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Tennis

Nole al vetriolo su Sinner: “Se hai buoni avvocati, tutto è possibile!”

Il tennis, soprattutto quello giocato ad altissimi livelli, non è solo colpi vincenti e scambi ad effetto… ma anche dichiarazioni che lasciano il segno. Novak Djokovic ha deciso di lanciare la sua palla (avvelenata) nel campo della polemica, commentando senza peli sulla lingua il caso Jannik Sinner – Clostebol Gate.

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    La sentenza su Jannik Sinner ha già fatto il giro del mondo e la conoscono anche i sassi: 3 mesi di sospensione per il giovane tennista azzurro in relazione alla sua assunzione involontaria del Clostebol, che ha patteggiato con la WADA per una riduzione della pena. Ma il rivale Novak non l’ha presa bene. Anzi, l’ha presa con quella vena polemica che potrebbe fargli guadagnare un secondo lavoro come opinionista.

    “Se sei un top player e hai un buon avvocato, la giustizia si piega”

    Djokovic, tra un torneo e l’altro, ha detto la sua sulla vicenda con un mix di frustrazione e sarcasmo:

    “Sembra quasi che se sei un top player e hai accesso ai migliori avvocati, il risultato del processo possa cambiare. Strano, vero?”

    Non proprio il messaggio di sostegno che Sinner si aspettava! E non finisce qui: Nole ha paragonato il caso dell’azzurro a quelli di Simona Halep e Tara Moore, due giocatrici che hanno visto la loro carriera bloccata per anni a causa di squalifiche ben più lunghe e complicate da risolvere.

    “Jannik avrà tre mesi di stop per errori e negligenze del suo team, che però continua a lavorare nel tour. Strano, no?”

    Insomma, le parole di Djokovic trasudano di sospetto che nel mondo del tennis ci siano favoritismi. Chi l’avrebbe mai detto?!

    Lo spogliatoio mormora: “Favoritismi?”

    Nole non ha parlato solo per sé, ma ha detto di aver raccolto pareri anche tra i colleghi:

    “Ho parlato con diversi giocatori, non solo negli ultimi giorni, ma anche nei mesi scorsi. La maggior parte non è soddisfatta. Molti credono che ci siano stati trattamenti di favore.”

    Dunque, il problema non sarebbe solo il nostro fuoriclasse italiano, ma l’intero sistema giudiziario del tennis. Un sistema dove alcuni pagano più di altri, a seconda del peso del nome (e del portafoglio) che si portano dietro.

    “Sinner e Swiatek erano numeri uno al mondo… Ma ci sono tanti altri casi!”

    Djokovic non ha voluto fermarsi a Sinner, ma ha allargato il discorso:

    “Sinner e Swiatek erano numeri uno al mondo, ma che ne sarà di quei giocatori meno conosciuti, che non hanno lo stesso peso mediatico?”

    Qui il serbo tocca un nervo scoperto: se per i big si trova una soluzione veloce, per i meno noti la giustizia sportiva sembra lenta e spietata. E mentre Novak continua a far rimbalzare questa polemica, il mondo del tennis si divide tra chi gli dà ragione e chi lo accusa di esagerare.

    Un nuovo colpo di scena in arrivo?

    Djokovic giura che manterrà dalta l’attenzione sulla vicenda, ma il dubbio resta: stiamo assistendo a una rivoluzione nel mondo del tennis o a un ennesimo match giocato a colpi di polemiche? In ogni caso, una cosa è certa: questa partita è tutt’altro che finita…

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      Tennis

      Sinner e l’accordo con la Wada: “Un caso che incombeva su di me da troppo tempo”

      Jannik Sinner ha spiegato la decisione di accettare l’accordo con la Wada: “Un procedimento che rischiava di durare fino a fine anno. Le regole sono rigide, ma servono a proteggere lo sport che amo”. Anche l’avvocato Singer conferma: “È stata una situazione straziante, ma non c’è stata alcuna intenzionalità”.

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        Jannik Sinner ha scelto di commentare con parole chiare e dirette l’accordo raggiunto con la Wada, che mette fine a un procedimento lungo e complicato. Il tennista azzurro ha spiegato così la sua decisione:
        «Questo caso incombeva su di me ormai da quasi un anno e il processo era ancora in corso. Si sarebbe forse concluso solo a fine anno. Ho sempre accettato di essere responsabile della mia squadra e mi rendo conto che le rigide regole della Wada rappresentano una protezione importante per lo sport che amo. Su questa base ho accettato l’offerta della Wada di risolvere questo procedimento con un accordo per tre mesi di sospensione».

        Accanto alle parole di Sinner, arriva anche il commento dell’avvocato Jamie Singer dello studio legale Onside Law, che ha seguito da vicino tutta la vicenda:
        «Ne sono felice, Jannik può finalmente lasciarsi alle spalle questa straziante esperienza. La Wada ha confermato i fatti accertati dal Tribunale Indipendente. È chiaro che Jannik non aveva alcuna intenzione, nessuna conoscenza dei fatti e non ha ottenuto alcun vantaggio competitivo. Purtroppo, gli errori commessi dai membri del suo team lo hanno portato in questa situazione».

        Tre mesi di sospensione, dunque, per un caso che ha messo a dura prova Sinner, ma che ora, con questo accordo, sembra finalmente arrivato alla conclusione.

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          Tennis

          Dal campo alla carta bollata: Sinner non gradisce il vino dedicato e scatta la diffida

          Gianni Ippoliti gli dedica il “Rosso Jannik”, un vino-simbolo per un gemellaggio tra Puglia e Alto Adige, ma lui non apprezza e parte la diffida legale. Alla fine niente tribunale, ma tanta, tantissima freddezza.

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            Anche i campioni sbagliano. Perfino i predestinati, quelli che abbiamo imparato ad amare per la faccia pulita e il talento smisurato. Ogni tanto però, capita che perdano il contatto con la realtà. Prendete Jannik Sinner. Il nuovo eroe del tennis italiano, un ragazzo semplice, dicono. Ma ultimamente sembra aver messo da parte quella semplicità a favore di un atteggiamento un tantino… altezzoso.

            La prima stonatura è arrivata quando ha gentilmente declinato l’invito del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dicendo di essere “troppo stanco” per salire al Quirinale. Peccato che la stanchezza non gli abbia impedito di presenziare ad altri eventi. Una scelta discutibile, che già aveva fatto storcere il naso a molti. Ma non è finita qui.

            Siamo al secondo capitolo del Sinner Gate. Gianni Ippoliti, noto giornalista e intrattenitore tv, decide di dedicargli il “Rosso Jannik”, un vino celebrativo nato per suggellare il gemellaggio tra Manduria, patria del Primitivo, e Sesto Pusteria, il paesino altoatesino dove vive la famiglia di Sinner. Un’iniziativa simpatica, di quelle che fanno notizia senza troppe pretese, con 73 bottiglie prodotte e mai messe in vendita. Anzi, destinate solo a un brindisi celebratico e ad essere regalata all’illustre campione di cui celebrano il nome.

            Fin qui tutto normale. Finché non arriva la doccia fredda: Sinner non gradisce, e parte la diffida legale. Il suo avvocato fa sapere che si tratta di una violazione del diritto d’immagine e intima agli ideatori di non utilizzare il nome del tennista. «Non vi portiamo in tribunale a una condizione: smettete subito di sfruttare il nome di Jannik».

            Il tono non è esattamente quello che ci si aspetta da un ragazzo sempre dipinto come umile e disponibile. Ma tant’è. La vicenda si chiude con una stretta di mano, ma lascia l’amaro in bocca. Perché, diciamocelo, quando sei un campione amato e hai appena vinto tutto, forse dovresti anche saper sorridere di fronte a un gesto di stima, per quanto maldestro.

            Tra bottiglie di vino e stoccate legali

            Le 73 bottiglie del “Rosso Jannik” non sono mai state vendute e dovevano rimanere solo un regalo simbolico. Ma nella querelle si sono infilati anche i produttori del Primitivo, che hanno sollevato dubbi sull’autenticità del prodotto e chiesto chiarimenti. Insomma, un gran pasticcio per qualcosa che, forse, poteva risolversi con una semplice risata.

            E invece no. Giù con gli avvocati, perché ogni goccia di vino in più poteva diventare un affronto.

            In tutto questo, Jannik tace. Nessuna parola, nessun sorriso, solo fredde prese di distanza. Certo, il diritto d’immagine va tutelato, su questo non si discute. Ma, a volte, ci si aspetterebbe un pizzico di leggerezza in più, soprattutto da chi ha costruito la propria immagine su spontaneità e semplicità.

            Jannik Sinner, il ragazzo dei record, ha scelto la strada della diffida. E pazienza se qualche fan, leggendo questa storia, finirà per pensare che, sotto quel caschetto rosso, non ci sia poi tutta questa simpatia. Il problema di certe diffide è che fanno il rumore di una pallina che finisce fuori campo. Peccato, Jannik. A volte, un sorriso vale più di un set vinto.

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              Sport

              Sinner salta la cerimonia al Quirinale: troppo stanco dopo l’Australian Open

              Il campione dice no al Quirinale: stanchezza o scelta personale? Bertolucci: «Detesta le cerimonie, ma io sarei andato».

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                Dopo il trionfo all’Australian Open 2024, Jannik Sinner ha deciso di non partecipare alla cerimonia al Quirinale con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dedicata ai successi del tennis italiano. La scelta del numero uno mondiale ha suscitato curiosità e qualche perplessità, soprattutto considerando l’importanza dell’invito presidenziale.

                Un ritorno notturno dopo la Davis vinta nel 1976

                Paolo Bertolucci, ex tennista e commentatore, ha provato a spiegare la decisione di Sinner ai microfoni di Rai Radio1: «Lui sicuramente detesta queste cerimonie. È stato in clausura per parecchio tempo e vorrà riposarsi qualche giorno per poi ripartire a mille, già da venerdì. Certo, dire di no al Presidente della Repubblica… sono scelte personali, diciamo così». Bertolucci ha aggiunto con un tono scherzoso: «Io sarei andato, ma non sono stanco come lui. A me non hanno mai chiamato al Quirinale perché quando vincemmo la Davis tornammo di notte e di nascosto, senza essere ricevuti da nessuno».

                Ma perché Sinner ha bisogno di così tanto riposo?

                Dopo due settimane intense a Melbourne, culminate con la vittoria del suo primo Slam, il tennista sudtirolese ha accusato un forte affaticamento fisico e mentale. I medici gli hanno consigliato riposo assoluto per recuperare le energie, segno che lo sforzo profuso durante il torneo è stato enorme. Non si tratta di un malessere grave, ma di un logoramento comprensibile dopo un’impresa storica. Tuuto qui? Certo che no. C’è anche chi si chiede se ci siano altri motivi dietro questa scelta. Durante l’Australian Open, Sinner ha mostrato qualche momento di tensione, come il tremore visibile in alcune fasi del torneo, sintomo di stress e pressione. Forse il giovane campione ha bisogno di staccare completamente, lontano dai riflettori e dai formalismi, per ricaricarsi e prepararsi alle prossime sfide.

                La decisione di Sinner, comunque, rimane una scelta personale

                Certo, rinunciare a un invito del Quirinale non è cosa da poco, ma per un atleta come lui, abituato a concentrarsi solo sul campo, il riposo e la preparazione potrebbero essere prioritari. Resta da vedere se questa assenza avrà ripercussioni sul suo rapporto con le istituzioni o se, semplicemente, verrà interpretata come il gesto di un campione che mette la sua carriera e il suo benessere al primo posto.

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