Sport
Tonali al Newcastle: la verità sui costi del trasferimento del giocatore e le conseguenze per il Milan
Il Milan non ha venduto Tonali al Newcastle per 80 milioni: il bilancio rivela la cifra reale.
Un nuovo capitolo si apre sulla vicenda della cessione del calciatore della Nazionale, Sandro Tonali dal Milan al Newcastle. L’analisi del bilancio rossonero ha svelato un dettaglio che ha sorpreso tifosi e addetti ai lavori: la cifra esatta del trasferimento del giovane centrocampista italiano.
Cifre ufficiali: un divario significativo
A differenza degli 80 milioni di euro inizialmente riportati dai media, il Milan ha incassato dal Newcastle 58,9 milioni di euro per il cartellino di Tonali. Si tratta di una differenza di oltre 21 milioni di euro, un dato che ridimensiona notevolmente l’importo complessivo dell’operazione.
Il ruolo del Brescia e la plusvalenza
Dalla cifra incassata dal Milan è necessario sottrarre circa 4,2 milioni di euro, destinati al Brescia in base ad accordi preesistenti sulla futura rivendita del giocatore. Pertanto, la plusvalenza realizzata dal club rossonero si attesta sui 48,5 milioni di euro, sempre un’importante somma, ma inferiore a quanto inizialmente stimato.
Le conseguenze della rivelazione
Perché la discrepanza tra le cifre iniziali e quelle ufficiali? È possibile che le prime stime fossero frutto di indiscrezioni o di una valutazione preliminare che non ha tenuto conto di tutti i dettagli dell’operazione. Quali sono le conseguenze per il Milan? Dichiarare un valore superiore per un trasferimento può comportare sanzioni economiche o sportive. Tuttavia, sembra che il club rossonero abbia semplicemente fornito informazioni iniziali che sono state poi rettificate alla luce dei dati ufficiali contenuti nel bilancio.
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Sport
L’appello di CR7: aiutatemi a trovare quel tifoso in lacrime (video)
Cristiano Ronaldo si rivolge ai suoi tanti fan per ritrovare un tifoso appassionato che l’ha particolarmente colpito in un video.
La superstar del pallone Cristiano Ronaldo si è rivolto ai social per rintracciare un misterioso tifoso che gridava il suo nome durante la partita dell’Al Nassr – la sua attuale squadra – contro l’Esteghlal per la Champions League asiatica. Coinvolgendo in questa ricerca tutti i suoi tifosi.
Un video viralissimo
Durante la partita dell’Al Nassr contro l’Esteghlal nella Champions League asiatica, il 22 ottobre, è stato avvistato un tifoso di Cristiano Ronaldo gridare il suo nome in maniera appassionata, letteralmente con le lacrime agli occhi. Il calciatore, avendo visto il video – che ha già raggiunto la quota di 130 milioni di visualizzazioni – si è rivolto allora ai social media, chiedendo aiuto ai suoi fan per trovarlo. Colpito da una manifestazione di devozione così accorata, probabilmente vorrà conoscere questo suo supporter, regalandogli così un attimo di grande felicità.
Il suo appello su X
Ha scritto il calciatore su X: “Lo sto cercando. Qualsiasi informazione è ben accetta”. Nella registrazione video si vede questo tifoso indossare una maglia del suo idolo, mentre filma la partita con il cellulare e con gli occhi pieni di lacrime. Per il momento l’identità dell’uomo sugli spalti rimane ancora sconosciuta.
La generosità e la bontà di Ronaldo sono doti risapute
E’ risaputo che CR7 è un uomo molto generoso. Guandagnando oltre 420 mila euro alla settimana e con contratti di sponsorizzazione da milioni di euro l’anno non fa di certo fatica… si potrebbe affermare. Ma anche se i più cinici diranno che lo fa per le detrazioni fiscali e per farsi pubblicità, in realtà Ronaldo compie beneficenza perché ci crede. Non a caso nel 2015 il sito Dosomething.org l’ha eletto come la stella dello sport più caritatevole al mondo.
Atti di grande generosità
Nel 2011 Cristiano Ronaldo vinse la Scarpa d’Oro grazie ai 40 gol segnati col Real Madrid, allora allenato da José Mourinho Anziché mettere il premio nella sua affollata stanza dei trofei, CR7 decise di donarlo alla fondazione del Real Madrid perché lo mettesse all’asta, per ricostruire alcune scuole di Gaza, in Palestina. Lo scorso ottobre si è ripetuto: la stella portoghese ha messo all’asta una copia del Pallone d’Oro vinto nel 2013. Ad aggiudicarselo è stato Idan Ofer, l’uomo più ricco d’Israele, per circa 600 mila euro, che sono stati immediatamente donati all’associazione Make-a-Wish, che supporta i piccoli pazienti malati terminali e le loro famiglie.
Sport
Cercasi Chiesa disperatamente: che fine ha fatto l’ex bomber juventino e della Nazionale
Il suo approdo al Liverpool non è iniziato nel migliore dei modi: 3 partite nelle quali ha giocato complessivamente solo 78 minuti. I tifosi inglesi reclamano un suo rendimento all’altezza della sua fama, l’allenatore spiega i motivi di questo ritardo.
Federico Chiesa ha fatto gioire i tifosi della Nazionale Azzurra, più volte Mister Spalletti l’ha apostrofato come “il nostro Sinner”, considerandolo un vero e proprio top player. Però, da quando è andato a giocare a Liverpool dopo la sua militanza in biancoro, ha giocato pochissimo: solo 78 minuti nell’arco di tre partite.
Le spiegazioni dell’allenatore attuale
L’allenatore del Liverpool, l’olandese Arne Slot, ha spiegato così il suo scarso impiego fin qui, motivato anche da problemi fisici: “Ha saltato l’intera pre stagione e poi è arrivato in un campionato dove l’intensità e più alta rispetto alla Serie A. Difficile dire quando raggiungerà la condizione dei compagni”.
Solo 78 minuti
Ripartiti su tre partite, per il momento con la maglia dei Reds Chiesa ha giocato solo 78 minuti. Un bottino assai magro per uno come lui abituato a dominare la scena. Un ambientamento, il suo, reso ancora più difficile dai continui problemi fisici che lo riguardano, determinando un ritardo di condizione rispetto ai suoi compagni. Una situazione della cui ha parlato il suo Mister nella conferenza stampa prima del match di Champions contro il Lipsia: “È piuttosto semplice spiegarla, anche se certamente è un problema complesso – ha detto – . Federico ha saltato l’intera preparazione del pre campionato e poi è arrivato in un campionato dove l’intensità è più alta rispetto alla Serie A. Abbiamo appena incontrato due squadre italiane, quindi ora posso affermarlo con sicurezza. Questo rende difficile per lui fare il passo necessario per raggiungere i livelli di intensità del resto della squadra. Questo non ha molto a che fare con il campionato italiano o la Premier League, è più dovuto al fatto che ha perso un pre campionato completo ed è difficile per ogni giocatore, quando ci sono costantemente partite, portarli ai livelli a cui siamo arrivati”.
Quando sarà pronto?
L’allenatore non si è voluto bilanciare sui tempi di recupero: “Difficile da dire ma è una grande delusione per lui che entri ed esca continuamente dagli allenamenti. Mi dispiace per lui, ma ha firmato un contratto a lungo termine, quindi vedremo cosa ci darà una volta che sarà in forma. Al momento, sfortunatamente, è stato solo una o due volte tra i titolari e non di più”.
Qualche curiosità su di lui
Nato a Genova, la sua famiglia proviene dalla val Borbera, nell’Appennino Ligure. È figlio dell’ex calciatore Enrico Chiesa, nonché fratello maggiore di Lorenzo, il quale ha intrapreso a sua volta la carriera calcistica. Legato dal 2022 a Lucia; la coppia si è sposata quest’anno a Grosseto. Calcisticamente è un attaccante esterno, in grado di giocare come ala su entrambe le fasce, in quanto è abile nell’accentrarsi e calciare in porta. Se occorre, può ricoprire il ruolo più offensivo di seconda punta, sebbene si dimostri avvezzo anche a incarichi di copertura.
Calcio
Calcio e identità di genere: in Spagna due calciatrici con la barba hanno scatenato un dibattito sul calcio transgender
Alex Alcaide Llanos e Nil Alcon Labella sono due calciatrici in fase di transizione da donna a uomo che giocano nei campionati femminili spagnoli. La loro presenza in campo e la mancanza di regole chiare ha scatenato polemiche che riguardano anche altre federazioni calcistiche.
In Spagna, la partecipazione di Alex Alcaide Llanos e Nil Alcon Labella, due calciatrici attaccanti di 27 e 20 anni in fase di transizione da donna a uomo, ai campionati femminili, ha scatenato un vespaio di polemiche. La questione ha sollevato interrogativi sulla definizione di “donna” nello sport, sulla parità di genere e sull’impatto che atleti trans possono avere sulla competizione. Lo scorso weekend si è giocata la sfida tra Terrassa ed Europa B partita valida per il campionato della lega catalana femminile. Vinta da Europa B la partita ha scatenato l’ira della consigliera del partito politico di estrema destra spagnolo Vox, Alicia Tomas, che ha evidenziato sui social come la sconfitta di Terrassa fosse dovuta al fatto che tra gli avversari ci fossero “due ragazzi con la barba considerati come donne”. Una questione non da poco visto che regolamenti internazionali chiari sulla questione non ce ne sono.
La salute dell’atleta deve essere sempre prioritaria
Da un lato, i sostenitori della partecipazione delle due calciatrici sottolineano il diritto di ogni individuo a praticare lo sport che preferisce, indipendentemente dalla propria identità di genere. Dall’altro, i critici temono che la presenza di atleti trans possa svantaggiare le altre calciatrici e mettere a rischio l’integrità delle competizioni femminili.
Numerose le questioni aperte e irrisolte
Le questioni aperte da questo e altri casi sono diverse. Come definire il concetto di “donna” nello sport? Quali sono i criteri per determinare l’eleggibilità di un atleta trans a una competizione? Come garantire la parità di opportunità per tutti gli atleti, indipendentemente dalla loro identità di genere? Il quadro normativo internazionale e nazionale presenta ancora molte lacune e divergenze.
Insomma calciatrici o calciatori?
Il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) ha cercato negli anni di fornire linee guida per regolamentare la partecipazione degli atleti transgender. Le ultime indicazioni, pur essendo un passo avanti, lasciano ancora spazio a interpretazioni e a possibili controversie. Le linee guida del CIO sono spesso considerate troppo vaghe e lasciano ampi margini di discrezionalità alle federazioni sportive. Alcuni paesi hanno adottato leggi specifiche che regolano la partecipazione degli atleti transgender alle competizioni, mentre altri si affidano alle linee guida delle federazioni internazionali, praticamente inesistenti in fatto di chiarezza.
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