d’immagine va tutelato, su questo non si discute. Ma, a volte, ci si aspetterebbe un pizzico di leggerezza in più, soprattutto da chi ha costruito la propria immagine su spontaneità e semplicità.

    Jannik Sinner, il ragazzo dei record, ha scelto la strada della diffida. E pazienza se qualche fan, leggendo questa storia, finirà per pensare che, sotto quel caschetto rosso, non ci sia poi tutta questa simpatia. Il problema di certe diffide è che fanno il rumore di una pallina che finisce fuori campo. Peccato, Jannik. A volte, un sorriso vale più di un set vinto.

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