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Percorsi di coaching

Rendi libero il tuo potenziale

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    In pandemia era stato il pugnetto destro appoggiato l’uno all’altro, nella ritrovata
    quotidianità sono le due mani che si stringono, né troppo energicamente né troppo
    debolmente.

    We all need love

    Dietro alla prima conoscenza di una persona, si tratti di un possibile amico,
    compagno di vita e di viaggio, nuovo collaboratore o socio in affari, c’è spesso un link
    fisico che avvicina i due mondi, le due diverse mappe con cui viene affrontato il rispettivo
    viaggio di vita. E su cos’altro si fonda un contatto umano se non sulla soddisfazione del
    bisogno di connessione, che come definito da Tony Robbins rappresenta la fisiologica
    trasposizione della necessità di amore, non solo da ricevere, ma anche da dare.

    Siamo tutti unici

    Il primo modo per assecondare questo bisogno si centra sull’amare se stessi, accettandosi nella
    propria unicità e irripetibilità e nel miglioramento di punti di forza e aree di crescita. Connessione, vale a dire un grande alleato e facilitatore della personalità e dell’impatto che possiamo avere sulle vite degli altri, dal vivo e online, in carne ed ossa o su Zoom, attraverso una stretta di mano o con l’invio di un’emoticon.

    La necessità di sentirsi uniti

    “L’amore è la forza che trasforma e migliora l’anima del mondo” scriveva Paulo Coelho. E allora, piacere di conoscervi! Mi chiamo Francesco, ho 44 anni e da oggi vi accompagnerò in questa rubrica riguardante il coaching e i suoi strumenti, utili nei percorsi di vita di ciascuno per facilitare consapevolezze e bisogni. Compreso quello di connessione.

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      Cambio di paradigma

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        Nella puntata precedente ci siamo congedati con un riferimento al c.d., “cambio di paradigma”.
        Se volessimo trovarne un’efficace definizione, un cambio di paradigma è una caratteristica necessaria all’interno di un percorso di coaching.

        Siamo tutti Alice nel paese delle meraviglie

        Un giorno Alice arrivò ad un bivio sulla strada e vide lo Stregatto sull’albero. «Volevo soltanto chiederle: che strada devo prendere?» disse. La risposta fu: «Beh, tutto dipende da dove vuoi andare!».
        (Lewis Carroll)

        Se è vero, come è vero, che mettersi in discussione spinge la persona a “muoversi” nella direzione del suo obiettivo, un cambio di paradigma troverebbe uno stretto legame con una chiara ed effettiva assunzione di responsabilità. “Si accendono i riflettori su aspetti cui magari in precedenza non erano mai stati nemmeno pensati e l’evoluzione della persona la eleva rispetto al punto di partenza del percorso nella direzione del futuro desiderato” (estratto dal mio libro Childlike. Come un bimbo, 2024, Antea Edizioni).

        Siamo tutti Rocky

        Se è possibile per qualcuno, è possibile anche per me; se l’ho fatto una volta posso farlo ancora”. Ricordate Rocky e il suo discorso sul ring, nel quarto film? “Se io posso cambiare e voi potete cambiare… tutto il mondo può cambiare”. Farsi forza dalla consapevolezza di aver già risolto in passato una situazione analoga o, più in generale, dal fatto che qualcun altro l’ha affrontata e superata, vuol dire sapere gestire la “duplicabilità di un comportamento”.

        Il compito la prossima volta

        Nella nostra evoluzione, nella nostra ricerca, quale strategia vincente è consigliabile seguire per generare nuove possibilità, facendo leva sui punti di forza e capitalizzando i propri talenti? La priorità del coach sarà indirizzare il proprio interlocutore alla flessibilità e all’adattabilità al cambiamento. Cambiare? Sì, avete letto bene. La prossima volta parleremo di cambiamento, rimanete sintonizzati, ne leggerete delle belle…

        fraborrelli40@gmail.com

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          L’evoluzione della specie

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            Il Coaching è innanzitutto assunzione di responsabilità attraverso l’acquisizione di un punto di vista distaccato, rispetto a quello della realtà quotidiana.

            Le affinità col mondo Zen e Buddista

            Il Buddha infatti affermava che ci sono quattro modi di rispondere a una domanda:
            1.rispondere in modo molto ampio;
            2.rispondere in modo breve;
            3.rispondere con una domanda;
            4.rispondere stando in silenzio.
            Anche in quest’ultima forma di risposta, pur rimanendo in silenzio, il richiedente riceve qualcosa; quel silenzio induce a riflettere su ciò che è stato appena chiesto.

            Quanto pesa una non corretta osservazione della realtà

            Il vero problema è che spesso le persone non pongono domande con attenzione e non ascoltano le risposte; parlano sopra e fanno la stessa domanda perché non hanno ascoltato, preoccupate solo della domanda successiva da fare. Sono talmente immerse nel problema che non riescono ad elevarsi. Spesso solo attraverso una modifica della prospettiva da cui guardano il problema stesso possono riuscire a compiere il proverbiale “Switch”.

            Cambio di paradigma

            Ovviamente non possiamo cambiare gli altri, ma possiamo cambiare noi stessi e iniziare a porci domande sagge. Cambiare, superare la paura che aleggia dietro al cambiamento, abbracciandone ogni singola caratteristica perchè lì e soltanto lì si trova la reale crescita. E chi cresce accetta il cambiamento, perché il raggiungimento dell’obiettivo non può esistere senza un’evoluzione personale.

            Scrivetemi a fraborrelli40@gmail.com

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              Il mondo di Lapo

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                Estate di Europei (atletica, calcio, scherma), Olimpiadi, paralimpiadi, Wimbledon: l’estate 2024 di sportivo ha tantissimo. E a noi che appassionano i Percorsi di Coaching, non sembra vero poter estrarre una storia, una delle tante che affollano la platea di aspiranti medagliati. Si tratta di una riflessione condivisa sui sacrifici nella direzione di quell’obiettivo così forte da rapirci mente e cuore nella visione del futuro che desideriamo. Vi presento Lapo, un ragazzo, un atleta, un sognatore (estratto dal mio libro Childlike. Come un bimbo, 2024, Antea Edizioni).

                Farsi trovare sempre pronti

                “La mia è la condizione del portiere di riserva nel calcio, comunque vada devo farmi trovare pronto e ambire a una squadra forte, con o senza di me. Ma io sono qua e forse non sarà a questi mondiali né al meeting di fine anno, ma l’obiettivo è che il mio destro sia titolare sul blocco di partenza con vista Tour Eiffel, proprio come quel pomeriggio al campo degli Assi, nel 2015. A volte mi chiedo se siano passati più giorni o più chilometri, da allora.

                L’ossessione

                In effetti, il nonno lo diceva sempre che non sono gli anni trascorsi nella vita, ma la vita e la passione che metti in quegli stessi anni. Chissà cosa dicono i ragazzi a Tivoli, forse apprezzeranno il sano silenzio in nostra assenza in questi giorni di missione americana; e chissà se ho chiuso la luce della dispensa prima di partire. Me lo dice sempre anche Camilla che la mia ossessione per i 46 secondi mi ha fatto perdere il portafoglio un mese fa e a casa lascio sempre qualcosa fuori posto. Sono la riserva del quartetto titolare, ma sono presente qui e ora. Ha ragione Luciano, se non mantengo la concentrazione e non miglioro ancora, queste rinunce saranno state tutte inutili.

                Il caso non esiste

                Trovarmi qua non è certo un caso e non sono ad accompagnare, perché a quello serve la mia splendida borsa azzurra. È bella quest’attesa, non mi logora, mi rende orgoglioso di tutto il cammino che ho messo dietro di me, di come ho superato gli infortuni, della mentalità che ho dovuto forgiare nelle tante difficoltà e che mi ha accompagnato fino a questo terminal di aeroporto.
                ALLENARE…I DENTI!

                Questo non è il mio punto di arrivo. Parigi è dopodomani e Riccardo mi ricorda di esercitare sempre i denti, perché quel metallo là va morso con stile, ma anche con forza. Per adesso devo continuare a capitalizzare i miei punti di forza, lavorare sulle aree di miglioramento e rosicchiare ancora qualche centesimo di secondo, a nanna presto ogni sera e la mattina leoni.
                PRONTI, PARTENZA…

                Quanta strada dovrò ancora percorrere, quanto sudore dovrò ancora metterci e quante rinunce dovrò ancora sacrificare in nome di questo mio sogno con una scadenza. Ora però è arrivato il momento di andare, la porta scorrevole dell’aeroporto dove sono atterrato mezz’ora fa, si è chiusa dietro di me e lo shuttle fino al villaggio di Casa Azzurri mi sta aspettando. Ho voluto essere l’ultimo a salire, come se fosse quel podio là, sugli Champs Elysées…”

                fraborrelli40@gmail.com

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