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Pino Insegno, ascolti in picchiata per Reazione a catena: Rai 1 pensa al sostituto

Dopo mesi di critiche e ascolti traballanti, Reazione a catena perde terreno e potrebbe riservare una brutta sorpresa a Insegno. La Rai valuta cambi di conduzione mentre l’inossidabile Ruota della fortuna di Canale 5 rosicchia share.

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    Il preserale di Rai 1, Reazione a catena, sta facendo acqua da tutte le parti e il conduttore Pino Insegno potrebbe presto trovarsi senza microfono. Con la stagione quasi agli sgoccioli, il quiz show cerca di recuperare terreno puntando su sfide tra i “migliori” concorrenti, tra cui la celebre squadra delle Volta Pagina, le tre signore urlatrici che, con il loro stile a dir poco “vivace”, hanno fatto sognare (e disperare) il pubblico con lampi di genialità e urla degne di un colpo di teatro. Sarà sufficiente a salvare la barca? Difficile dirlo, ma le voci di corridoio suggeriscono un inevitabile cambio di conduzione per la prossima edizione.

    Per Pino Insegno, la strada non è stata facile. Dapprima accolto con un certo clamore e polemiche politiche, il conduttore ha cercato di reggere il colpo con la sua classica “voce da doppiatore d’altri tempi” e una conduzione che, a dirla tutta, a qualcuno ha ricordato i quiz radiofonici degli anni ‘80. Ma il tempo delle nostalgie sembra essere finito: lo share cala e, come se non bastasse, a Canale 5 la “Ruota della fortuna” si diverte a rosicchiare punti di share senza pietà, mettendo a rischio la stabilità del preserale Rai.

    E pensare che Insegno, inizialmente, rispondeva alle critiche con una buona dose di orgoglio, vantando i numeri e ignorando gli attacchi. Ma con la discesa degli ascolti, anche lui sembra aver rinunciato alla difesa a oltranza. D’altronde, si sa, per chi cerca di resistere alle critiche “con il petto in fuori” — come i toni alla Giletti — il finale non è sempre roseo. La dirigenza Rai, finora “amica”, si trova ora davanti a un quesito amletico: dare ancora fiducia a Insegno o voltare pagina?

    Le ultime puntate di stagione potrebbero essere l’ultima occasione per lui di salvare la faccia e la conduzione. A prescindere da come andrà, il retrogusto dell’intera vicenda è amaro, e resta un dubbio per i più nostalgici: valeva davvero la pena riportare in scena uno stile che, forse, appartiene davvero a un’altra epoca?

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      Gaia e la libertà di essere se stessa, sul palco e anche fra le lenzuola

      Gaia Gozzi torna sulle scene con il nuovo album Rosa dei Venti, uscito da qualche giorno. Dopo il successo di Sesso e Samba con Tony Effe, la cantautrice italo-brasiliana si ripresenta al pubblico con un progetto che riflette un viaggio interiore e artistico, maturato tra esperienze personali e professionali.

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        La partecipazione a Sanremo 2025 con il brano Chiamo io chiami tu, ad essere sinceri, non ha portato i risultati sperati: Gaia si è classificata ventiseiesima su ventinove e ultima al televoto in finale. Nonostante la delusione, il brano sta trovando nuova vita sui social grazie alla coreografia di Carlos Diaz Gandia, diventata un clamoroso esempio di viralità. “Sanremo di Amadeus sarebbe stato più adatto a me. Questo è stato il Festival della canzone autorale”, ha dichiarato Gaia.

        Un album nato da viaggi e introspezione

        Rosa dei Venti è il frutto di un intenso periodo di riflessione e viaggi tra l’Italia e l’Amazzonia. Il disco contiene 13 tracce e include collaborazioni di rilievo con artisti come Guè, Capo Plaza, Toquinho e Lorenzza. “Mi sono presa il mio tempo per riscoprirmi e accettare ogni parte di me, anche quella più pop”, racconta la cantante.

        La sessualità vissuta con naturalezza

        Gaia affronta con grande serenità il tema della sessualità, dichiarando di non sentire il bisogno di etichette o coming out: “Non mi sono mai definita. Vivo la mia sessualità in modo naturale e senza pressioni”. Una posizione che rispecchia una nuova generazione di artisti sempre più liberi da schemi rigidi.

        Il rapporto con Olly: solo amicizia

        Dopo le speculazioni su una presunta relazione con Olly, Gaia chiarisce che tra loro c’è solo una solida amicizia: “Gli voglio bene, ma non c’è nulla di più”.

        Salute mentale e gestione della pressione

        Nel brano Rosa dei Venti, Gaia canta di “disturbi mentali che tendo a coprire con sorrisi falsi”. Con una crescente attenzione al benessere psicologico, spiega come si protegge dai crolli emotivi: “Cerco il mio equilibrio tra terapia e meditazione. Ho persone attorno a me che sanno ascoltarmi e rispettare i miei spazi”.

        La disparità di genere nell’industria musicale

        Gaia ha spesso parlato della disparità di genere nella musica italiana. Anche se il suo team è composto per il 90% da donne, nel suo album compare solo un’altra artista femminile, Lorenzza: “Purtroppo in Italia ci sono ancora poche figure femminili nella produzione musicale, ma possiamo e dobbiamo fare di più”.

        Il tour e nuovi progetti

        Nonostante gli alti e bassi, Gaia guarda avanti con entusiasmo. Il 7 maggio si esibirà al Fabrique di Milano e promette uno show che rappresenterà al meglio la sua nuova era musicale. Con Rosa dei Venti, Gaia riafferma la sua identità artistica, tra sonorità pop e radici brasiliane, pronta a conquistare ancora una volta il pubblico.

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          Cinema

          Clooney sferza Trump e difende la libertà di stampa: “Stati Uniti a rischio”. Ma The Donald lo deride: “Star di serie B e politologo fallito”

          In vista del debutto a Broadway con “Good night and good luck”, George Clooney denuncia il clima di intimidazione verso i media. Trump lo attacca e riapre la faida personale.

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            George Clooney non ci sta. Di fronte a un’America che sembra ripiegarsi su se stessa e sulla propria storia meno gloriosa, l’attore Premio Oscar accende i riflettori su una battaglia che ha a cuore da sempre: quella per la libertà d’informazione. Lo fa nell’intervista rilasciata a Sixty Minutes, trasmissione della Cbs, a pochi giorni dal debutto a Broadway della trasposizione teatrale di Good night and good luck, il film che nel 2005 diresse e interpretò ispirandosi alla figura di Edward Murrow, il giornalista che sfidò il maccartismo negli anni Cinquanta.

            Clooney parla di una stampa sotto assedio, tra censure e conflitti d’interesse, evocando l’ombra lunga di una nuova “caccia alle streghe”. E i nomi che cita non sono di repertorio: Los Angeles Times e Washington Post, secondo l’attore, si sarebbero piegati alle pressioni dei loro editori, rinunciando a schierarsi nelle elezioni presidenziali, in un momento storico che Clooney definisce “uno scontro epocale tra potere politico e libertà di stampa”.

            Non tarda ad arrivare la bordata di Donald Trump, che via social liquida l’attore come “una star di serie B e un politologo fallito”, aggiungendo che “nessuno ascolta più George”. Ma Clooney incassa e rilancia: nell’intervista, infatti, non si limita a denunciare la crisi della stampa libera, ma ricorda anche come il ritiro di Joe Biden dalla corsa per la Casa Bianca sia coinciso con il suo intervento pubblico, un editoriale sul New York Times che scosse l’opinione pubblica e il Partito Democratico.

            Il parallelismo con il suo spettacolo è evidente: Murrow, giornalista simbolo della lotta contro il senatore McCarthy, mise a nudo in tv le contraddizioni e gli abusi del potere repubblicano in un’America che viveva l’incubo rosso. Oggi, Clooney vede la stessa tensione nei tribunali e nei corridoi della politica, dove anche colossi come Abc e Cbs si ritrovano nel mirino di cause milionarie per diffamazione, proprio come accaduto di recente a seguito di azioni legali portate avanti dallo stesso Trump.

            Sullo sfondo, resta l’immagine di Clooney che con la moglie Amal Alamuddin, avvocato esperta di diritti umani, si schiera apertamente in difesa della libertà d’espressione, mentre The Donald si affanna a derubricare tutto a una faccenda di invidie hollywoodiane. E mentre la polemica infuria, Broadway si prepara a diventare la nuova arena di una battaglia culturale che sembra lontana dall’esaurirsi.

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              Speciale Grande Fratello

              Signorini scarica il barile: il Grande Fratello sta per crollare?

              Con un Tapiro sottobraccio e probabilmente un bel po’ di frustrazione accumulata, Alfonso Signorini ha deciso di lanciare la bomba. Un’uscita di scena con stile? Una mossa strategica per evitare di affondare con la nave? O più semplicemente, un sano momento di “adesso basta, arrangiatevi voi”?

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                Il succo del discorso è chiaro: se fosse dipeso da lui, Lorenzo Spolverato sarebbe stato già fuori dalla Casa, ma la decisione è arrivata dall’alto. Insomma, Signorini ha fatto sapere urbi et orbi che non comanda il vapore, che i veri burattinai stanno altrove e che lui, conduttore navigato e volto di riferimento del reality, è solo un interprete di un copione scritto da altri. Peccato che il pubblico abbia sempre pensato che il regista fosse proprio lui. E invece no: spoiler alert, le fila le tirano altri.

                Il Codacons ci mette il carico

                Coincidenze? Noi non crediamo Ad aggiungere pepe alla vicenda c’è una tempistica che definire sospetta è un eufemismo. Guarda caso, proprio mentre Signorini rompe il silenzio, spunta fuori la lettera del Codacons e dell’Associazione Utenti Servizi Radiotelevisivi (Assourt) indirizzata a Pier Silvio Berlusconi. Una letterina niente male, in cui si esprime preoccupazione per il livello ormai tragicomico delle dinamiche dentro la Casa, giudicate “al limite della dignità umana” (e non serve un dizionario per capirne il senso). Il succo? Mediaset dovrebbe dare una sistemata al giocattolo, prima che si rompa definitivamente.

                Alfonso non ci sta a fare il “can da botte”

                Ora, immaginiamo la scena: la lettera arriva ai piani alti, Pier Silvio si aggiusta il nodo della cravatta, gli autori si guardano tra loro con sudori freddi e Signorini decide che è il momento perfetto per far sapere al mondo che lui, di tutto questo, non ha colpe. Praticamente, la versione reality del “Non sono stato io, è stato il mio amico immaginario”.

                Il castello di carte sta per cadere?

                Crisi in arrivo? Fate partire la sigla di Mission Impossible. Quando il conduttore inizia a prendere le distanze dalla produzione, significa che la situazione è più traballante di un castello di carte in mezzo a un tifone. Signorini, che fino a ieri si beccava palate di fango senza battere ciglio, oggi sembra voler mettere il suo nome in una lista VIP: quella dei Non fatemi rientrare in questo disastro, grazie. E ora? Se la produzione si è accorta che la faccenda sta sfuggendo di mano, potrebbe esserci un cambio di rotta, magari con provvedimenti più netti. O forse, si aspetterà che il polverone si posi, sperando che il pubblico dimentichi tutto nel giro di due puntate. Dopotutto, la memoria del telespettatore medio è più corta di un reel su Instagram. Ma una cosa è certa: il Grande Fratello è entrato in modalità sopravvivenza. E Signorini ha appena lasciato intendere che, se la baracca dovesse crollare, lui si assicurerà di non rimanere sotto le macerie.

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